Si intitola “E’ vita, è futuro” il Messaggio del Consiglio Permanente della CEI per la 41esima Giornata nazionale per la vita, del 3 febbraio 2019. E’ l’amore che muove il mondo. Ne siamo consapevoli: se “non avessi la carità, non sarei nulla” (1 Cor 13,2). La bellezza della vita è nascosta nella fragilità.
Dio ha scelto di consegnarsi al mondo in un piccolo embrione, che contiene tutte le potenzialità della natura umana. Grande miracolo dell’esistenza è quello della fecondità, cioè della maniera in cui l’essere umano entra nell'esistenza. Ognuno di noi è venuto al mondo dal di dentro del corpo di un altro essere umano, nel corpo di una donna: ognuno passa i primi nove mesi della sua vita nel grembo di un’altra persona.
La vita la riceviamo gratuitamente: siamo messi al mondo, e la persona che ci ha portato nel grembo è stata per noi il mondo che si è fatto casa per noi, si è fatto ospitale. All'inizio quella persona adorabile che abbiamo chiamato “mamma” ci ha rivelato come dovrebbe essere fatto il mondo. La madre nostra, insegna fin dall'inizio che la legge suprema dell’esistenza è la misericordia.
E misericordia – secondo il significato biblico – vuol dire grembo che sempre protegge. La madre dice al bambino: tutto ti aspetta, tutto è buono, tutto è per te. Poi il bambino scoprirà che accanto alla madre c’è il “padre”, e imparerà lentamente la legge dell’amore che non si chiude e non si divide mai, ma sempre si apre e si moltiplica. E il padre insegnerà al figlio che l’amore non deve essere consumato in un rapporto a due, ma deve aprirsi continuamente ad accogliere l’altro. E che questa accoglienza ha le sue leggi.
Ogni bambino avrebbe diritto di venire al mondo e di trovare un padre e una madre che gli spiegano e gli mostrano come è fatta l’esistenza.
“Tutto è tuo”, gli dice la madre; “devi rapportarti giustamente con gli altri e col mondo”, gli ricorda il padre. Non crediate che sia facile “danneggiare” i propri figli… essi hanno le loro difese, quando si sentono amati. Io credo che i figli, soprattutto quando sono piccoli possono essere danneggiati da tre mali fondamentali.
Il primo male è indurli a dubitare dell’unità tra il papà e la mamma. Il bambino si sente collocato come su un’amaca tesa tra due tronchi che sono il papà e la mamma; se uno di questi “pilastri portanti” vacilla, egli perde il suo posto nel mondo. Il rapporto del bambino non è solo verso la mamma e/o verso il papà, ma è verso la loro unità. Il bambino è tranquillo fin quando sa che quel rapporto non si spezzerà, ma va in angoscia se teme che uno dei due possa abbandonare l’altro.
Il secondo male: che i genitori facciano sentire il figlio “di troppo”, “in più”… ed è un errore che si può fare in mille modi: con frasi sbagliate, con valutazioni superficiali, con la non curanza o il disinteresse. Per il figlio è distruttivo quel giudizio che lo raggiunge e lo ferisce in fondo al cuore magari espresso con le parole: “se tu non ci fossi stato, sarebbe meglio”.
Il terzo male che può danneggiare i figli è la violenza fisica o morale, in tutte le sue forme e che non può mai essere giustificata.
Evidentemente non dobbiamo parlare soltanto dei mali che è necessario evitare, ma anche di quei beni innumerevoli che l’amore sa produrre; qui, però, si apre un altro immenso capitolo: che cos’è veramente l’amore?
La Famiglia è ricca secondo l’amore che i membri sanno trasmettersi!
Fortunati i figli che nella loro casa hanno respirato amore. Con questo ossigeno nei polmoni potranno – a loro volta – vivere la fecondità della vita e dell’amore!
don Mauro
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