Gesù meravigliava per la bontà, per la ricerca appassionata dei “lontani”, per la disponibilità al perdono, per il desiderio illimitato di salvare coloro che erano precipitati nel peccato.
I peccatori se ne accorsero subito e corsero ad ascoltare la sua parola: e molto spesso, tornavano a casa piangendo e decidendo un cambiamento radicale di vita (Lc 19,8 e Lc 15). Chi pecca non solo manca l’obiettivo che Dio gli ha consegnato, ma manca anche se stesso; si estranea da se stesso. Con le proprie forze non riesce ad uscire dalla situazione di colpa e di estraniamento che si è creato da solo, così proietta la colpa su altri oppure si tormenta autoaccusandosi. Ha bisogno del perdono di Dio. Perdono significa che Dio ha gettato il peccato dietro di sé (Is 38,17); Egli condona la colpa, non vede più il peccato, libera l’uomo dalla sua colpa. E il motivo per cui Dio perdona sempre l’uomo deve essere ricercato nella sua infinita misericordia.
Gesù vuole ricreare l’uomo nella sua interezza, e il perdono serve alla guarigione; talvolta però le nostre ferite non guariscono perché noi non riusciamo a perdonare a noi stessi, oppure perché non riusciamo a perdonare al nostro “feritore”.
L’Evangelista Matteo ha descritto il perdono come l’elemento centrale della comunità cristiana (Mt 6,12,14-15); non possiamo pregare come ci ha insegnato Gesù se non siamo disposti a perdonarci a vicenda le nostre colpe quotidiane. Non esiste amore senza perdono. E non può esistere una Comunità se i suoi componenti non sono sempre disposti a perdonarsi vicendevolmente. Riusciamo a vivere nella Comunità soltanto perché riceviamo continuamente perdono; e il nostro contributo alla costruzione della Comunità consiste nell'essere pronti a perdonare in prima persona. Solo chi si è riconciliato con se stesso può riconciliarsi anche con le persone che lo circondano; chi è diviso in sé stesso dividerà anche le persone intorno a sé.
Ma la riconciliazione con gli altri è possibile soltanto se siamo disposti a perdonarli per quello che ci hanno fatto. E per poter perdonare con tutto il cuore, dobbiamo compiere nell'ordine giusto i passi del perdono e della riconciliazione.
Il primo passo verso il perdono consiste nell'accettare ancora una volta il dolore che l’altro ci ha provocato.
Il secondo passo consiste nell'accettare la rabbia e l’ira che proviamo contro chi ci ha ferito.
Il terzo passo verso il perdono consiste nel giudicare con maggiore obiettività, grazie alla distanza acquisita tramite la nostra rabbia, quello che ci ferito così in profondità.
Quindi il quarto passo consiste nel liberarsi dal potere dell’altro. Finché non perdoniamo un altro, gli concediamo il controllo su di noi, poiché nel nostro intimo siamo sempre legati a lui.
La “confessione” trasmette il perdono di Dio in modo tale che possa giungere anche nel profondo del cuore dell’uomo. Ma non dimentichiamo che la confessione richiede preparazione.
Richiede ascolto dentro di me per sentire dove sono i miei problemi, dove mi sono allontanato dalla mia vera impronta, dove ho ferito me stesso e dove ho fatto del male agli altri. Quando ci si prepara alla confessione è bene avere chiaro in mente che il sacramento è una festa della riconciliazione.
Nella confessione infatti incontrerò Cristo che mi accetta incondizionatamente!
Occorre poi raccontare dove mi sento colpevole, di cosa provo dispiacere, che cosa mi pesa particolarmente. Nel dialogo occorre comprendere e chiarire ma anche domandarsi come ci si dovrà comportare in futuro. Mi sembra che sia importante cercare insieme quello che potrebbe aiutare il penitente a progredire interiormente e ad abbandonare un determinato errore o un modello di comportamento che non fa altro che ferirlo.
La Confessione si conclude con l’assoluzione, con la liberazione dai peccati in nome e per volontà di Gesù Cristo. Un aspetto della festa della riconciliazione consiste però anche nel riflettere sul modo in cui sia possibile tradurre concretamente nella propria vita il perdono ricevuto e rispondere all'amore di Dio che perdona.
A questo proposito è importante non ripromettersi di fare troppo: è più opportuno prendere in considerazione concretamente un esercizio che mi ricordi sempre il Dio che perdona e la mia risposta all'amore di Dio.
don Mauro
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