Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
Parrocchia Santuario Madonna in Campagna, Viale Milano 38 . Piazzale don Luigi Cassani, GALLARATE, VA
Parrocchia Santi Nazaro e Celso – Arnate, Piazza L.Zaro 2 – Via San Nazaro 4, GALLARATE, VA

AVVISI - 11 FEBBRAIO 2024

SORPRESI E ABITATI DALLA GIOIA DEL VANGELO

Il cristianesimo è proprio questo: un Vangelo, una buona notizia, un grande messaggio di gioia e di speranza. Non per nulla il primo miracolo di Gesù è stato il miracolo di Cana: un miracolo gratuito, apparentemente “inutile”, con un solo grande fine: portare gioia. Il cristianesimo è la splendida promessa per chi vive alla sequela di Gesù di Nazareth del “centuplo quaggiù” in libertà, in gioia, in fraternità, in speranza, in umanità, in profondità. Ed è una meraviglia scoprire cristiani felici. Felici di esserlo. Felici di raccontarlo. Cristiani che sanno testimoniare nell’ordinarietà quotidiana che credere e vivere ciò che si crede fa fiorire l’umano.

Anche se la vita spesso ci segna, ci ferisce, ci violenta con una malattia, con la morte di chi ci ama e amiamo, con brucianti ingiustizie, con un tradimento, un abbandono, con la perdita del lavoro, la difficoltà a trovare casa, a tirar su i figli. Anche se spesso abbiamo occhi velati di lacrime, con i tanti perché che rimangono senza una risposta e spesso ci si sente portar via il cuore... la fede – l’ho visto e sperimentato in tante persone – è forza e speranza inesauribile, è coraggio nel ricominciare. Perché credere non è solo credere, annunciare, attendere un’altra vita, ma vivere una vita “trasfigurata” oggi come è testimoniato in queste righe:

“La gioia è contagiosa, proprio come il dolore. Ho un amico che irradia gioia, non perché la sua vita sia facile, ma perché egli è solito riconoscere la presenza di Dio in mezzo a ogni umana sofferenza, la propria come quella degli altri. Dovunque vada, chiunque incontri, è capace di vedere e udire qualcosa di positivo, qualcosa per cui essere grato. Non nega la grande sofferenza che lo circonda né è cieco o sordo alle voci e ai sospiri di angoscia degli altri esseri umani, ma il suo spirito gravita verso la luce nelle tenebre, e verso la preghiera in mezzo alle grida di disperazione. Il suo sguardo è dolce e la sua voce è pacata. Non vi è nulla di sentimentale in lui. Egli è realistico, ma la sua profonda fede gli consente di sapere che la speranza è più vera della sfiducia, e l’amore più vero della paura.

La gioia del mio amico è contagiosa. Più so con lui, più colgo i bagliori del sole che risplende dietro le nuvole. Coloro che continuano a parlare del sole mentre camminano sotto un cielo nuvoloso sono messaggeri di speranza, i veri santi del nostro tempo”. (Henri J.M. Nouwen, Vivere nello Spirito).

Nessun cristiano può chiudere gli occhi e il cuore di fronte all’ingiustizia, all’infelicità, al dolore, ai bisogni degli altri, perché ogni cristiano è chiamato concretamente a vivere secondo il Vangelo, a vivere alla luce delle prime righe della costituzione Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II:

“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.

I cristiani sono chiamati a essere “incarnati” e “vulnerabili” perché hanno cura degli altri, perché hanno a cuore il mondo, a essere appassionati, con uno sguardo a 360° dalla parrocchia alla città, dalla politica all’economia, dall’oratorio alla scuola, dalla casa al lavoro, dal condominio al quartiere... a essere affidabili punti luce, punti speranza come si narra qui:

“in un villaggio islamico del Libano, un piccolo gruppo di persone divenne cristiano. Immediatamente si chiusero per loro tutte le porte della comunità. Gli uomini non potevano più stare con gli altri uomini in piazza e le donne non potevano più attingere acqua alla fontana del villaggio. I nuovi cristiani furono costretti a scavarsi una fontana per conto loro. Un giorno la fontana del villaggio si inaridì e si seccò. Allora i cristiani invitarono i loro compaesani a venire ad attingere acqua alla loro fontana. Fecero di più. Sulle loro case appesero un cartello che diceva: ‘Qui abitano dei cristiani’. Ciascuno sapeva così che in quella casa avrebbe trovato un aiuto e una mano tesa”.

La dove c’è un’assenza, un’assenza di gioia, di tenerezza, di speranza, di salute... i cristiani sono chiamati a essere presenza. Sono straordinarie la fede, la speranza, la carità. Non si arrendono, sono testarde, sono vitali, sono ricche di fantasia. Ci sorprendono, ci fanno arrivare all’impossibile...

don Mauro

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