Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
Parrocchia Santuario Madonna in Campagna, Viale Milano 38 . Piazzale don Luigi Cassani, GALLARATE, VA
Parrocchia Santi Nazaro e Celso – Arnate, Piazza L.Zaro 2 – Via San Nazaro 4, GALLARATE, VA

Avvisi - 14 marzo 2021

A Voi Amici Educatori

So di rivolgermi a tante persone e sono contento di dedicarvi la mia attenzione riconoscente e grata. Noi, sappiamo che la proposta educativa deve presentare grandi ideali e testimoni autentici; ecco la nostra grande “responsabilità”.
Un possibile itinerario educativo lo possiamo proporre partendo e condensandolo nella parola: “PACE”, intesa non solo come vocabolo, ma anche come vocabolario.

 

  • La lettera “P” sta per pathos, preghiera, Parola. Per educare, occorre innanzitutto recuperare il dinamismo spirituale e ritrovare il cammino dell’interiorità. Gesti e parole devono sgorgare dal pathos, infondere una passione per Dio e per l’uomo, suscitare un desiderio di imitazione e di servizio. Bisogna insegnare a coniugare verità e pathos. La verità libera, appassiona, scalda il cuore e mette in moto il desiderio.
    Papa Francesco afferma: “Se l’amore ha bisogno della verità, anche la verità ha bisogno dell’amore. Amore e verità non si possono separare”.

 

  • La lettera “A” sta per ascolto, attesa, audacia. Queste parole mettono in gioco lo “stile” educativo. In un tempo nel quale si fatica a dialogare, a mettersi in ascolto dell’altro, occorre che l’Educatore impari ad ascoltare per insegnare a mettersi in ascolto.
    Il vero ascolto si radica nella capacità di vivere l’attesa. Oggi si sta perdendo la capacità di attendere. E’ necessario, invece, imparare ad assaporare l’attesa per gustare pienamente ciò che deve accadere senza riempirla a tutti i costi, con oggetti o attività inutili. Come sostiene anche la volpe del piccolo principe: “E’ il tempo speso per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
    Ma la lettera “A” sta anche per “audacia” . Bisogna avere il coraggio di osare, di guardare oltre, di non attardarsi in facili e rigidi schematismi. Occorre, però, saper coniugare audacia e prudenza; una cosa è il coraggio, altra cosa la temerarietà.
  • La lettera “C” sta per comunità, comunicazione, convivialità. L’educazione avviene sempre in un ambiente di vita. La Comunità è un transito obbligato, una tappa che non si può saltare. “E’ attraverso la Comunità che si comunica con il cielo...” scriveva don Tonino Bello, invitando ad impegnarsi con tutta l’anima affinchè le Comunità offrano al mondo l’immagine della vera accoglienza cristiana.
    La Comunità non è muta, ma ha un messaggio da comunicare: il messaggio evangelico soprattutto nei riguardi dei giovani. E la comunicazione non è solo trasmissione di notizie. E’ qualcosa di più intenso che tocca il fondo dell’anima altrui per deporvi una porzione dello spirito proprio; deve quindi avere come obiettivo quello di realizzare una comunità conviviale. C’è una sola umanità, che deve essere rispettata nelle persone di ognuno dei suoi membri. Noi cristiani siamo quelli che accolgono gli altri, che accolgono le differenze.
  • Infine, la lettera “E” sta per estasi, esodo, esultanza. Occorre educare allo stupore e alla meraviglia. La vita si spegne quando diminuiscono la nostra curiosità, l’apertura all’inedito, e tutto sembra come una realtà che si ripete in modo inutile e senza senso.
    La meraviglia aiuta a compiere un esodo, un cammino, una transumanza, una uscita da sé stessi. La Chiesa è fondata su solide fondamenta, ma deve essere disponibile a mettersi in cammino e a vivere l’itineranza e il pellegrinaggio. Considerando la vita come un continuo esodo, scopriremo che il cammino è costellato di gioia. Come la Madonna esulta meditando le grandi opere compiute da Dio nella storia della salvezza così dovremmo alimentare meglio questa cultura della gioia. Accogliere Gesù Cristo significa trovare la fontana della letizia; ma annunciarlo agli altri vuol dire portare a compimento il gaudio del primo incontro con Lui, e raggiungere il vertice di ogni felicità.

In definitiva, nonostante la crisi in campo educativo, è necessario ribadire che è possibile indicare un cammino di gioia se ci si mette “al servizio” di chi si vuole educare.
Scriveva don Tonino Bello: “Occorre però maturare la consapevolezza che servire significa anzitutto considerare chi ci sta davanti, ascoltarlo, deporre il nostro paternalismo, cingersi l’asciugatoio della discrezione per andare all’essenziale. Far tintinnare nel catino le lacrime della condivisione, e non quelle del disappunto; asciugare i loro piedi accettando con fiducia che percorreranno altri sentieri, imprevedibili, e comunque non tracciati da noi. Significa far credito sul futuro; scommettere sull’inedito di un Dio che non invecchia”. (da: Ai piedi di Giovanni).


Il vostro parroco, don Mauro

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