LA MESSA, CENA DEL SIGNORE
Vorrei proporre qualche riflessione sulla Messa, perché è l’atto di culto più qualificante di una Comunità cristiana.
Talvolta si sentono espressioni come questa: “E’ domenica! E’ ora di andare a Messa... Che noia!” Oppure: “Perché andare in Chiesa, se Dio lo posso pregare ovunque?”. E ancora: “E perché andare a Messa, quando so già quello che dirà il prete?”. “E perché andare a Messa, quando quelli che ci vanno sono peggio degli altri... o ci vanno per farsi vedere... o... soltanto per chiacchierare?!”.
Quando senti discorsi come questi devi concludere che la fede è un po’ scadente e che la conoscenza dell’importanza della Messa per un cristiano serio è scarsa. Vorrei con semplicità “dare una mano” a qualche “crescita” in materia per i miei parrocchiani, per i frequentatori del Santuario e della Chiesa dei Ss. Nazaro e Celso, e per i lettori del giornalino “Incontro”, iniziando a spiegare con quali espressioni i primi cristiani chiamavano la Messa. Al tempo degli Apostoli, invece, la Messa era chiamata: “Cena del Signore” (1Cor 11,20-23).
Questa espressione suggerisce: familiarità, intimità, comunione di amicizia. A “cena” si va tra amici; a “cena” ci si invita per fare pace, per stipulare un affare, per rinsaldare una comunione di vita, per festeggiare un avvenimento. La Messa dicevano i primi cristiani è una “cena”.
Non ci si va per ascoltare, ma per partecipare; non si è presenti come “spettatori”, ma come “consumatori” partecipi e attivi.
Grazie a questa cena si rinsaldano i vincoli di comunione tra i cristiani, si instaura una profonda reciproca fiducia, si pone il fondamento per una vita in comune e un fraterno aiuto.
Se invece dell’idea della commensalità prevale nei fedeli l’esigenza della spettacolarità (uno dei mali dei nostri tempi) si è già fuori strada. Non vado in Chiesa per la musica e la coreografia ma per incontrare una comunità riunita a mensa. Non siamo però di fronte ad un momento conviviale qualsiasi (pensiamo a tutte le cene per gli auguri, o a tutte le sere in pizzeria alla fine dell’anno scolastico).
La Messa è la cena “del Signore”. E’ il Signore Gesù che ci “convoca” a quel banchetto di fraternità; è lui il fondamento reale della nostra comunione; è la fede in lui ciò che motiva e sostiene il nostro ritrovarci ogni domenica. E a questa tavola imbandita, il Signore è il nostro commensale. Egli non ci è più estraneo: Egli siede a mensa con noi e ci comunica la sua vita, si manifesta a noi, ci trasforma. La Messa, perciò, presenta dapprima un aspetto conviviale ma soprattutto una dimensione misteriosa. Mangiando alla mensa del Signore, noi ci immergiamo nel mistero della sua vita, della sua morte e della sua risurrezione, aspettando intensamente che si riveli ancora, ritornando in mezzo a noi. Basta per questa volta.
Imprimiamoci bene in mente che andare a Messa significa incontrarsi con la propria comunità cristiana e con Cristo presente in essa.
Il vostro parroco, don Mauro