AVVISI - 9 FEBBRAIO 2025

INFLUENCER

Chi è un influencer? E’ un personaggio che è in grado di influire sui comportamenti di un determinato pubblico. Nella società complessa di oggi, dove le opportunità di scelta sono innumerevoli, nasce l’esigenza di seguire una guida che indichi il prodotto migliore da acquistare o il luogo ideale per le vacanze: si suppone infatti che ne abbia fatto esperienza in prima persona.

Anche nella vita spirituale ci sono sempre state figure carismatiche che indicano la via, che sono di esempio. Il cristianesimo è ricchissimo di “influencer”. Sono i santi: anche di soli 15 anni, come ad esempio il nostro Carlo Acutis. Cristo non ci lascia soli, si fa a noi vicino, attuale, proprio attraverso la vita dei santi. Pensate a San Francesco: già i suoi contemporanei, quando lo incontravano, avevano l’impressione di incontrare non un uomo, ma Cristo stesso. Ed il giovane Caro Acutis amava in modo particolare Assisi, ne trascorreva le vacanze e lì chiese di essere seppellito. La vita di questo giovane milanese è reperibile su internet, come i video delle interviste alla mamma.

La principale eredità che Carlo ha lasciato è la coerenza di vita ai valori del Vangelo. Proprio per la sua capacità di condivisione con gli altri Carlo può essere definito un vero apostolo in tutti gli ambienti in cui è vissuto, e che sono quelli tipici di un adolescente: famiglia, scuola, sport, tempo libero, viaggi, giochi. In particolare Carlo indica ai giovani l’amore per l’Eucaristia. Dal momento della morte, la sua fama di santità non ha fatto altro che aumentare in Italia e in altri Continenti. In vista della sua beatificazione la commissione apposita ha presentato almeno due casi giudicati miracolosi: la guarigione di un bambino avvenuta il 13 ottobre 2023 in Brasile, scientificamente inspiegabile. E il caso della rapida e completa guarigione di una giovane del Costa Rica a seguito di un incidente stradale gravissimo, avvenuto a Firenze.

Mercoledì arriverà a Gallarate una reliquia di Carlo. I preadolescenti sono invitati venerdì sera ad una S. Messa in Basilica. Gli adolescenti domenica. Con anziani ed adulti andremo giovedì nel pomeriggio.

La prima confessione
Sabato 15 e 22 febbraio i bambini e le bambine di 4° elementare celebreranno la loro prima confessione. Quali ricordi abbiamo noi adulti di quell’evento, vissuto forse con un po’ di preoccupazione ? Cosa pensiamo di questo Sacramento ?

Oggi ci si confessa poco.
Si dice che è venuto meno il senso del peccato. Vero. La confessione nasce dall’incontrare chi ci vuole bene e che ci spinge a fare il bene. Nasce dalla consapevolezza di poter amare di più.
Ma spesso l’individualismo ci chiude nel faccio ciò che voglio: così la solitudine, l’assenza di maestri, l’assenza di limiti, di senso di responsabilità, ci rendono di pietra. Incapaci di chiedere e dare perdono.
O per molti il peccato è solo un episodio, un cedimento della libertà: “ Non sono riuscito in quella cosa, ma comunque ce la faccio da solo. Non ho bisogno di chiedere l’aiuto di Dio. Lui non c’entra con le mie scelte”. Pensiamo di essere autonomi, pensiamo che certe scelte non rovinano la nostra vita, o quella altrui.
La Giobia: e se la confessione o la preghiera diventassero il luogo dove raccontare i pesi del cuore? Anche i bambini amano essere ascoltati. Hanno pesi nel cuore. Dovremmo invitarli a fare disegni al cuore di Gesù. Lui aiuta. Lui consola.

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 2 FEBBRAIO 2025

47^ GIORNATA DELLA VITA
IL MESSAGGIO DEI VESCOVI ITALIANI

Si può fare a meno della speranza?
Quale futuro per una società in cui nascono sempre meno bambini? La scelta di evitare i sacrifici che accompagnano la generazione e l’educazione dei figli, renderà davvero migliore la vita di oggi e di domani?

Quando una donna interrompe la gravidanza per problemi economici o sociali (le statistiche dicono che sono le lavoratrici, le single e le immigrate a fare maggior ricorso all’aborto) esprime una scelta veramente libera, o non è piuttosto costretta a questa decisione drammatica da cause che sarebbe giusto rimuovere ?

Nel nostro Paese si registra un vistoso calo del desiderio di paternità e maternità nelle giovani generazioni, propense a immaginare il proprio futuro di coppia a prescindere dalla procreazione di figli. Altri studi rilevano un processo di “sostituzione”: cioè l’aumento esponenziale degli animali domestici, che pur richiedono impegno e risorse economiche, e che a volte vengono vissuti come un surrogato affettivo.

