La settimana da poco trascorsa ci ha visti impegnati in alcuni momenti di “adorazione”; al termine delle S. Messe del mattino, ad Arnate e a Madonna in Campagna abbiamo esposto l’Eucaristia per contemplarla, per sostare nel silenzio interiore, per stare in intimità col Signore.
Sant’Agostino diceva che nell’Incarnazione “Maria concepì la Parola prima nel suo cuore e poi nel suo corpo” e l’evangelista Luca nel suo Vangelo scrive: “Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19); presentandoci Maria la Madre di Dio quale modello più perfetto della contemplazione eucaristica. Pensavo: così dovrebbe essere di chi riceve l’Eucaristia. Anche lui dovrebbe ricevere Gesù nel suo cuore, dopo averlo ricevuto nel suo corpo, e ricevere Gesù nel cuore e nella mente vuol dire pensare a Lui, avere lo sguardo dell’anima rivolto a Lui, “fare memoria” di Lui. Stando calmi e silenziosi davanti all’Eucaristia, si percepiscono i suoi desideri a nostro riguardo, si depongono i propri progetti per far posto a quelli di Cristo, la luce di Cristo penetra a poco a poco, nel cuore e lo risana.
Un nostro poeta, Giuseppe Ungaretti, contemplando forse un mattino in riva a mare il sorgere del sole, ha scritto una poesia di due soli brevissimo versi, quattro parole in tutto: “M’illumino di immenso”. Sono parole che potrebbero essere fatte proprie da chi sta in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Ma l’adorazione eucaristica è anche una forma di evangelizzazione tra le più efficaci. Molte parrocchie e comunità che l’hanno messa nel loro orario e programmazione ne fanno l’esperienza diretta. La vista di persone raccolte in adorazione silenziosa davanti a Santissimo spinge i passanti ad entrare e dopo aver sostato qualche momento a esclamare: “Qui c’è Dio!”. Proprio come sta scritto che avveniva nelle prime assemblee dei cristiani. (1 Cor. 14,25). La contemplazione cristiana non è mai a senso unico. Non consiste nel guardarsi, come si dice, l’ombelico, alla ricerca del proprio “io profondo”. Essa consiste sempre in due sguardi che si incrociano. Faceva perciò ottima contemplazione eucaristica quel contadino della parrocchia di Ars che, interrogato dal Santo Curato cosa facesse venendo così spesso in chiesa rispose: “Niente, io guardo Lui e Lui guarda me!”.
Se a volte si abbassa e viene meno il nostro sguardo, non viene mai meno, però, quello di Cristo. La contemplazione eucaristica si riduce, talvolta, semplicemente a tenere compagnia a Gesù, a dargli un po’ del nostro tempo, che è la cosa che noi mortali abbiamo “in esclusiva” e di cui siamo tanto avari. E’ un accogliere l’invito rivolto da Gesù ai discepoli nel Getsemani: “Rimanete qui e vegliate con me” (Mt 26,38).
La contemplazione eucaristica non è dunque impedita, dall’aridità che a volte si può sperimentare, sia essa dovuta alla nostra dissipazione, sia invece permessa da Dio per la nostra purificazione. Gesù ha a disposizione l’eternità per far felice noi; noi non abbiamo che questo breve spazio di tempo per far felice Lui: come rassegnarci a perdere questa occasione che non tornerà mai più in eterno? Contemplando Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia, noi realizziamo la profezia fatta al momento della morte di Gesù sulla croce: “Guarderanno a colui che hanno trafitto”(Gv 19,37).
Anzi, tale contemplazione è essa stessa una profezia, perché anticipa ciò che faremo per sempre nella Gerusalemme celeste. Alla base di tutto c’è certamente la vita sacramentale, ci sono i “misteri”, che ci mettono in contatto immediato e oggettivo con la salvezza operata da Dio in Gesù Cristo una volta per tutte. Ma da soli non bastano a far progredire il cammino spirituale: è necessario che alla vita sacramentale si affianchi una vita interiore, o di contemplazione.
don Mauro