Te Deum 2021
Non lasciamo che il Natale ci sfugga via tra le dita, tra le pieghe della tradizione e dell’abitudine. Va custodito, guardato, riguardato per cercare di accogliere il suo significato potente e dirompente: quello di un Dio che si fa bambino, di un Dio che ha cancellato la distanza, che non ha chiesto e non ci chiede di scalare il cielo per arrivare a Lui, ma che è “sceso” per farsi uomo lui stesso, per condividere in tutto la nostra umanità. Un Dio che ha infranto tutte le immagini di un Dio potente e inavvicinabile per celarsi e insieme rivelarsi in un Bambino. Un Dio che “ha preso alloggio nella locanda del tempo”, che non ha voluto camminare sopra i tetti della storia, ma ha voluto camminarvi dentro. Un Dio presente, vicinissimo, qui e ora. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv 1,14). Il Signore nato a Betlemme, crocifisso e risorto è con noi e nella storia di questo nuovo anno la sua presenza amante è assicurata e sarà ininterrotta.
L’invito è a iniziare il nuovo anno ringraziando Dio e gli altri, le persone che ci stanno vicine, che ci vogliono bene, che si prendono cura di noi... consapevoli che tutta la nostra vita, fin da quando nasciamo, ha a che fare coi doni di Dio e con i doni di tante persone. Chi ama, chi ringrazia sa dare tempo, sa fermarsi per guardare e guardarsi. “Allora, ho riflettuto, dice Dio, io voglio regalare loro un’agenda, la mia agenda, piena di appuntamenti importanti. Ogni giorno un incontro con me... qualche minuto d’ebrezza nel grigiore del tempo, poiché io sono l’Eterno, colui che possiede il tempo. Ogni giorno dei lunghi momenti con la sposa o lo sposo, insieme con gli amici, con i figli... E’ deciso, dice Dio, offrirò loro la mia agenda perché, dal più grande al più piccolo, scoprano finalmente che solo il tempo passato ad amare è tempo guadagnato”.
Uno sguardo al futuro, uno sguardo di speranza
E’ vero, noi siamo “mortali”. Ma siamo anche, e soprattutto, “natali”. Perché il bambino non è ciò che siamo stati, ma ciò che dobbiamo diventare, ce lo insegna il Vangelo. Perché l’uomo non finisce mai di nascere: nasce di nuovo e nuovamente in ogni atto d’amore, in ogni atto di scelta libera e consapevole, in ogni atto di giustizia, di carità, di speranza. L’uomo non è nato e non nasce per morire, ma per incominciare, per ricominciare. Anche in un tempo così difficile come quello che stiamo vivendo...
“Siamo un po’ come Noè sull’arca. Come quando c’è stato il diluvio universale. Anche noi siamo su una zattera che ondeggia sotto gli urti della storia. E anche noi come Noè, ogni tanto usciamo sulla tolda per misurare con lo scandaglio la profondità delle acque: a che punto saranno arrivate? Però anche noi, come Noè, leviamo lo sguardo verso il cielo per vedere se, da qualche parte compare la calotta dell’arcobaleno. Ecco: tra diluvio e arcobaleno. Attenzione però, amici miei, dovremo essere i cantori dell’arcobaleno, coloro che scrutano l’arrivo della colomba mandata da Noè”.
(mons. Tonino Bello)
Cantori dell’arcobaleno, cantori e costruttori concreti, sapienti e audaci si speranza: ecco quello a cui sono chiamati i cristiani di oggi.
Uno sguardo alla Comunità pastorale
Sono parroco dal 1996, dopo aver vissuto bellissime esperienze, significative e diverse tra loro in tre parrocchie dell’hinterland milanese. Non ho mai rinunciato a dar vita a qualcosa di nuovo... anche se ora mi sento come se fossi tirato un po’ da tutte le parti... ma non rinuncio a cercare di essere segno di unità, condivisione e missione per la città di Gallarate. Da 8 anni sono responsabile della Comunità Pastorale “Maria Regina della Famiglia”.
C’è ancora oggi chi guarda alla comunità pastorale con occhi disincantati, chi con occhi disillusi, chi con occhiate negative, dentro uno stile conflittuale e di arroccamento difensivo e un po’ datato... e c’è chi guarda invece con sguardo luminoso, attento, positivo, lo sguardo di chi sa di essere chiamato a “sconfinare”, a non avere confini... C’è un disperato bisogno di sguardi così. Sguardi che diventano concretezza di azione, nonostante le difficoltà a camminare insieme.
E’ per non fermarsi, per non rimanere impantanati in inutili chiusure, per non fermare l’annuncio del Vangelo a tutti, che bisogna guardare avanti e camminare insieme.
Buon anno di cuore a tutti!
Vi auguro di avere la Forza per continuare.
Vi auguro la Pazienza per riprovare se qualcosa è andata in modo diverso da quello che volevate.
Vi auguro di avere la capacità di vedere la Bellezza dove altri non la vedono.
Vi auguro di avere sempre la Speranza di un nuovo sogno e la Costanza di inseguirlo.
Vi auguro di essere sempre occasioni di Dare e Condividere.
E la Saggezza di aspettarvi sempre il Meglio dal domani.
don Mauro