III DI PASQUA
Carissimi parrocchiani,
la Pasqua da poco celebrata ci ha detto che, per la fede, la nostra esistenza è legata inscindibilmente alla vicenda di Gesù: noi siamo destinati alla Risurrezione.
Di questa convinzione abbiamo bisogno soprattutto ai nostri tempi. Riprendiamo tra le mani la lettera apostolica “Novo millennio ineunte”, questo bellissimo scritto di S. Giovanni Paolo II individua sei richieste, che sono come lo sfondo, l’orizzonte, su cui si staglia il disegno; sei facce di un’unica pietra preziosa: l’entusiasmo.
L’entusiasmo, che nasce dalla speranza. “Andiamo avanti con speranza! …Il Cristo contemplato ed amato ci invita ancora una volta a metterci in cammino… il nostro passo, deve farsi più spedito nel ripercorrere le strade del mondo” (n°58).
Ci chiede il coraggio di osare; di vincere ogni rassegnazione. In altre parole, ci richiede la virtù della fortezza che è appunto il volto concreto della speranza: “che cosa abbiamo da temere se Cristo è con noi?”.
Ci richiama l’entusiasmo apostolico, missionario, quello cui la Chiesa “non potrà mai sottrarsi” (n°56), perché essa è madre di tutti gli uomini, e tutti quanti siamo pellegrini dell’infinito amore di Dio. Gesù risorto che si accompagna a noi sulle nostre strade, lasciandosi riconoscere, come dai discepoli di Emmaus “nello spezzare il pane”, ci trovi vigili e pronti per riconoscere il suo volto e correre dai nostri fratelli a portare il grande annuncio: “abbiamo visto il Signore” (Gv.20,25) (n°59).
Ci invita ad avere il coraggio di osare, di fidarci del Signore Gesù: “duc in altum” rimanda ad un momento duro della vita di Pietro e degli altri tre primi chiamati (Andrea, Giacomo e Giovanni), momento richiamato nel capitolo 5 del Vangelo di Luca. “Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: prendi il largo e calate le reti per la pesca. Simone rispose: Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesce e le reti si rompevano. (Lc. 5,4-7).
Ci invita a tornare a fidarci di Gesù; a custodire la sua centralità, la sua assoluta centralità, “Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare” (n°29). Ne siamo sempre convinti? “Cristo è il fondamento e il centro della storia, ne è il senso e la meta ultima” (n°5). “Il cristianesimo è grazia, è la sorpresa di un Dio che, non pago di creare il mondo e l’uomo, si è messo al passo con la sua creatura” (n°4). Lo ripeto: ne siamo sempre convinti?
Ne furono certamente convinti i primi cristiani e a quella convinzione ci richiamo il Papa. “Occorre riaccendere in noi lo slancio delle origine, lasciandoci pervadere dall’ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste. Dobbiamo ricevere in noi il sentimento infuocato di Paolo, il quale esclamava: ‘guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1Cor. 9,16) (n°40).
Carissimi, il Risorto ci trasformi in uomini e donne solidali verso tutti coloro che portano nel loro corpo i segni del peccato, perché anche in loro possa rinascere la speranza nuova.
Così auguro a me e a voi.
don Mauro