Tutto ciò è il risultato di una profonda mancanza di fiducia verso il futuro, ma ha anche altre cause: i ritmi di vita frenetici, la mancanza di garanzie lavorative, modelli sociali in cui la priorità è data alla ricerca del profitto, anziché la cura delle relazioni, an-che familiari. Dobbiamo poi constatare come alcune interpreta-zioni della legge 194/78, abbiano generato nella coscienza di molti una scarsa percezione della gravità dell’interruzione volontaria della gravidanza. Restano poi largamente inapplicate quelle disposizioni (cf. art. 2 e 5) tese a favorire una scelta consapevole da parte della gestante tese ad offrire alternative all’aborto.
Occorre pertanto incoraggiare i Centri di Aiuto alla Vita, che in 50 anni di attività in Italia hanno aiutato a far nascere oltre 280.000 bambini.
La Chiesa non deve cessare di promuovere la cultura della vita, mediante la riproposta del valore sociale della maternità e della paternità: ed occorre stimolare l’impegno legislativo per rimuovere le cause della denatalità con politiche familiari efficaci.
La Scrittura ci presenta un Dio che ama in modo particolare gli esseri umani, chiamati ad essere generatori e partecipi della sua stessa vita divina.

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 26 GENNAIO 2025

LA SPERANZA
INTERVISTA A MONS. MASSIMO CAMISASCA

Oggi si parla di speranza in molte occasioni, ma ho paura che se ne parli senza conoscerne le fondamenta.
La speranza si può facilmente confondere con un sentimento vago di aspettativa, di cambiamento, che tuttavia non si sa da dove possa venire.
Dunque il primo servizio che possiamo fare alla speranza, perché possa nascere in noi, e quindi negli altri, è di chiarirne il reale significato. Per noi cristiani la speranza è un’attesa che va oltre il nostro tempo. Attendiamo da Dio il compiersi delle promesse che Lui ha posto dentro di noi. Ed attendiamo questo in modo operoso.
C’è qualche ostacolo alla speranza ?
Un ostacolo alla speranza è la solitudine. Quando noi ci concepiamo da soli o siamo soli, corriamo il forte rischio di perdere la consapevolezza che la nostra vita è posta dentro una continua alleanza tra Dio e il suo popolo. Quindi per vivere la speranza è fondamentale trovare degli amici, persone in grado di illuminare la nostra esistenza, che possano aiutarci a cogliere il bene che Dio vuole insegnarci anche attraverso la difficoltà.
Altro elemento che aiuta a ritrovare questa fiduciosa attesa nei momenti più bui, è la memoria delle vicende positive che abbiamo vissuto grazie all’aiuto di Dio. Essa ci permette di trovare la mano di Dio e di lasciarci accompagnare. Scopriamo così che la nostra esistenza è orientata dalla volontà del Padre, secondo il suo disegno.
Queste parole sono illuminanti: la solitudine è serio ostacolo alla speranza. Senza una famiglia, o una comunità, è difficile rimanere nella speranza. Lo slogan della giornata della famiglia di quest’anno è : “La famiglia, porta di speranza”.
E’ vero: Dio ci ha creato nella nostra singolarità ed originalità.
Queste caratteristiche sono fin troppo esasperate nel nostro mondo, che continuamente invoca la libertà del singolo, sino a trascurare l’altra verità legata alla persona umana: la sua socialità, il suo essere bisognoso dell’altro, il suo essere creato ed accolto attraverso il volto e le cure di una madre e di una comunità.
Noi siamo “umani” grazie a chi si è preso cura di noi.
La famiglia è quel luogo fondato sull’amore e sul rispetto, in cui convivono persone di età, sesso, ed esperienze diverse, e in cui il bambino può capire qualcosa della vita, può vedere cosa significa amare, perdonare, accudire...
Quando manca questa esperienza originaria sorgono problemi: la deriva educativa di tanti adolescenti nasce dal non sentirsi accolti o accompagnati da una famiglia.
Non è affatto facile passare dai legami familiari, a volte problematici, o dai legami delle bande giovanili, a quella mentalità aperta, matura, costruttiva, che mi aiuta a pensarmi come popolo, come unità sociale.
La cultura laica tenta oggi, specialmente attraverso la scuola o lo sport, di educare i giovani ai valori, al rispetto delle leggi, all’amore di patria.
Ed è sempre meglio della cultura dell’istinto o dell’anarchia, in voga negli anni ‘60. Ma noi cristiani sappiamo che non è sufficiente.
La pace passa anche attraverso iniziative molteplici che offrono luoghi di crescita: i doposcuola, che ogni parrocchia organizza, sono luoghi di speranza e di accoglienza. Le nostre feste o anche i nostri incontri di preghiera o culturali, devono offrire possibilità di sentirsi popolo.
Se la famiglia è porta di speranza, lo sono anche Chiesa e parrocchia.

