IL GIOCO DELL’AMORE
“Un monaco mendicante trovò, in uno dei suoi viaggi, una pietra assai preziosa e la ripose nella sua sacca. Un giorno incontrò un viandante, e mentre apriva la sacca per trarne cibo da spartire con lui, il viandante vide la pietra preziosa e gliela chiese. Il monaco gliela donò immediatamente. Allora il viandante lo ringraziò e se ne andò pieno di gioia con quel regalo insperato: un gioiello che sarebbe bastato a dargli ricchezza e sicurezza per tutto il resto dei suoi giorni. Tuttavia dopo poco tempo, quel viandante tornò indietro, in cerca de monaco e, trovatolo, gli restituì il regalo e lo supplicò: ‘Ti prego, ora dammi qualcosa di maggior valore di questa pietra, pur tanto preziosa. Dammi, per favore, ciò che ti ha permesso di regalarmela!”.Credo che ogni felicità, ogni capacità di fare della propria vita un “regalo” e una “passione” abbia il suo segreto, la sua sorgente inesauribile e sempre nuova in un incontro, in una relazione, in un amore. Così è stato e continua ad essere per me prete da quarantacinque anni: la scelta di Gesù Cristo come primo amore. Non si può resistere al Suo amore implacabile, dolcemente “violento”. Per questo l’unica parola, l’unica risposta possibile è stata ed è per me “Eccomi!”
Da sempre mi sono sentito amato dal “mio” Dio, custodito “come pupilla degli occhi” dal mio Signore e la coscienza di appartenere a Qualcuno, la coscienza di essere amato, di essere sempre preceduto, immerso, avvolto nell’amore è la fonte della mia gioia nella mia avventura di essere cristiano e prete, del mio mettermi a servizio di chi incontro, ascolto. “Quando l’amato accetta di stare al gioco dell’Amore, ecco l’invasione di Colui che strappa, libera e imprigiona allo stesso tempo, che fa entrare nella sua gioia”. (Louis-Albert Lassus).
Dentro questo “gioco dell’Amore” gli anni sono passati, veloci e intensi, ma la gratitudine, la passione, lo stupore sono restati intatti. Sono grato di aver attraversato e vissuto le diverse stagioni della vita, della società, della Chiesa nelle diverse comunità in cui mi sono trovato. E sono entusiasta di poter vivere quella splendida e straordinaria stagione che ci regala papa Francesco! Nella stagione che più vuole comunicare la gioia del Vangelo, dell’essere cristiani, dell’essere cittadini del mondo portatori di giustizia e di libertà, in cammino e in dialogo con tutti, perché tutti possano “rialzare la testa” e rimettersi in piedi. Nella stagione in cui vivere la potenza della tenerezza e della misericordia. Il Papa in particolare chiama ogni prete a essere missionario della tenerezza di Dio.
“Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono. Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio. Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato i suoi beni. I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia di averlo ritrovato. Non si stancheranno di andare anche verso l’altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire...”. (Misericordiae Vultus, n.17, aprile 2015, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia).
La gratitudine, la passione, lo stupore sono restai intatti anche nell’attuale esperienza di responsabile della Comunità pastorale “ Maria Regina della Famiglia” in Gallarate che amo descrivere così: un’esperienza di “fallimento con tanto successo” perché ha aperto possibilità di esperienze di comunione e di missione per i sacerdoti e per i laici, perché è splendida occasione per lavorate in rete, per superare barriere, perché i laici siano sempre più protagonisti appassionati, competenti, comunicatori gioiosi, amanti della pienezza della vita e della gioia di tutti e per tutti a cui ci chiama il Vangelo. Splendida occasione di scelte comuni. Coraggiose, audaci, creative come ci insegnano tante scelte “scandalose” fatte da Gesù.
”Il Vangelo è uno scroscio d’acqua impetuoso, ma spesso lo si rende un flebile rigagnolo; perché? Perché si ha in mente un Dio che deve essere razionale, uguale al buon senso dell’uomo normale”. (don Bruno Maggioni).
Sono sempre più convinto che la speranza ci fa muovere un piede, la fede ci fa muovere l’altro e così si cammina sempre avanti. Se poi ci sono le ali della carità e della misericordia, non solo si cammina, ma si corre, si vola!
Pregate perché diventi vero per me, nell’occasione del 45° della mia Ordinazione sacerdotale, un verso del poeta Vladimir Majakovkij : “Sul cuore nemmeno un capello bianco”.
don Mauro