DEL CIECO (IV di Quaresima)
Inizia il quinto anno del pontificato e Francesco ha colto di nuovo lo spunto offertogli dalla domanda diretta di un bambino in una parrocchia romana per riflettere sul servizio papale, rispondendo con parole semplici e radicali: “Gesù sceglie chi vuole chi faccia il Papa in questo tempo; in un altro tempo sceglie un altro, e un altro, e un altro”. Aprendosi subito dopo a una confidenza: “A me piace; e mi piaceva anche quando ero parroco in una parrocchia, rettore della facoltà e anche parroco, tutti e due, mi piaceva tanto. Mi piaceva anche fare scuola di catechesi, la messa ai bambini, mi piaceva. Sempre, essere sacerdote è una cosa che a me è piaciuta tanto”. Questa consapevolezza del pontefice, semplice e immediata, colpisce perché lascia trasparire una sincerità di vita che si presenta in modo disarmante. “Quello che Dio vuole, quello che il Signore di dà è bello, perché quando il Signore ti dà un compito da fare – un lavoro, essere un pastore di una parrocchia, o di una diocesi o fare il Papa, pastore – lì ti da un compito” ha aggiunto, incalzando poi i bambini sulla missione dei parroci e dei vescovi: non solo portare la pace, ma “Insegnare la Parola di Dio, fare la catechesi”.
Ecco, chi vuole capire davvero Bergoglio deve tenere conto di queste sue risposte, lasciando cadere caricature malevole e “chiacchiere” pericolose perché distruttive, se non addirittura diaboliche, in senso etimologico (diabolo significa infatti “calunniatore” o “ colui che divide”).
Certo, sui media non è facile trovare tutto quello che Francesco dice, ma onestà vorrebbe che almeno i giornalisti e i così detti opinionisti ne tenessero conto per farsi un idea attendibile di chi davvero il Pontefice è, e per non trasmettere immagini che sono invece lontane dalla realtà. Tanto più che lo stesso Bergoglio aveva delineato, poco prima dell’inizio del conclave, il profilo del nuovo Papa, “Un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali”.
Dunque un Pontefice missionario. E missionario Francesco si sta confermando ogni giorno che passa, radicato nella preghiera e nella meditazione, come ha spiegato ancora ai bambini desiderosi di conoscerlo davvero, a differenza di tanti adulti. “Un momento molto bello per me – a me piace tanto – è quando posso pregare in silenzio, leggere la Parola di Dio: mi fa bene, mi piace tanto” ha detto, aggiungendo alla fine per quanti non avessero ancora capito: “E io queste cose le dico ai bambini, ma perché sentano anche i grandi”.
A pregare, del resto, Bergoglio aveva esplicitamente invitato sin dai primi momenti del pontificato quando con i fedeli recitò il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria per Benedetto XVI, chiedendo poi “La preghiera del popolo” per il suo vescovo e concludendo il suo primo indimenticabile discorso con una richiesta poi di continuo ripetuta e con l’annuncio di un gesto anch’esso divenuto familiare: “Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma”.