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 19 GENNAIO 2025

DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO

È stata istituita da papa Francesco nel 2019, e si celebra nella terza domenica del Tempo ordinario (rito romano). Noi milanesi dagli anni dell’episcopato di Carlo Maria Martini, siamo abituati ad accostare la Bibbia con attenzione e desiderio. Il desiderio nasce dalla convinzione che in quelle pagine si possa trovare ancora oggi una parola che guida, consola ed incoraggia. Una parola che non è solo informazione personale o culturale, ma mezzo efficace per unire la nostra vita a quella di Gesù: Lui è la Parola di Dio. Meditando il Vangelo (e meditare non è solo leggere o studiare...) noi entriamo in una vera comunicazione con Gesù.

E’ difficile leggere la Bibbia? Si lo è. Dopo i primi entusiasmi, nella lettura personale, può subentrare un certo scoraggiamento. La Bibbia rimane pur sempre parola umana, limitata nel tempo, ma che contiene il soffio dello Spirito. La sua comprensione può essere faticosa se non è accompagnata da amici che facciano da cassa di risonanza. Ecco la bellezza dei gruppi del Vangelo. Essi si ritrovano nelle case per uno scambio di riflessioni che nascono appunto dalla Bibbia letta e studiata insieme. Tutto è più semplice.

Altra difficoltà: le statistiche dicono il 40% dei giovani che termina le scuole superiori non è in grado di comprendere quello che legge. Il linguaggio dei social, breve, scarno, elementare, l’abbandono della poesia o della lettura di romanzi classici, impegnativi, che educano ad esprimere i sentimenti nelle loro ampie sfumature, ci toglie la possibilità di capire il linguaggio biblico che è spesso allusivo, poetico, simbolico.

Ma dove ascolto la Parola? a volte nella Messa ascoltiamo brani che ci lasciano indifferenti. Sono letture tratte fuori dal loro contesto letterario. Difficili da capire. Anche l’ascolto di lettori improvvisati, che non fanno capire facilmente quanto leggono, possono essere una bar-riera alla comprensione. Il tono, le pause, l’uso corretto del microfono... tutto è importante per far assaporare la Parola. Il Concilio Vaticano II° ci ha offerto un vasto repertorio di letture: ma rimane l’impressione di una scelta archeologica, che non tiene conto della capacità di comprensione dell’uomo moderno.

Gesù leggeva e ricordava le scritture. Amava i profeti ed i salmi in modo particolare… si riconosceva nelle grandi figure bibliche. Gli erano da guida. Lo incoraggiavano. Pensiamo al profeta Giona. Matteo ricorda che Gesù ha preso la sua vicenda come esempio della sua situazione di vita. Gesù teme la passione imminente, ma coltiva la fiducia che il Padre abbia comunque cura di lui, rigettandolo sulla riva, vivo e vegeto, dopo tre giorni nella bocca del pesce. E vero: la storia di un popolo, Israele, è anche la mia storia.

Conclusioni: Se desiderate approfondire la Parola vi invito a:
- partecipare ai gruppi del Vangelo esistenti in parrocchia,
- a collegarvi ogni martedì sera in video-chiamata con don Marco Valera che conduce da tempo un gruppo sui testi del Vangelo.
- per chi ama internet consiglio le meditazioni delle domeniche da parte di don Fabio Rosini.

