Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
Parrocchia Santuario Madonna in Campagna, Viale Milano 38 . Piazzale don Luigi Cassani, GALLARATE, VA
Parrocchia Santi Nazaro e Celso – Arnate, Piazza L.Zaro 2 – Via San Nazaro 4, GALLARATE, VA

AVVISI - 10 APRILE 2022

INCAMMINARSI VERSO IL GIARDINO DEL RISORTO

Due esperienze ci illuminano e lasciano in noi segni incancellabili.
Entrambe sono imprevedibili e sorprendenti: un amore, una morte.
Forse sono gli unici momenti in cui si impara veramente, poiché portano con sé lacrime e gioia e speranza e domande che ci superano, che vanno oltre ogni nostra capacità di risposta. È attraverso questi eventi che si può diventare più “intelligenti”, più capaci di leggere nel profondo perché – paradossalmente – ci rendono ignoranti, ci tolgono quasi le parole di bocca... In fondo Pasqua è tutto questo: un amore, una morte. Una morte per amore, un amore che arriva alla morte e la travolge. Un amore che annienta la morte. E di fronte alla Pasqua di Gesù di Nazareth, di fronte alla solitudine di Gesù, al suo essere tradito dagli amici più cari, davanti alla sua preghiera a un Padre che sembra muto, davanti al suo perdono, alla sua morte ingiusta, davanti a un sepolcro vuoto in uno splendido mattino, si rimane senza fiato, senza parole. Eppure, tutto è già scritto lì: la nostra storia e la nostra speranza. Ma bisogna saper vedere, saper credere.
Ogni Pasqua, ogni domenica, cerchiamo di “dare carne” alla resurrezione. Seppure con timore e tremore. Tremanti erano le donne di cui narra il Vangelo, tremante il loro cuore, tremanti i loro passi in quel pellegrinaggio verso il sepolcro, verso Gesù, il loro Maestro e Signore, morto. “Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro”. (Mt 28,1). È un pellegrinaggio silenzioso e lacerante di cui ciascuno di noi fa esperienza... quell’andare verso la terra, verso quello che ti appare crudamente e crudelmente come il “mai più”, il perso per sempre. Ma ogni amore autentico, si sa, porta in sé il desiderio, quasi la pretesa, di eternità per la persona amata. Ed è proprio quello che ci promette Gesù: tu non morirai! E quel pellegrinaggio verso la morte, si trasforma in un pellegrinaggio verso la vita... “Perché cercate fra i morti colui che è vivo?” Non solo la pietra del sepolcro è stata ribaltata via, anche la nostra vita è “ribaltata” dalla resurrezione di Gesù.
“Pasqua è il più grande evento della storia dell’universo. A riflettere sul suo significato, ci si sente mancare il fiato per l’incredibile verità che ci fa conoscere. Una verità che tocca ciascuno di noi negli interessi più reali, più fisici, in quanto Cristo ha promesso che anche noi tutti risorgeremo come lui. Eppure, forse, mai come nel nostro tempo, si parla poco di questo evento e del suo sconvolgente significato”. (Vittorio Messori).
Uno sconvolgente significato ha la Pasqua, per il qui e l’ora.
La Pasqua è una consegna: è smuovere tutti i “macigni” che annientano la nostra vita e la vita di tutti. “Far Pasqua è nascere nuovi ogni mattina.
Far Pasqua è temere di meno e sperare di più. Far Pasqua è gettare nel cestino della cartastraccia gli occhiali affumicati, i pensieri vestiti di lutto. Far Pasqua è scrollarsi di dosso la polvere della stanchezza, della noia.
Far Pasqua è non imbalsamare Cristo. Far Pasqua è spargere la vita, la gioia, la pace. Far Pasqua è organizzare la risurrezione del mondo”.
Attingo alle parole del pastore protestante Dietrich Bonhoeffer, ucciso in un campo di concentramento nazista, ma credo sia la strada migliore quella di guardare a chi ha saputo vivere e morire a partire dalla resurrezione, ai testimoni credibili della verità della Pasqua. Lui ha lasciato scritto queste parole indimenticabili che sono un invito potente per ciascuno di noi: “Le persone religiose parlano di Dio quando la coscienza umana è giunta al limite oppure quando le forze umane vengono meno... io vorrei parlare di Dio non ai confini, ma al centro; non nella debolezza, non nella morte e nella colpa, ma nella vita e nella bontà dell’uomo...
La Chiesa non risiede là dove la capacità dell’uomo non ce la fa più, ai confini, ma in mezzo al villaggio. Certi cristiani, nella loro testimonianza religiosa, danno l’impressione di essere rimasti fermi al Venerdì Santo. Presentano il messaggio del Cristo con toni lugubri, severi, quasi rintocchi funebri... A sentir loro, si ricava l’impressione che Dio sia nemico della gioia dell’uomo. Che Dio quasi se l’abbia a male se qualcuno gode in questa ‘valle di lacrime’. Dio è il Dio della vita, non della morte. Dio è al centro della vita, non ai suoi margini”.

È il mio augurio: che la mia vita, la nostra vita non dia l’impressione di essere rimasta, immobile e impietrita, al Venerdì Santo ma si incammini verso il giardino del risorto.
E in questo giardino ciascuno di noi si senta chiamato per nome, col nostro nome, dal Signore risorto. Che il Signore Risorto sia il nostro quotidiano compagno di viaggio. Anche se a volte ci capiterà, come a Maria Maddalena e ai discepoli di Emmaus, di non riconoscerlo.
Lui cammina ugualmente e sempre con noi, gioisce e soffre con noi, per noi...
Fare memoria della Risurrezione riaccende la speranza e ci mette in cammino. Proprio questo è domandato ai cristiani: rendere visibile e concreta la speranza, per tutti.

don Mauro

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