Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
Parrocchia Santuario Madonna in Campagna, Viale Milano 38 . Piazzale don Luigi Cassani, GALLARATE, VA
Parrocchia Santi Nazaro e Celso – Arnate, Piazza L.Zaro 2 – Via San Nazaro 4, GALLARATE, VA

AVVISI - 27 FEBBRAIO 2022

VENITE A ME… Invitati da Gesù a lasciarci attirare dalla sua compassione

Si parla spesso della “fragilità odierna dei giovani”; vogliamo però confessare che tutti, giovani e meno giovani, siamo fragili e lo siamo tanto più quanto meno siamo radicati nella fede. E siamo poco radicati nella fede perché non perseveriamo sufficientemente nell’ascolto silenzioso della Parola. Che cosa chiede dunque il Signore a ciascuno di noi per queste sere di esercizi? Chiede, mi pare, soprattutto quattro atteggiamenti: il silenzio; l’ascolto, la perseveranza, la preghiera.
Il silenzio, che avrà il suo culmine nel tempo che seguirà la proposta della Parola. Dobbiamo cercarli di viverli come il momento più prezioso e ricco della serata. Non sarà tempo vuoto, se nascerà dallo stupore e dal rispetto per la venuta dello Spirito santo che vuole invadere il nostro cuore. L’ascolto della Parola di Dio proclamata dal testo delle Sacre scritture e dalla riflessione sul testo che il predicatore ci proporrà.
La perseveranza contro la fatica, perché l’esercizio che vogliamo compiere è faticoso e richiede vittoria su noi stessi anche contro la stanchezza della giornata, il sonno, l’inquietudine, il nervosismo, l’ansietà. Infine il Signore ci chiede di pregare partendo dalla Parola ascoltata, di parlare con Lui e con Maria, nostra Madre, di rivolgerci al Padre dicendogli di noi, della società in cui viviamo, della nostra poca gioia, di ciò che ci manca, di ciò che vorremmo avere.
Rabbi Mosche di Sassov narrava: “Come amare gli uomini, l’ho imparato da un contadino. Questi sedeva in una mescita con altri contadini e beveva. Tacque a lungo, come tutti gli altri, ma quando il suo cuore fu mosso dal vino si rivolse al suo amico vicino dicendo: ‘Dimmi tu, mi ami o non mi ami?’ Quegli rispose: ‘Io ti amo molto’. Ma egli disse ancora: ‘Tu dici: io ti amo molto e non sai che cosa mi affligge. Se tu mi amassi veramente, lo sapresti’. Allora io compresi che questo è l’amore per gli uomini: sentire che cosa hanno di bisogno e portare la loro afflizione”. “Sentire di cos’hanno bisogno gli uomini e portare la loro afflizione” non è anzitutto qualcosa che io sono chiamato a fare, ma è il dono di cui ogni giorno Cristo mi ricolma. Conosce e comprende la mia debolezza, e ne fa motivo d’amore.
Ne ricavo due atteggiamenti. Il primo è quello della fiducia. Se la compassione di Dio non è esaurita vuol dire che ce n’è anche per me, che è dono disponibile per la mia vita, da qualunque smarrimento provenga e in qualunque situazione mi trovi. Tutto questo diventa possibile se l’attesa d Dio è riempita di silenzio, ed è il secondo atteggiamento.
È l’invito ad entrare in una condizione in cui Dio veramente possa parlare e portare salvezza, in cui i semi della sua parola possano fiorire.
Gesù proprio nel momento in cui abbandona definitivamente la scena di questo mondo, ci lascia la sua Parola: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Ma dov’è Gesù? Se vive ed è presente, dove lo posso incontrare? Dove sei Gesù? Sei sempre con noi, dove sei Gesù?
Mi ha molto colpito un racconto anonimo che una persona mi ha inviato. Desidero condividerlo con te che mi leggi.
“Un gruppo di giovani manager, che avevano terminato una settimana di aggiornamento, correva nei corridoi dell’aeroporto. Era venerdì sera e tutti volevano rientrare a casa per il weekend. Erano in forte ritardo. Il loro volo era già stato chiamato da un po’. Stringevano valigette, biglietti e passaporti, correndo tra i corridoi dell’aeroporto.
All’improvviso, e senza volerlo, due di essi inciamparono in una bancarella di frutta e urtarono un cesto di mele. Le mele caddero e si sparsero per terra. Senza trattenersi, né guardare indietro, i giovani continuarono a correre e riuscirono a salire sull’aereo. Tutti meno uno. Quest’ultimo si fermò provando un sentimento di compassione per la padrona del banco di mele. Urlò ai suoi amici di continuare senza di lui e di avvertire la moglie che sarebbe arrivato col volo successivo. Tornò indietro e vide che tutte le mele erano ancora sparse per terra. La sorpresa fu enorme quando si rese conto che la padrona delle mele era una bambina cieca.
La bambina piangeva, con grandi lacrime che scorrevano sulle sue guance. Toccava il pavimento cercando, invano, di raccogliere le mele, mentre una moltitudine di persone passava senza fermarsi, senza che a nessuno importasse nulla dell’accaduto. L’uomo inginocchiatosi con lei, mise le mele nella cesta e l’aiutò a montare di nuovo il banco. Mentre lo faceva, si rese conto che cadendo molte si erano rovinate.
Le prese e le mise nella cesta. Quando terminò, tirò fuori il portafoglio e disse alla bambina: “Tu stai bene?”
Lei, sorridendo, annuì con la testa. L’uomo le mise in mano una banconota da cento euro e le disse: “Prendila, per favore. E’ per il danno che abbiamo fatto. Spero di non aver rovinato la tua giornata”.
Il giovane cominciò ad allontanarsi e la bambina gridò; “Signore ...!”. Lui si fermò e si girò a guardare i suoi occhi. Lei proseguì: “Sei tu Gesù ...?”.
Lui si fermò immobile, girandosi un po’ di volte verso la bambina, prima di dirigersi all’imbarco per andare a prendere il volo, con questo domanda che gli bruciava e vibrava nell’anima: “Sei tu Gesù?”.
Sei forse tu Gesù? Qualcuno potrebbe domandare proprio a me: “Sei forse tu Gesù?”
Ma anch’io potrei domandare a te o a qualcuno di voi: “Sei forse tu Gesù?”.

Ma come è possibile? Come fare a essere Gesù per gli altri o a trovare Gesù negli altri?

don Mauro

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