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 15 DICEMBRE 2024

CHIESA E CORTILE

Le nostre parrocchie avevano due giornali informativi: in Madonna in Campagna la rivista “Incontro”, che risale al 1991, ancora edita, in Arnate la rivista dell’oratorio “Il cortile”. Oggi occorre forse pensare ad una pubblicazione che faccia sentire veramente protagoniste entrambe le comunità. Si sta dunque pensando di inserire in un futuro titolo le due parole: “incontro” e “cortile”.
La parola “incontro” esprime il servizio che un giornale offre alla comunità. La gente si incontra comunicando pensieri, sentimenti ed informazioni.
La parola “cortile” necessita di un discorso più complesso. Nell’ultimo consiglio pastorale qualcuno affermava: “Occorre che le nostre parrocchie aiutino la gente a radunarsi, come un tempo ci si ritrovava nei cortili...” Si esprimeva così il desiderio di superare l’individualismo tipici della città moderna. Anch’ io, come molti di voi, ho fatto l’esperienza di vivere l’infanzia in un cortile. Il cortile richiama una familiarità di rapporti: ci si conosce, si vive insieme, ci si aiuta, i figli crescono giocando con i figli dei vicini... Certo la vicinanza può generare invidie, litigi, incomprensioni. A volte mal ci si sopporta e chi si inserisce in un cortile deve fare l’umile e paziente fatica di imparare regole e comportamenti.
La Chiesa è più “piazza o cortile ?” La piazza è un ambiente necessario alla vita comune. Le nostre piazze sono luoghi preziosi di aggregazione ed identità: i monumenti, il palazzo del municipio, la chiesa... dicono un passato ben preciso. La piazza non è una landa desolata in cui fare ciò che si vuole, ma espressione architettonica di un popolo che ha saputo faticosamente raggiungere valori di convivenza e rispetto delle leggi. Certo non tutte le piazze sono uguali: alcune piazze non esprimono questi valori. Sono piazze desolate e tristi, spesso frutto si speculazioni urbanistiche e di insipienza della politica. Abbandonate a loro stesse. Gesù però amava le piazze… Come luogo di incontro gratuito. Le frequentava. Le abitava. Vi proclamava la Parola.

Il cortile ha certamente un valore identitario più marcato: è spazio aperto, ma insieme custodito. Attorno al cortile ci sono le case, ci vive la gente, che lo mantiene pulito ed in ordine. Don Bosco amava il cortile: sinonimo di gioco, chiasso, luogo sicuro per i giovani. Anche la Chiesa può essere un cortile: spazio che la comunità cristiana offre alle genti, dove riposarsi, divertirsi, fare cultura e ritrovare la presenza di Dio. Carlo Maria Martini parlava del cortile delle genti, come prezioso spazio da custodire nella Chiesa. Quel cortile era in origine nel tempio di Gerusalemme, e Gesù lo liberò dai mercanti, per fare spazio così alla ricerca di Dio da parte di tutti, stranieri e non credenti…

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI  AVVISI

AVVISI - 8 DICEMBRE 2024

L'IMMACOLATA

Lourdes si trova a sud ovest della Francia. Il suo no-me, in lingua occitana è “Lorda”. Al solo sentire questo nome, tutti ricordano i fatti accaduti dall’inverno del 1858, cioè le apparizioni della Madonna all’allora quattordicenne Bernadette Soubirous, contadina del luogo. Ella riferì di aver assistito a ben diciotto apparizioni (tra l'11 febbraio e il 16 luglio 1858) di una "bella signora" in una grotta poco distante dal piccolo sobborgo di Massabielle. Dirà così: “Io scorsi una signora vestita di bianco. Indossava un abito bianco, un velo bianco, una cintura blu ed una rosa gialla sui piedi”. Ma, di queste diciotto apparizioni, una delle più importanti, rimane quella del 25 marzo 1858, la sedicesima. Questa volta, “la bella signora” rispose alla domanda della piccola contadina, che le aveva chiesto esplicitamente chi fosse. “Lei, allora, alzò gli occhi al cielo, unendo, in segno di preghiera, le Sue mani che erano tese e aperte verso la Terra, e mi disse: Io sono l'Immacolata Concezione”. Le disse in dialetto “guascone”, quello del territorio, l’unica lingua che la contadina riusciva a comprendere, “Que soy era Immaculada Councep-ciou”. Bisogna premettere che la piccola Bernadette Soubirous era quasi analfabeta, non poteva sapere cosa volessero dire quelle parole, che rimanevano incomprensibili ad una bambina che non aveva neanche frequentato il catechismo. Eppure, furono proprio quelle parole a colpirla così tanto, che rimasero impresse nella sua memoria durante tutto il tragitto verso il suo parroco. Le ripeteva continuamente, per non dimenticarle. Doveva riferirle assolutamente a lui. Doveva riferire quello che aveva visto e sentito, lì, in quella grotta. Il parroco Peyramale, fu subito sorpreso da tale espressione, così difficile ed “aggiornata”, tanto che fu proprio questa a dissipare ogni suo dubbio sulla veridicità della testimonianza di Bernadette. E’ necessario ricordare che, solo quattro anni prima, nel marzo del 1854, Pio IX aveva promulgato il dogma della “Immacolata Concezione”.
C’è del misterioso in questa coincidenza: come se la Vergine stessa, ben consapevole del pronunciamento della chiesa su di lei, avesse voluto a Lourdes confermarla di persona ! Dunque esiste un legame fra cielo e terra ? Fra mistero di Dio e parole umane ? Sembrerebbe di sì. E questo è coerente con la promessa fatta da Gesù a Pietro, come il Vangelo racconta.

