METTERCI IN GIOCO
L’ occasione della “Sagra della Comunità di Madonna in Campagna” mi è occasione gradita per invitare tutti ad avere il coraggio di liberarsi dalla nostalgia del passato, a non guardare pigramente alle tradizioni passate per evitare il pericolo di una certa sclerotizzazione e di una illusione di autosufficienza. Con una “provocazione poetica” invito a lasciarsi fare nuovi dalla Parola, dall’Eucaristia, dallo Spirito di Gesù e dal Concilio Vaticano II : “Si preparano, forse son già venuti, tempi in cui sarà richiesto agli uomini di essere altri dal come siamo stati. Come?” (Mario Luzi)
Come? Corresponsabili. “Il Signore non pone la parrocchia tutta e solo sulle spalle, meglio nel cuore del parroco. No, il disegno di Dio è più grande, più bello ed esaltante. Egli vuole porre la parrocchia sulle spalle e nel cuore di tutti i cristiani e di ciascuno di loro: tutti, nella varietà dei doni e degli impegni, sono chiamati ad essere attivi e responsabili, umili ma veri protagonisti della vita della Chiesa” (Card. Dionigi Tettamanzi)
Il primo salto di qualità: da collaboratori a corresponsabili. I laici non sono chiamati più a essere soltanto il braccio destro del parroco, dei buoni esecutori, se pur lodevoli e stimati, ma sono chiamati a essere dei corresponsabili. Collaboratore è chi si ferma al compito affidato senza sentirsi parte di un intero, corresponsabile è chi sa mantenere vivo l’interesse per il tutto, per l’insieme, è chi scopre la bellezza del pensare e del progettare insieme, dell’assumere comunemente delle scelte di fondo, del valorizzare o far crescere nuovi luoghi di discernimento comunitario. Corresponsabile non è solo chi fa le cose insieme ad altri ma prova a sognarle, a pensarle, a costruirle insieme ... Questa è la nostalgia da risvegliare, da riscoprire: una comunità pastorale come fraternità di corresponsabili. “Una comunità è bella quando ognuno esercita pienamente il suo dono. Amare qualcuno è riconoscere il suo dono, aiutarlo ad esercitarlo e ad approfondirlo”. (Jean Vanier)
Come? In Rete. Il secondo salto di qualità: mettersi in rete. Con la nascita delle comunità pastorali, quello che ci è chiesto è un cambio di marcia, un cambio di mentalità: non si tratta di continuare nelle stesse iniziative di sempre dentro una “scatola” diversa, mettendo ogni tanto qualcosa in comune, ma piuttosto di imparare uno “stile” di progettazione comune, di condivisione de mete e passi: uno stile di comunione e di missione. Per questo invito tutti a mettersi in rete. Il mettersi in rete avrà un momento fondamentale e fondante nella nascita dell’unico Consiglio Pastorale.
Come? Nel Mondo. Il terzo salto di qualità: dalla parrocchia al mondo. Sulla missione e sul ruolo dei laici nel mondo, vi consegno due splendidi inviti. Il primo è del giornalista Paolo Giuntella: “Ecco, vorrei dire a preti e pastori: non continuate a considerare i laici dei collaboratori. Ma non rinchiudeteli neppure nelle vostre sagrestie, nei vostri locali parrocchiali. Non favorite la crescita dei laici addomesticati, untuosi, più realisti del re. Sarebbe un’inutile illusione prima della disfatta. Questi finti laici, viceparroci mancati, non vi sarebbero d’aiuto neppure a conservare le trentasette pecorelle rimaste nell’ovile, mentre la pecorella smarrita non è più sola: oramai sono almeno sessantatre quelle smarrite, altro che novantanove ben conservate al rassicurante calduccio dello stazzo.
Chiedete ai laici di non passare troppo tempo in parrocchia, di cercare la propria santità fuori dal tempio, nella piazza del mercato, tra pubblicani, e magari in Samaria” (in Strada verso la libertà).
Il secondo è del Card. Dionigi Tettamanzi: “Il Vangelo è per tutti, non solo per i ‘nostri’, per quelli cioè che ci sono più vicini, più affini a noi per tradizione, mentalità, cultura, modo di vivere. Occorre evitare l’errore di esaurire tutte le nostre forze pastorali sulla pur doverosa cura del ‘nostri’, occorre la lungimiranza e il coraggio di uno ‘sbilanciamento’ verso quanti non riusciamo a raggiungere e che pure – o in primis – sono affidati alla nostra missione evangelizzatrice. Ci è lecito, al di là dei pesi e delle difficoltà, rinunciare alla missione?”.(La Chiesa di Antiochia, “regola pastorale” della Chiesa di Milano 2009)
Il laico è un uomo della Chiesa nel cuore del mondo e un uomo del mondo nel cuore della Chiesa a cui è chiesto quello che chiedeva l’apostolo Paolo nella sua lettera ai Filippesi: “Comportatevi da cittadini degni del Vangelo. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!”.
In fondo non è che l’ammonimento del teologo Karl Barth (1886-1968): “Noi cristiani non possiamo metterci a sedere in mezzo ai miscredenti come dei gufi malinconici” ma come compagni di viaggio che hanno una lieta e insuperabile notizia da raccontare, una speranza eterna e concreta da proporre e da vivere, una misericordia ostinata e tenera da testimoniare.
Sogno laici corresponsabili che sappiano mettersi in rete e in missione ... so che non è solo un sogno e neppure un sogno solo mio. Per questo buon cammino! Certi che il Signore cammina con noi.don MauroIMPORTANTE - Assemblea Parrocchiale convocata per martedì 13 giugno alle ore 21 presso il Teatro Nuovo di Via Leopardi. Tutti si sentano personalmente invitati! (VOLANTINO ASSEMBLEA)
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