DAGLI OSANNA ALLA MORTE IN CROCE
Siamo ormai a ridosso di quella Settimana Autentica che vuole farci arrivare all’autenticità della nostra vita nella Pasqua di Gesù. “Sei giorni prima della Pasqua”, così ci indica il brano del Vangelo, proprio per ricordarci che il tempo si è fatto breve, siamo prossimi nuovamente agli eventi centrali della nostra fede.
A introdurci è il quarto canto del servo del Signore, che descrive una consegna totale di sé. Il profeta Isaia ci mostra il servo sofferente la cui immagine noi ritroviamo proprio ripercorrendo la passione di Gesù. È un servo percosso, schiacciato, umiliato. E, d’altro canto, è un servo che prende su di sé il male del mondo, si consegna per dirci che “dopo il suo intimo tormento vedrà la luce”. È nella dinamica della fede che si consegna perché quello spazio di morte diventi luogo della vita donata: dinnanzi alla dispersione del gregge, egli si pone come segno di unificazione. Quel percorso di riavvicinamento a Dio che abbiamo provato a mettere in atto, trova qui il “luogo” in cui unificare la nostra vita.
Ritroviamo anche nell’esortazione della lettera agli Ebrei l’aggancio dell’altro percorso che abbiamo messo in atto. Siamo invitati a percorrere l’itinerario della Settimana Autentica “tenendo fisso lo sguardo su Gesù” che “si sottopose alla croce”. Il tentativo di disciplina, di lotta, di ascesi che abbiamo cercato di compiere in questo tempo di Quaresima è stato allenamento per essere in forma al passaggio di Cristo, alla sua Pasqua. Ora non ci resta altro da fare, come in una corsa: “tenere fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà la fede e la porta a compimento”, perché guardando a lui, alla sua sofferenza, non abbiamo a stancarci di lottare contro ciò che ci allontana da lui, perdendoci d’animo.
Il brano del Vangelo ci consegna una delle icone che meglio si avvicinano alla comprensione del nostro Dio: in Maria di Betania scorgiamo una manifestazione nell’umanità del medesimo modo di fare di Dio. Quel Dio che si è manifestato come acqua che disseta il nostro desiderio di amore, ora si manifesta nel gesto di una donna che, per grazia, anticipa la manifestazione suprema di Gesù in croce: è il gesto dello spreco, forse non era necessario, forse si poteva “gestire” in altro modo ... così ci direbbe il buon senso! E invece il nostro Dio non è quello del buon senso.
E’ un po’ come se ci dicesse: “Lascia stare, lei ha capito che ci sono delle cose che non si comprano né si vendono, cose della grazia, nel puro dispendio di ciò che il mondo considera più prezioso”.
Ecco, in tutto ciò il gesto d’amore supera di gran lunga qualsiasi gesto utilitaristico; così si manifesta il nostro Dio. A un Dio così ci viene proposto di credere per vivere. Per un Dio così ci viene proposto di donare la vita.
Le acclamazioni dell’ingresso in Gerusalemme e l’umiliazione di Gesù. Le grida festose e l’accanimento feroce. Questo duplice mistero accompagna ogni anno l’ingresso nella Settimana Santa.
Lasciamoci coinvolgere in questa azione animata dallo Spirito Santo, per ottenere quanto abbiamo chiesto nella preghiera: di accompagnare con fede il nostro Salvatore nella sua via e di avere sempre presente il grande insegnamento della sua passione come modello di vita e di vittoria contro lo spirito del male.
Gesù ci mostra come affrontare i momenti difficili e le tentazioni più insidiose, custodendo nel cuore una pace che non è distacco, non è impassibilità ma è abbandono fiducioso al Padre e alla volontà di salvezza, di vita, di misericordia; e, in tutta la sua missione, è passato attraverso la tentazione di “fare la sua opera” scegliendo Lui il modo e slegandosi dall’obbedienza al Padre. Dall’inizio, nella lotta dei quaranta giorni nel deserto, fino alla fine, nella Passione, Gesù respinge questa tentazione con la fiducia obbediente nel Padre. Anche oggi, nel suo ingresso in Gerusalemme, Lui ci mostra la via. Perché in quell’avvenimento, il principe di questo mondo aveva una carta da giocare: la carta del “trionfalismo” e il Signore ha risposto rimanendo fedele alla sua via, “la via dell’umiltà”.Potremmo vivere i prossimi sei giorni lasciandoci interpellare da queste due domande:
- Come scelgo di “fissare lo sguardo” su di Lui?
- Quanto i miei gesti e le mie relazioni sono legati più alla logica dell’utilitarismo che della gratuità, o addirittura dello spreco?don MauroCALENDARIO SETTIMANA SANTA
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