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 1 DICEMBRE 2024

IL DEMONIO COMPONE UNA POESIA...

Nel 1823, ad Ariano Irpino (Avellino), due celebri sacerdoti predicatori domenicani, padre Cassiti e padre Pignataro, furono invitati ad esorcizzare un ragazzo di 12 anni, analfabeta. I due frati per verificare se si trattasse di vera possessione, gli imposero di comporre un sonetto di quattordici versi, a rima obbligata, che parlasse di Maria Immacolata. Subito Satana (attraverso la voce del ragazzo) pronunciò questi versi.

Vera Madre son io, d’un Dio ch’è Figlio e son Figlia di Lui benché Sua Madre.
Ab aeterno nacqu’Egli, ed è mio Figlio.
Nel tempo io nacqui e pur gli son Madre.
Egli è mio Creator ed è mio Figlio, son io sua creatura e gli son Madre;
fu prodigio divin l’esser mio Figlio un Dio eterno, e me aver per Madre.

L’esser quasi è comun tra Madre e Figlio perché l’esser dal Figlio ebbe la Madre e l’esser dalla Madre ebbe anche il Figlio.
Or, se l’esser dal Figlio ebbe la Madre o s’ha da dir che fu macchiato il Figlio, o senza macchia s’ha da dir la Madre.

Immaginate lo stupore dei padri di fronte alla perfezione formale e teologica del testo. Il ragazzo era certamente incapace di comporli, ma non il demonio che ha una grande intelligenza!
“Immacolata concezione” significa capace dal primo istante di vita di scegliere il bene. Maria possedeva la vera libertà: cioè la capacità di riconoscere e fare il bene sempre. E non a volte, saltuariamente, come noi.
Il demonio poi raramente agisce in modo diretto, gli è più comodo lasciare fare: l’uomo è ben capace di costruire un inferno sulla terra. Ma ci sono eventi che per la loro gravità, universalità ed intelligenza, assumono una tale rilevanza di male che l’uomo stesso a posteriori, ne ha paura e si stupisce.
Lì emerge chiara la mano del demonio!

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 24 NOVEMBRE 2024

UN DIO CHE SORPRENDE

Vi propongo una poesia di Jean-Paul Sartre. La compose quando era in prigionia a Treviri durante la seconda guerra mondiale. Rinchiuso nel campo di concentra-mento, i suoi compagni gli chiesero di comporre un copione per una rappresentazione natalizia. Sartre, filosofo ateo, ebbe modo di conversare a lungo con i preti detenuti, discutendo di fede e teologia. Alla luce di questa esperienza scrisse un testo teatrale sul mistero del Natale. Lo compose in breve tempo, scelse gli attori, assistette a alle prove, creò la messa in scena ed i costumi e lui stesso vi partecipò nella parte del Re Magio Baldassarre.
In questa poesia l’autore immagina il rapporto intimo ed unico fra Maria e Gesù.
Maria contempla Gesù: così umano e così simile ad ogni altro bambino!
La Vergine è pallida
e guarda il bambino.
Ciò che bisognerebbe
dipingere sul suo viso
è uno stupore ansioso
che non è apparso
che una volta
su un viso umano.
Poiché il Cristo
è il suo bambino,
la carne della sua carne,
e il frutto del suo ventre.
L'ha portato
nove mesi
e gli darà il seno
e il suo latte
diventerà il sangue di Dio.
E in certi momenti
la tentazione è così forte che dimentica che è Dio.
Lo stringe tra le sue braccia
e dice: piccolo mio!
L’Avvento ci propone un Dio che ha bisogno di te, che chiede accoglienza e protezione. Il Figlio ha bisogno delle tue cure, della tua intelligenza, della tua libertà.

Gesù chiede di essere liberamente “adottato” da ogni uomo e da ogni donna. Si fida. Si affida.
Prepariamoci al Natale: i nostri ragazzi delle medie, giovani ed adolescenti avranno in questo periodo di avvento un momento di ritiro spirituale. I bambini la novena. Gli anziani sono chiamati mercoledì 11 dicembre all’oratorio di Arnate per una mattina di convivenza. Momento di riflessione, spazio per le confessioni e pranzo insieme. Tutti possono partecipare.
Ricordiamo a tutti i collaboratori che domenica 22 dicembre, nel pomeriggio, avremo un bel momento di ringraziamento con preghiera e scambio di auguri.
Un grazie al gruppo genitori che ad Arnate ha rinfrescato la sala giochi dell’oratorio.
Nel prossimo Consiglio Pastorale, il 9 dicembre, cercheremo di rispondere a queste domande che mi sembrano interessanti: ve le espongo.
Potremmo farne oggetto di riflessione comune.
1. Quali esperienze o proposte hanno favorito il tuo restare in Parrocchia ?
2. Quali passi si possono fare perché adulti, giovani, famiglie si sentano accolti e si trovino bene nella comunità ?
3. L'oratorio è un ambiente favorevole per l'accoglienza di bambini e famiglie?
4. La liturgia come viene celebrata?
5. Come viene vissuta la solidarietà verso i poveri ?
6. Come attraverso la catechesi , l’oratorio estivo, e le altre iniziative, stiamo educando giovani ed adolescenti ad una fede che rimanga anche nella vita?

