La festa di oggi ci viene presentata in tutta la sua grandezza dal Prefazio, dove la Chiesa benedice il Padre e gli dà testimonianza dicendo: “In Lei (Maria), primizia ed immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero di salvezza e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza. Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita”.
La Regina. In questo tempo estivo in cui molte sono le occasioni offerte all’uomo per alienarsi e cercare nel mondo la vita, ci viene fatto dono di questa festa che ci apre una finestra nel cielo e ci indica in modo pratico e concreto il vero fine del nostro vivere terreno.
Ecco dunque aprirsi “il Santuario di Dio nel cielo”: vediamo Cristo Gesù, “il più bello tra i figli dell’uomo”, e “alla destra la Regina in ori di Ofir”, la sua Vergine Madre. Non poteva conoscere corruzione la carne di colei che, “arca dell’alleanza”, aveva portato in grembo il Verbo di Dio e che non era stata neppure sfiorata dal peccato, né poteva restare nella tomba la madre di colui che era morto ma ora vive per sempre e ha potere sopra la morte e sopra gli inferi. Cristo, il Figlio di Maria, “è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”. “Primizia” significa il primo, l’iniziatore, colui che ha aperto la strada... e chi gli poteva venire dietro per prima se non colei per mezzo della quale era entrato nel mondo?
Primizia. Ora Maria, in anima e corpo, siede alla destra del Re quale “Regina in ori di Ofir”. E mentre contempliamo nella gloria Cristo risorto, primizia di coloro che sono morti”, guardiamo Maria nella gloria come “primizia” di “quelli che sono di Cristo”.
Anche Noi, per il Battesimo, siamo di Cristo e quindi nostro è quel cielo che oggi si apre per mostrarci “la Regina in ori di Ofir”. E’ vero che, a differenza di Maria, noi siamo nati nel peccato e, anche se rigenerati a vita nuova, la nostra carne in seguito ha conosciuto la debolezza del peccato, ma è altrettanto vero che, proprio per questo, la carne nostra dovrà passare attraverso la purificazione della corruzione del sepolcro, nell'attesa di riunirsi, nell'ultimo giorno, allo spirito ed entrare, trasformata, al seguito di Cristo, nella gloria eterna. Dunque, mentre contempliamo la Vergine Maria assunta nella gloria del cielo, siamo invitati a vedere in lei realizzato ciò che un giorno speriamo di essere anche noi. Forse non ci piace tanto il pensiero che il nostro corpo subirà la corruzione, ma ci consoli la speranza di poter, come Maria, sedere nella gloria ed essere tra le vergini compagne che, “guidate in gioia ed esultanza, entrano insieme nel palazzo del re”.
Ebbe fede. Affinchè queste considerazioni non rischino di diventare poesia, guardiamo brevemente ciò che ha fatto Maria la creatura più vicina a Cristo, quella che, come lui, ha meritato di seguirlo immediatamente in anima e corpo nel suo regno. Dice Elisabetta a Maria: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”; e Maria canta: “Dio ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Ecco le due virtù che hanno reso Maria “alta più che creatura” (Dante): la Fede e l’Umiltà. Fede totale in Dio per cui, come Abramo, “ebbe fede sperando contro ogni speranza” e fu tanto umile da svuotarsi da se stessa per diventare “piena di grazia”. Affinchè la festa di oggi porti in noi frutti di conversione e cominciamo a seguire Cristo, preghiamo la Vergine Regina di ottenerci dal Padre una fede a tutta prova e quell’umiltà che è indispensabile per assomigliare a Cristo, “il più bello tra i figli dell’uomo”.
Il vostro parroco, don Mauro