AVVISI - 5 MAGGIO 2025

DA UN'OMELIA SU PAPA FRANCESCO
IV giorno dei Novendiali : OMELIA DI SUA EMINENZA CARDINALE MAURO GAMBETTI
Il brano del Vangelo di Matteo è noto: tutti i popoli, che vivono insieme nell’unico campo che è il mondo, sono radunati davanti al Figlio dell’Uomo, seduto a giudicare.
Nella traduzione italiana si parla di pecore e di capre per distinguere i due gruppi. Il greco però, accanto al femminile próbata gregge, utilizza la parola èrífia, che indica principalmente i capri, i maschi della specie. Le pecore non si ribellano, sono fedeli, miti, hanno cura degli agnellini e delle più deboli del gregge; i capri vogliono l’indipendenza, sfidano con le corna il pastore e gli altri animali, saltano sopra le altre capre in segno di dominio, davanti a un pericolo pensano a sé e non al resto del gregge. Il primo gruppo è destinato al Regno. Non il secondo. È naturale chiedersi: a livello personale quale dei due stili incarniamo?
La parabola del giudizio universale manifesta il segreto sul quale si regge il mondo: il Verbo si fece carne, cioè “Dio ha voluto farsi solidale con l’umanità a tal punto che chi tocca l’uomo tocca Dio, chi onora l’uomo onora Dio, chi disprezza l’uomo disprezza Dio”.
Edith Bruck, ebrea di origine ungherese, poco più che bambina fu deportata ad Auschwitz. Colpita dall’ umanità di Francesco, lei scrittrice non credente, ha voluto porgere il suo omaggio con queste parole:
Abbiamo perso un Uomo che vive in me.
Un uomo che amava, si commuoveva, piangeva, invocava la pace, rideva, baciava, abbracciava, si emozionava ed emozionava, spargeva calore.
L'amore della gente di qualsiasi colore e ovunque
lo ringiovaniva. L'ironia e lo spirito lo rendevano saggio.
La sua umanità era contagiosa, inteneriva anche le pietre.
Dalle malattie a guarirlo era la sua fede sana, radicata nel cielo.
Quanto sono attuali le parole che il papa ripeteva: “ Tutti, tutti, tutti, sono chiamati a vivere nella Chiesa: non dimenticatelo mai!"
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