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 10 NOVEMBRE 2024

PER COSA SONO STATA CREATA? What Was I Made For?

C’è una canzone di Billie Eilish, cantautrice americana, inserita nel film “Barbie” che dice: “What Was I Made For?”.
Una canzone che vale la pena essere ascoltata, molto dolce e melanconica. Barbie prende coscienza di sé dopo tante avventure e si chiede finalmente: “ per cosa esisto? Posso essere felice? Tutto il mio divertimento è finito. Ora cado e basta”.
Il filosofo Galimberti afferma che tanta droga, che oggi circola fra giovani ed adulti, non è assunta per il piacere che essa da’, ma come anestetico. Tanti hanno bisogno di droga o alcool per dimenticare, per reggere l’ansia, per sopportare la vita. Quando non se afferra il senso, ti sembra che ogni cosa, ogni difficoltà, ti faccia cadere. Ti mandi in crisi.
L’associazione Kairos di Milano che offre sostegno ai minori coinvolti in procedimenti legali, l’ha pressa come colonna sonora dell’iniziativa poni domande ai preti.
Otto sacerdoti rispondono a cuore aperto alle domande dei giovani.
Ecco il testo della canzone:
Prima galleggiavo, ora cado e basta! Prima sapevo, ma ora non sono sicura...
Per cosa sia stata creata ? Perché io, io…. Non so come sentirmi…

Ma voglio provarci…. Non so come sentirmi
Ma un giorno, potrei….Un giorno, potrei….
Quand'è finito tutto il divertimento ? Sono triste di nuovo, non dirlo al mio ragazzo!
Non è per questo che è stato creato…. Per cosa sono stata creata?
Penso di aver dimenticato come essere felice !
Qualcosa che non sono, ma qualcosa che posso essere..
Qualcosa per cui aspetto… Qualcosa per cui sono stata creata….
I forgot how to be happy… Somethin’ I’m not, but somethin’ …

I can be Somethin’ ….. I wait for Somethin’….. I’m made for Somethin’ ...
Le nostre comunità cristiane possono aiutare chi cerca un senso, chi dice di sé un po’ scoraggiato: “Ora non so come sentirmi. Penso di aver dimenticato come essere felice ! Ma un giorno, potrei….Un giorno potrei ?”
Possono offrire compagni di viaggio credibili? Penso alle nostre feste, come la Rama de pomm. Sono importanti perché aggregano le persone, offrono occasioni di conoscenza e di gioia. Fanno vivere un quartiere. E possono offrire speranza se chi le propone sa vivere in prima persona la risposta alla domanda: “ Per cosa sono stata creata?

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 3 NOVEMBRE 2024

UNA NUOVA ENCICLICA

Ha come titolo: "Dilexit nos", “Ci ha amato”, ed è la quarta enciclica di papa Francesco.
Vuole riscoprire la devozione al Sacro Cuore, per un mondo che ha smarrito da tempo il suo cuore.
O la fiducia di ascoltare il cuore. Contro le guerre che devastano il mondo, contro ogni inimicizia, contro le ferite inflitte al creato, scrive infatti il Pontefice, ritornare al Cuore di Gesù è l'unica strada.
Il cuore è infatti il luogo "dove ritroviamo noi stessi”, dove risiedono le domande di senso sulla vita, le scelte, le azioni...
L’immagine del cuore di Gesù, raffigurata in tanti dipinti o sculture, ci aiuta a contemplare come l’amore di Gesù Cristo sia per noi molto concreto: Egli ci ama insieme con affetto umano e divino.
Il Papa elenca i santi e le sante che hanno alimentato questa devozione: San Francesco di Sales, Santa Maria Alacoque, Santa Teresa di Lisieux, Sant'Ignazio di Loyola, che nei suoi Esercizi Spirituali propone “di entrare nel Cuore di Cristo” in un dialogo da cuore a cuore. Infine ricordiamo le esperienze mistiche di Santa Faustina con il forte accento alla vita gloriosa del Risorto ed alla misericordia divina. Anche Giovanni Paolo II nella sua riflessione sulla misericordia parla della devozione al Cuore di Cristo: “desiderosi di consolarlo, ne usciamo consolati e possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione”.
Papa Francesco parla poi della “riparazione“. Ciò che salva non è l’esperienza del dolore in sé, ma la capacità di trasformarlo in perdono ed in amore.
In rinnovata forza di bene. Se ci offriamo al Cuore di Cristo, sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore, cioè il regno del cuore di Cristo.
Dio vuole infatti che attraverso i cristiani, l’amore possa essere riversato nei cuori degli uomini, perché si costruisca una società di giustizia, pace e fratellanza. Servono dunque “missionari innamorati, che si lascino conquistare da Cristo”. Perché l’amore di Cristo è in grado di dare un cuore a questa terra e di reinventare l’amore laddove pensiamo che la capacità di amare sia morta per sempre.
Dalla ferita del costato di Cristo continua a sgorgare quel fiume che non si esaurisce mai, che non passa, e che si offre sempre di nuovo a chi vuole amare. Solo il suo amore renderà possibile una nuova umanità.

