La Quaresima che stiamo vivendo può diventare una splendida occasione per riflettere sulla nostra fede. Abbiamo bisogno tutti di ripensare, vivere e comunicare la nostra fede. “La fede deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi in modo nuovo per diventare una cosa che appartiene al presente”. E’ uno stimolo forte, che può diventare il nostro programma per questa Quaresima. Solo così potremo diventare “nuovi evangelizzatori” in un mondo che cambia. Come annunciare Dio all’uomo di oggi perché possa credere?
Non è più sufficiente, ne tanto meno convincente la ripetizione di formule astratte, imparate a memoria, o la partecipazione passiva ai riti e celebrazioni che ci lasciano indifferenti e non hanno alcuna incidenza sulla nostra vita.
Il primo passo da compiere sta nello sforzo di diventare consapevoli delle ragioni per cui si crede. Non basta sviluppare la dimensione intellettuale; la fede deve maturare nel cuore e coinvolgere tutti i sensi, solo allora porterà con sé la forza profonda della convinzione.
E’ il compito della preghiera, della meditazione, della lettura e dello studio, della riflessione sulla propria esperienza di fede, con le sue luci e le sue ombre. E’ soprattutto una questione di libertà, perché la fede non ha una consistenza reale, se manca il coraggio della scelta e della decisione sulla base di un confronto della propria vita personale con la verità oggettiva rivelata da Dio.
La forza della fede sta tutta nella gioia dell’incontro con la persona viva di Gesù Cristo Risorto, che cambia e trasforma la vita dell’uomo rendendolo “cittadino del Regno di Dio” e “testimone” della Buona Notizia dell’amore di Dio per questo mondo.
Fino a che punto la fede ha trasformato la nostra vita? Ha cambiato il nostro rapporto con i beni materiali, le nostre relazioni interpersonali, il nostro modo di interpretare ciò che succede nel mondo? Cosa ha che fare la fede con il nostro lavoro, con i nostri diritti e doveri di cittadini, con i problemi, le sofferenze e le gioie di ogni giorno?
Quando la fede è vissuta in modo autentico e radicale, la vita dei fedeli viene completamente trasfigurata ed assume il valore della testimonianza. (cfr. Mt 5,14.16). E’ la dimensione del cuore che parla al cuore. “Noi non possiamo fare la Chiesa”, soltanto “Dio può creare la Chiesa”, noi possiamo “solo cooperare” alla sua azione. Un detto attribuito da Origene a Gesù recita: “Chi è vicino a me è vicino al fuoco”. E’ il fuoco dell’amore di Dio, che incendia e trasforma, il fuoco del Vangelo da propagare nel mondo. “E’ un imperativo del dovere; è un’esigenza dell’amore. Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore della massa: e tanto più lo sarà, quanto più nell’intimità di sé stesso vive in comunione con Dio”. (Giovanni XXIII, Pacem in terris, 166).
Noi crediamo per fede che quanto più ci impegneremo a stare vicini al Signore, tanto più saremo colmati dal fuoco del suo amore e diventeremo strumenti adatti per la nuova evangelizzazione in questo mondo che cambia, anche nella nostra piccolezza e nonostante i nostri limiti.
Ecco allora il programma: una fede ripensata, vissuta e comunicata!
don Mauro
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