Gesù risorto ci riporta la gioia e ci fa scoprire, oggi come allora, la bellezza di essere suoi seguaci, di essere “cristiani”, come furono chiamati per la prima volta ad Antiochia i seguaci di Gesù.
Si! E’ bello essere cristiani perché l’uomo d’oggi ha bisogno di speranza e Cristo vincitore della morte ne è il fondamento sicuro.
A noi cristiani è dato un compito veramente appassionante, essere uomini e donne che diffondono speranza.
E’ bello essere cristiani perché la situazione nazionale e internazionale invoca comunione e Cristo è l’agape di Dio fattasi carne.
A noi cristiani è dato il compito bellissimo di essere la profezia e il sacramento dell’unità del genere umano. La cristianità può essere l’anima della globalizzazione.
E’ bello essere cristiani perché davanti alle molteplici piaghe dell’umanità Cristo dice di sé stesso: “Io sono il buon samaritano”.
Noi cristiani siamo lanciati sulla strada tra Gerusalemme e Gerico con la decisione di non guardare da un’altra parte quando incontreremo l’uomo ferito, ma ci chineremo su di lui e ci lasceremo commuovere nel cuore.
E’ bello essere cristiani perché la persona umana ai nostri giorni è presa in giusta considerazione e la storia attuale costringe ad andare a fondo dei problemi cruciali del destino di ciascuno di noi. Noi siamo al servizio di Cristo che conosce l’uomo meglio di ogni uomo.
E’ bello essere cristiani perché la sfida educativa è di un’urgenza impressionante ma Cristo, la Sapienza divina, si è fatto carne e oggi pronuncia la parola: VITTORIA! Noi discepoli, in cammino dietro a Lui, siamo chiamati a metterci accanto ai ragazzi e ai giovani, talvolta delusi e sconfitti, perché crescano “in sapienza, età e grazia”. Mentre nel nome di Cristo chiamiamo in causa la loro libertà, siamo in un certo senso costretti ad essere tutti un po’ sempre giovani.
E’ bello essere cristiani perché la riscoperta del sacro, spesso indefinibile e vago, o legato a questa o quella religione, ci sospinge a rimanere autentici cercatori del DIO VERO e a lasciarci trovare da Lui. Dobbiamo dirci con maggiore chiarezza non semplicemente che DIO c’è, quanto piuttosto che Egli è e scoprire il primo mistero della fede, L’Unità e la Trinità di Dio, e il secondo mistero: l’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo.
E’ bello essere cristiani perché la suprema fragilità della morte pone inesorabilmente a tutti le domande cruciali di Giobbe. Ma la morte trova luce in Cristo, il Vivente, Colui che morendo ha vinto la morte e, mediante la risurrezione, ci genera, come dice l’Apostolo Pietro, “per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce”.
Per questo, anche tra le prove, continua Pietro, “esultiamo di gioia indicibile e gloriosa”.
E’ bello essere cristiani: il mio augurio è che oggi e sempre siamo “contenti come una Pasqua”: è il messaggio e il dono che il mondo attende e che noi possiamo donare.
don Mauro
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