DOMENICA 10 NOVEMBRE: GIORNATA CARITAS

Nella nostra comunità l'attività caritativa si esprime in diversi modi: dalla distribuzione mensile di viveri per circa 90 famiglie, al doposcuola, al servizio "Pedibus".
Un grazie ai volontari e all'associazione San Vincenzo: essi testimoniano l'attenzione di un'intera comunità cristiana verso il disagio e la povertà. Ci sono poi volontari delle nostre parrocchie che prestano servizio presso le iniziative cittadine: come Eurosia, il servizio docce o la mensa dei poveri.

Segnaliamo l'iniziativa "Progetto dieta solidale"
Chiediamo alle famiglie di portare una volta al mese un alimento specifico di cui abbiamo bisogno.
Spesso il Banco Alimentare, che fornisce i viveri per la distribuzione, manca di prodotti specifici come olio, latte, zucchero...
Sembra un paradosso, ma nella società dello spreco, ci sono famiglie che fanno fatica a nutrirsi in modo corretto.
Certo il pacco non risolve i problemi, ma è un piccolo aiuto.
Dietro questa attività si cela un gran lavoro: andare a prendere i viveri, dividerli, inscatolarli, distribuirli con un sorriso.
Non è facile. Il gruppo è comunque aperto a tutti.
Tutti possono collaborare nel modo che desiderano.

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 27 OTTOBRE 2024

IL MORIRE DELL'UOMO... IL 2 NOVEMBRE

Nel nostro mondo si cerca di evitare di parlare della morte e del morire: il tema crea sempre un certo imbarazzo. Se ne parla in ambito politico in riferimento al diritto di una “dolce morte”, per il resto si cerca di vivere l’evento in modo privato. Anche nella predicazione della chiesa c’è un certo silenzio: purgatorio, inferno e paradiso, sembrano invenzioni poetiche, dantesche e medioevali .
Quali sono invece le occasioni che ancora smuovono le coscienze collettive? Quando la morte ci colpisce per la sua evidente, ingiusta, tragicità. Pensiamo alla morte dei giovani, dei bambini, per incidenti o fatti criminosi, o di persone significative che hanno saputo donare la vita per gli altri.
Allora qualcosa si smuove: la domanda del “perché “ riappare.
Ma il tema della morte percorre tutta la storia dell’uomo: i nostri progenitori, uomini di Neanderthal o “Sapiens” già seppellivano i loro defunti con cura, con fiori freschi ed oggetti cari ai defunti. 100.000 anni fa il morire dell’uomo non era affatto paragonato al morire di un animale domestico.
Nella storia dell’umanità che ci sono due modi fondamentali di affrontare il tema del morire.
Il primo si nutre dell’idea di necessità. E’ necessario morire per il rinnovarsi del mondo. Già l’antica filosofia greca lo intuiva.
Anassimandro (550 a.C.) diceva che ogni essere deve morire, ritornando alla sua origine, poiché è giusto così: nascere e morire sono le due facce della stessa realtà. Chi oggi va in pellegrinaggio a Vara-nasi, città sul Gange, dove ogni giorno si bruciano pile di morti, probabilmente respirerà un clima di serenità ed abbandono.
La cultura induista aiuta a superare l’angoscia della morte: “ La vita è fatta così. Non ha senso chiedersi il perché ”.
Ma ecco il secondo modo di pensare la morte. E’ stato l’ebraismo ed il cristianesimo ad introdurre nella cultura dell’umanità un elemento nuovo: quando la Bibbia dice che la morte non era previ-sta, che è frutto di una scelta dell’uomo (il peccato), si introduce un elemento “dirompente”. La morte è entrata nel mondo per col-pa dell’uomo e del diavolo. Sì, la morte è in sé ingiusta.
Oggi l’uomo occidentale, che ha perso il senso del peccato, guarda con ironia la chiesa che continua a predicare il peccato come origi-ne del morire. Ci si chiede: “Cosa c’entra il peccato con la mia morte biologica ? Se esiste un Dio buono, perchè non interviene di fronte al dolore? Non siamo forse solo materia ? “
L’ateo non osa sperare, il credente contempla la resurrezione di Cristo, come estrema possibilità offerta al nostro destino.
“Avvenga di me secondo la tua parola”
Ecco le parole di Maria !
Per i nostri morti questo si è attuato definitivamente. Essi sono nella dolce casa per cui l'uomo nasce, alla quale l'uomo è chiamato. E chiedono a noi, dopo l'esperienza fatta quaggiù, di essere generosi, sensibili, impegnati, senza paura del sacrificio o della fatica di vivere questa vita. La vita cristiana è anticipo della dolce casa a cui siamo incamminati. E per questo ci incitano a pregare con profondità e attenzione, le parole di Maria, come raramente avviene per la distrazione che ci consuma.
Don Giussani

