... TRA CROCEFISSIONE E RESSUREZIONE
In fondo la nostra vita, la vita del mondo, la nostra fede di cristiani è racchiusa tutta qui, in questa Crocifissione, in questa Resurrezione.
Guardo a Gesù Crocifisso e vedo l’amore disarmato e disarmante del nostro Dio. Guardo a Gesù Crocifisso e scopro che anche Lui ha tremato di fronte alla morte, ma poi si è fidato, si è affidato a suo Padre... resistenza e resa. Guardo a Gesù Crocifisso e ritrovo il volto di tanti nuovi crocifissi che ogni giorno incontriamo sulle nostre strade, sulle strade del mondo. Guardo a Gesù Crocifisso e mi si affollano davanti al cuore tanti occhi velati di lacrime, con tanti perché che rimangono senza una risposta.
Allora il mio sguardo e il mio cuore si rivolgono al Risorto perché continuo a credere che tutto non finisce qui, che tutto non può finire qui, che la Croce non è e non può essere l’ultima parola sulla vita. Anche quando le lacrime si esauriscono, le parole ti muoiono sulle labbra, il cuore si inaridisce, le forze fuggono, la vita sembra polverizzarsi. Anche quando davanti al dolore e alla morte ci si arresta come davanti a un enigma irrisolvibile e inquietante, davanti ad una ingiustizia bruciante e inaccettabile e tutto ti sembra inutile. Anche quando la fede più alta barcolla e trema, quando le domande pulsano nel cuore e nel cervello, quando le risposte sempre cercate non ti raggiungono. Allora il mio sguardo e il mio cuore si rivolgono al Risorto perché la speranza non muore. Aspetti l’inatteso. Speri l’insperato. Sogni che ciò che ti appare irrimediabilmente perduto non lo sia per sempre. Sogni un oltre. Sogni una porta che si apre. Sogni la morte del dolore, la morte della morte.
Ma a salvarci, a liberarci dal dolore e dalla morte, ci vuole Qualcuno. Qualcuno dall’alto. Qualcuno che “muterà l nostro dolore in danza”, come sta scritto nel salmo 30. Qualcuno che ridarà vita alla polvere. Da venti secoli il cammino dell’uomo e della sua libertà, il senso dell’esistenza sono posti in gioco di fronte a questo annuncio: “Gesù, il Crocifisso, è risorto, vive!” Tutto inizia e dipende da quel mattino di Pasqua, splendido dono dell’inesauribile fantasia di Dio. Noi, da soli, saremmo rimasti ai piedi della croce e al gelido silenzio del sabato santo.
C’è da sempre un rapporto indissolubile tra croce e resurrezione. Nel Nuovo testamento quando si parla di resurrezione si parla anche di croce. Per questo ho trovato geniale l’idea dell’artista che ha raffigurato Crocifissione e Resurrezione sui due lati della stessa tavola di legno. (non sono più riuscito a ritrovarne l’autore). Il “cuore ferito” appartiene al Crocifisso e al Risorto.
“L’amore ha scritto il suo racconto nel corpo di Gesù con l’alfabeto delle ferite ormai indelebili come l’amore”. (padre Ermes Ronchi)
Queste ferite ci sono ancora oggi sul cuore di Gesù Crocifisso e Risorto. E forse sono proprio i crocifissi della storia, la loro speranza incrollabile a permettere di capire la resurrezione di Gesù. E’ il Vangelo di Marco a dirci che Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto e che Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto” (Mc 16,7). La Galilea è una regione ai margini, lontana da Gerusalemme... Eppure, è qui che si può vedere Gesù, perché le periferie, come continuamente e audacemente ci ripete papa Francesco, costituiscono il luogo teologico privilegiato per comprendere la resurrezione, per vivere la fede e la Chiesa.
Le vie della storia, anche quelle di oggi, sono lastricate di innumerevoli croci. Anche noi abbiamo le nostre Galilee... basta guardare qualche telegiornale, basta guardarci intorno. E’ lì che noi cristiani siamo attesi, per ridare speranza, per ridare dignità e vita e giustizia. Perché il mondo non va come deve andare, ma va come lo facciamo andare noi. Perché non esistono situazioni in cui l’amore non abbia ancora qualcosa da dire. Ed è lì, in queste Galilee, che è atteso il nostro fare Pasqua.
Capita sempre di primavera, la Pasqua. Perché la Pasqua è primavera, la stagione che ha profumo di miracoli. Un verso famosissimo del poeta Pablo Neruda recita così: “ Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi”. E’ un verso che parla d’amore, che parla degli innamorati, ma mi sembra un verso davvero pasquale, perché è proprio questo che la Pasqua vuol fare con noi... E’ il miracolo dell’amore che tutto fa rinascere, che tutto trasfigura, che tutto solleva, che tutto fa guardare con occhi nuovi. Sogno che la Pasqua sia per me e per voi questo miracolo, questa speranza esagerata, questo regalo inaudito. Faccio mie le parole di papa Francesco per augurarvi Buona Pasqua: “Quando il cielo è tutto nuvoloso, è una benedizione chi sa parlare del sole. Ecco, il vero cristiano è così: non lamentoso e arrabbiato, ma convinto, per la forza della risurrezione, che nessun male è infinito, nessuna notte è senza termine, nessun uomo è definitivamente sbagliato, nessun odio è invincibile dall’amore”.don MauroCONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI