Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
Parrocchia Santuario Madonna in Campagna, Viale Milano 38 . Piazzale don Luigi Cassani, GALLARATE, VA
Parrocchia Santi Nazaro e Celso – Arnate, Piazza L.Zaro 2 – Via San Nazaro 4, GALLARATE, VA

AVVISI - 29 OTTOBRE 2023

IL CAMMINO CRISTIANO

Essere cristiano non è l’adesione a una teoria religiosa e morale, ma la scelta di voler seguire Gesù Cristo, l’uomo che è Dio, l’uomo nel quale ritrovare la propria verità totale e la soddisfazione alle esigenze più profonde. Questa scelta investe tutto il divenire della persona stessa e diventa un cammino, cioè un continuo adeguarsi a quanto la parola di Dio offre come misura della sincerità e dell’obbiettività della propria scelta. L’immagine del cammino suggerisce l’idea di possibili stanchezze, di difficoltà di fronte a ostacoli e pericoli, di confusione e perplessità al bivio e ai crocicchi che si incontrano lungo la strada e contiene anche l’esperienza di un paesaggio che varia presentando nuove prospettive e nuove possibilità. L’idea del cammino genera subito l’interrogativo: “Qual è la strada su cui camminare?” Se il cammino è il modo di essere cristiano, la strada sarà quella indicata da Gesù Cristo, anzi la strada è Lui stesso, come si definisce rispondendo a Tommaso l’ultima sera: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). In altre parole, il cristiano per essere tale dovrà seguire ciò che Gesù ha insegnato, rispondere ai suoi appuntamenti e non seguire le proprie inclinazioni, i propri gusti o la mentalità generale. Questa è la caratteristica del cristiano, ma questa è anche la difficoltà di sempre, perché da una parte  si teme di perdere la propria identità e dall’altra si confondono fantasia e proprie visuali con l’insegnamento evangelico.
La sequela di Gesù nasce dalla conoscenza di lui, della sua Parola, del suo atteggiamento nel quale si è trovata la risposta soddisfacente alle proprie attese più profonde e spesso nascoste nell’animo, nasce quindi da un’esperienza vissuta e iniziata come “obbedienza” a qualcosa di imposto, ma divenuto subito “scelta voluta” per continuare quanto si è scoperto come utile e prezioso per la propria vita. Tutta la morale cristiana si regge e si svolge su questa certezza. Se Gesù, che è uomo come me ed è Dio, ha inventato la mia umanità e propone un preciso comportamento, realizzarlo è l’unica scelta più opportuna, è la vera “furbizia”. Libertà allora coincide con verità: più realizzo quanto Gesù mi insegna, tanto più sono certo di costruire la mia personalità e quindi raggiungere la mia pienezza, cioè la mia gioia.
Ecco superato in un continuo riferimento alla totalità di me stesso il dilemma tra dovere e piacere, tra libertà e cedimento a piccoli desideri momentanei.
“Devo andare a messa!”, cioè seguire Gesù e so che lui rinnova per me e con me la sua ultima cena e il dono totale di sé, non posso fare a meno (lo devo a me stesso) di incontrare Gesù, ascoltare la sua Parola, unirmi a lui che mi trasmette il suo amore e la sua forza. Non è più un obbligo freddo e pesante (il precetto), ma la fortuna di potermi unire a Gesù e sentirmi amato da lui. Devo confessarmi”, cioè riconosco di avere tradito me stesso, la mia dignità di figlio di Dio e, attraverso il prete, Gesù stesso mi aiuta a scoprire sbagliato e negativo ciò che a sembrava accettabile e mi promette il suo aiuto per correggermi. “Devo amare il prossimo senza razzismi di alcun genere e aiutare chi si trova in situazioni dolorose” perché Gesù mi ha rivelato che siamo tutti fratelli amati da Dio, che è Padre di tutti e così rendo più grande e più ricca la mia vita quotidiana. Devo fare dell’amore non un sentimento istintivo ma un dono” perché Dio mi dà il suo amore che è eterno e infinito e così non inganno e non tradisco nessuno, e provo in me una gioiosa sensazione che allarga il mio cuore e mi libera dall’egoismo e dall’orgoglio che uccidono la sorgente dell’amore.
Tutte queste sono altrettante affermazioni generate dalla scelta fondamentale religiosa e sono decisioni che ci rendono più veri e più liberi, anche se richiedono fatica, impegno e generosità. Il “buon cristiano” allora è la persona più furba e più libera perché gestisce tutta la sua vita in sintonia con il Vangelo, capace di gesti e scelte talvolta difficili e in contrasto con la mentalità generale, ma sempre tesi alla grandezza autentica della persona umana. Ci sarà sempre qualcuno che critica, disprezza e ridicolizza il comportamento cristiano: è sempre avvenuto nei modi più violenti e crudeli o meno vistosi, ma sempre umilianti, ma il cristiano non cede a queste meschinità che Gesù ha predetto: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me... poiché voi non siete del mondo” (Gv 15,18). La certezza di essere dalla parte di Gesù conforta e consola, infonde la forza per non arrendersi e far fiorire una posizione di serenità e di fiducia necessarie per continuare senza mai fermarsi.

don Mauro

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