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI

AVVISI - 20 OTTOBRE 2024

PADRE VENANZIO arnatese...

Nato ad Arnate l’8.6.1939, Padre Venanzio Milani è tra i fondatori della famosa associazione: ”Mani Tese”. Ha incontrato numerosi personaggi: Madre Teresa, Giovanni Paolo II, Paolo VI, Carlo Maria Martini, Fra Roger… Nella congrega-zione dei Missionari Comboniani di cui entra a far parte a 18 anni è stato Vicario Generale. Il 15 di-cembre 2005 il Comune di Gallarate gli conferisce il premio “Giornata cittadina della riconoscenza” per meriti sociali.
Ma possiamo chiederci:
“Come posso essere missionario in casa mia ? “ E poi…
“Vale la pena essere missionari? Non sono uguali tutte le religioni ? “ Ecco due esperienze che possono aiutarci.
1) Il semplice suono di una campana può aiutare la mia vita.
“Vicino a casa mia c’è una campana che suona ogni mattina.
A qualcuno da’ fastidio, ma un giorno mi sono chiesta: «La campana è come Uno che mi sta chiamando per nome, Uno che mi sta convocando!». È fantasia? No, tutta la mia storia mi porta a dire: «Se non ci fosse stato Gesù, non sarei quella cristiana che sono, non sarei qui». Allora quando la mattina sento il suono della campana, quello per me è un segno.
Prima non lo era, mi diceva poco, invece ora quel suono mi ricorda tutti i giorni che la mia vita è un Uomo che mi chiama e aspetta il mio sì. Ed è questo rapporto continuo che sostiene la mia mente e il mio cuore”. Essere missionari è accogliere Gesù ogni giorno.

2) Perchè per noi cristiani Cristo è fondamentale ? Perché non ci basta credere in Dio?

Dice don Giussani: “Il grande progetto di Dio è rendere visibile il Suo amore per noi attraverso l’incarnazione di Cristo ! Se un uomo qualsiasi, vissuto ai tempi di Gesù, incontrandoLo, gli avesse rivolto la domanda: “Ma tu chi sei? che nome hai?”, Gesù avrebbe potuto rispondere: “Io sono il mandato dal Padre”».
Ogni espressione, ogni gesto, ogni sguardo di Gesù traduce questa Sua coscienza di essere il mandato dal Padre.
La Sua missione consiste nel rendere visibile l’amore del Padre, nel testimoniare il Suo rapporto col Padre, nel comunicare agli uomini e alle donne del suo tempo e di ogni tempo, amandoli, quell’amore del Padre che costantemente Lo genera.
Non solo: Cristo coinvolge in questo lavoro i “suoi” e tutti quelli che per la loro parola crederanno, fino a ciascuno di noi.
Ci chiama come ha chiamato Matteo, e ci dice: “Seguimi”
Dunque no… non ci basta credere in Dio, tutte le religioni credo-no in Dio. Il bello del cristiano è mostrare che Dio opera con il cuore di Gesù. Con la misericordia ed il perdono di Gesù verso di noi. E tutto cambia.
I missionari non possono accontentarsi che i popoli si tengano la loro fede: ma desiderano che conoscano Cristo.
Poi possono decidere. Ma conoscere Cristo è la grande chiamata, la grande possibilità di incontrare il vero volto del Padre! Ecco il nostro lavoro: far incontrare il volto del Padre!

Liberamente tratto dalla rivista “Tracce”

CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI