Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
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AVVISI - 15 GENNAIO 2023

IMPARATE A FARE IL BENE CERCATE LA GIUSTIZIA
(Isaia 1,17)

Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani - 18-25 gennaio 2023

La settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani è un’iniziativa ecumenica di preghiera nel quale tutte le confessioni cristiane pregano insieme per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso. Questa iniziativa è nata in ambito protestante nel 1908 e nel 2008 ha festeggiato il centenario. Dal 1968 il tema e i testi per la preghiera sono elaborati congiuntamente dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, per i cattolici.

Si celebra dal 18 al 25 Gennaio che è la data tradizionale nell’emisfero nord, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di San Pietro e quella della conversione di San Paolo; assume quindi un significato simbolico. Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste (coma suggerito dal movimento Fede e Costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’Unità della Chiesa.
In realtà, la prima ipotesi di una preghiera per l’Unità delle Chiese, antenata dell’odierna Settimana di preghiera, nasce in ambito protestante alla fine del XVIII secolo; e nella seconda metà dell’Ottocento comincia a diffondersi un’Unione di preghiera per l’unità sostenuta sia dalla prima Assemblea dei vescovi anglicani a Lambeth (1867) sia da papa Leone XIII (1894), che invita a inserirla nel contesto della Pentecoste. Sarà infine il reverendo Paul Wattson a proporre definitivamente la celebrazione dell’Ottavario che lo celebra per la prima volta a Graymoor (New York), dal 18 al 25 gennaio, auspicando che divenga pratica comune.
Nel 2008 viene celebrato solennemente, in tutto il mondo, con vari eventi, il primo centenario della settimana di preghiera, il cui tema “Pregate continuamente!” (1 Ts 5,17) manifestava la gioia per i cento anni di comune preghiera e per i risultati raggiunti.
Attualmente la Settimana si celebra con un tema generale, e a partire da un passo biblico appositamente scelto e da un sussidio elaborato congiuntamente, a partire dal 1968, dalla commissione Fede e costituzione del CEC (protestanti e ortodossi) e dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (cattolici), “antenato” del Segretariato per l’unione dei cristiani voluto da Giovanni XXIII. Per il 2023 il tema scelto è: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Isaia 1,17).
È questa perentoria affermazione del profeta Isaia che le sorelle e i fratelli del Minnesota (USA) pongono alla mostra riflessione per la preghiera comune di quest’anno. E’ un ammonimento che riceviamo, da comprendere anzitutto nel contesto più generale del linguaggio profetico. Il pensiero 693 del filosofo francese Blaise Pascal ci esorta: “senza la voce dei profeti, non sapremmo chi ci ha messo in quest’angolo di universo, che cosa siamo venuti a fare e che cosa diventeremmo morendo”. Niente meno di questo ci pone sotto gli occhi la pagina profetica che ci guiderà nella preghiera quest’anno.
Proprio nel brano che ci viene proposto, noi intravediamo come il linguaggio del profesta insista sul nodo d’oro che unisce queste due realtà: rito e vita, culto ed esistenza, liturgia e giustizia, preghiere e opere.
Il brano delinea proprio i principi per un discernimento del nesso fede ed esistenza e cioè il fatto che il valore di un culto non è legato alla molteplicità dei riti. Il culto è celebrato cercando il volto di quel Dio che per primo ha scelto di legarsi al suo popolo. Ma il culto, non può sostituire i doveri più elementari verso il prossimo, specialmente quando questo è debole e indifeso. La fede per Isaia non è perciò un’operazione intellettuale ma è adesione a Colui dal quale scaturisce un legame in cui c’è saldezza e che si manifesta nel praticare la giustizia perché “lumano è il punto naturale di intersezione della fede”, come afferma il cardinal Walter Kasper.
La giustizia, la rettitudine e l’unità hanno origine dal profondo amore di Dio per ognuno di noi e rispecchiano chi è Dio e come Dio si aspetta che ci comportiamo gli uni con gli altri.
Consapevoli che tutte le divisioni affondano le loro radici nel peccato, cioè negli atteggiamenti e nelle azioni che vanno contro l’unità che Dio desidera per tutta la sua creazione, ci si rende sempre più conto nel cammino ecumenico che la verità del Vangelo può dunque essere detta in una varietà di forme e spesso necessita di una nuvola di testimoni per esprimere la grandezza della fede sperimentata.
I cristiani, pur radicati nella propria chiesa che li ha generati alla fede, sono chiamati così a scoprire il mistero della comunione, da cui scaturisce la fraternità, tra loro ritrovata al di là dei confini confessionali.

don Mauro

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