In “Cento parole di Comunione”, scritto datato 19 Febbraio 1987, l’allora Cardinal Carlo Maria Martini, scriveva: “Accogliere la Parola significa credere. L’uomo si realizza nel credere, così come il terreno si realizza nel ricevere il seme. Tutta la storia del cammino pastorale di una Comunità è la storia non tanto delle sue realizzazioni esteriori, dei suoi raduni, dei suoi congressi, delle sue processioni o delle sue iniziative; ma quella della semina abbondante e ripetuta della Parola, e della cura affinché questa Parola trovi le condizioni per essere accolta”.
Noi sappiamo che questa Parola si è fatta uomo: “Cristo”. Accogliere la Parola vuol dire allora accogliere Cristo; fargli spazio nella nostra vita, confrontarsi con Lui, averlo sempre presente come modello e guida nel nostro cammino. Ma accogliere Cristo vuol dire anche “nutrirsi di Cristo”, accogliere il suo corpo nell'Eucaristia, entrare nella sua morte e risurrezione; e tanto più mangiamo di questo “pane”, tanto più ci nutriamo di Cristo, tanto più cresciamo come Comunità.
Ora la Parola di Dio ci sprona a fidarci e ci consegna la promessa di essere tirati fuori dalle secche della vita in cui rischiamo di arenarci, di essere sollevati da terra per poterci rimettere in cammino.
Il primo passo di questo cammino sta nel non scappare davanti alle domande scomode che attraversano il nostro cuore, anche se possiamo sperimentare la paura e il timore, sentirci smarriti e non trovare il coraggio per affrontarle. Il Signore, invece, ci sprona a iniziare un viaggio, affidandoci a Lui, che ci traghetta dall'insoddisfazione, dalla scontentezza, dalla tristezza a una vita piena, gioiosa, riconciliata, solidale. E’ il viaggio che faremo scoprendo che quel sottofondo che ci infastidisce è la voce insistente di un amico che ci chiama a una vita piena. Vivendo ormai da cinque anni in questa Comunità che cerca di dare spazio alla Parola e che fa spazio all'Eucaristia mi sento di provocarmi e provocarvi con questi interrogativi:
Sono convinto che se ci lasciamo seriamente interpellare da questi interrogativi, e ce ne poniamo magari altri, anche all'interno della nostra Comunità pastorale qualcosa sempre di più incomincerà a muoversi, faremmo e vivremmo l’esperienza del sentirci figli dello stesso Padre, ci sentiremmo convocati da Cristo attorno alla mensa eucaristica, vivremmo da fratelli con accoglienza la fraternità, non ci sentiremmo estranei ma concittadini… in cammino insieme! Comunità che proprio perché prega, vive!
Mi permetto di suggerirvi la recita di questa preghiera; l’invito è rivolto a tutti piccoli e grandi, e perché non recitarla insieme come famiglia!?
“Signore, non sempre ci siamo lasciati nutrire e saziare dalla tua Parola e dal tuo Mistero. Talora abbiamo di proposito evitato di contemplarti in croce e, di conseguenza l’Eucaristia ci ha lasciati tiepidi e stanchi. Donaci il desiderio di mangiare il Tuo Pane, di gustare il Tuo Vangelo, per sperimentare l’ebrezza del Tuo Vino, il gaudio sovrabbondante del Tuo Regno dentro di noi”.
(Card. Martini)
Fraternamente
don Mauro
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