GIORNALINO INCONTRO N.4
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In Duomo si è svolto l’incontro tra 200 giovani provenienti dalla Lombardia che hanno dialogato, in 14 Tavoli tematici, con i 10 Vescovi alla guida delle altrettante Diocesi lombarde e 4 Ausiliari di Milano.
5 minuti di lettura
Generate scintille per cambiare il mondo
L’ardore che genera scintille capaci di accendere il grande fuoco, che indica vie da percorrere, che dice come diventare protagonisti del cambiamento anche nella Chiesa. In Duomo – nella Milano che teme le ormai consuete manifestazioni del sabato – non si urlano slogan, non si mostrano striscioni, non si protesta e non si pretende nulla, ma si scambiano opinioni, ci si ascolta vicendevolmente, si confrontano esperienze e speranze, sogni e modi possibili di realizzarli.
Insomma, si vuole davvero costruire il futuro attraverso un dialogo che mette, attorno a 14 tavoli tematici, circa 200 giovani provenienti da tutta la Lombardia e 14 vescovi, i 10 alla guida delle altrettante Diocesi della Regione ecclesiastica e 4 ausiliari di Milano.
Sono loro che hanno voluto l’incontro, affidandone la realizzazione a Odielle, organismo che riunisce gli Oratori delle Diocesi di Lombardia. È il momento tanto atteso di “Giovani e Vescovi”, preparato per 2 anni, in cui la pandemia ha costretto stare fermi, ma non a fermarsi, «permettendo – come nota don Stefano Guidi, referente di Odielle e direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi – di approfondire domande e aspettative, perché questo non è un punto di arrivo, ma un trampolino di lancio».
Sono presenti anche don Falabretti e don Marco Fusi, responsabili, rispettivamente, della Pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana e diocesana. La preghiera, i canti, l’invocazione dello Spirito, l’ascolto della Parola di Dio, precedono la breve riflessione con cui l’Arcivescovo, anche nella sua veste di Metropolita di Lombardia, apre questo inedito think tank allestito tra le navate laterali della Cattedrale, il tornacoro e il transetto
L’intervento dell’Arcivescovo
«Il messaggio è importante, bello e può indicare il cammino: il futuro che può seminare una speranza. Il messaggero è pieno di ardore e di buona volontà, ha un senso di responsabilità per il messaggio che porta e sente il desiderio di condividere questo messaggio.
Ma sembra che abbia smarrito l’indirizzo: a chi deve comunicare questo messaggio così ardente e necessario?», dice subito il vescovo Mario, utilizzando un’immagine che, come spiega, «può descrivere la situazione della Chiesa di oggi che ha un messaggio – il Vangelo -, che ha un ardore – il mandato -, ma non sa a chi portarlo, chi sia disposto ad accoglierlo, a chi mandarlo.
A chi? Per questo siamo qui, perché noi tutti vogliamo ragionare insieme per cercare il destinatario, per cercare come raggiungere i giovani, i vostri coetanei, e perché abbiamo un desiderio di felicità da condividere. Forse abbiamo dimenticato la lingua giusta, non abbiamo imparato abbastanza e voi siete con noi per collaborare, per dire che questa è la via su cui camminare: voi che rappresentate tanti giovani della Lombardia di cui portate la voce. Questo momento di grazia, in questo luogo così significativo, non vuole dire unicamente scambiarci qualche parere, ma – per quella operazione che solo lo Spirito può fare – generare scintille affinché il fuoco ardente ci accenda. Non siamo gente che scrive un documento, ma che condivide un ardore.
Ecco perché vi dò il benvenuto: noi Vescovi abbiamo desiderato questo incontro perché questo messaggio è un fuoco, questi messaggeri sono pieni di ardore e genereranno scintille».
Altre parole per dire quel messaggio che Papa Francesco rivolge da sempre ai giovani e che campeggia all’inizio del bel video realizzato per l’occasione e proiettato in Duomo: «Fate voi la vostra strada, siate giovani in cammino, aprite una strada concreta». E proprio al Papa nella sua Esortazione postsinodale al Sinodo dei Giovani, “Christus vivit’, infatti, si ispira la logica dell’incontro che si articola in 5 aree tematiche discusse ai Tavoli, anche in riferimento ad altri documenti come le Encicliche “Laudato si’ “ e “Fratelli Tutti”.
Gli affetti, la vita è il dono di sé, Riti, Intercultura, Ecologia, Vocazione e lavoro: questi i 5 “sentieri” su cui si dialoga per quasi 2 ore e mezzo. con la formula di un Vescovo, un moderatore, una ventina tra ragazzi e ragazze per ogni Tavolo. Monsignor Delpini, ad esempio, siede al Tavolo dei Riti, il vicario generale, monsignor Franco Agnesi nell’Intercultura, monsignor Luca Raimondi e monsignor Paolo Martinelli nell’Ecologia, monsignor Giuseppe Vegezzi al confronto su Vocazione e Lavoro.
Lo scopo, ovviamente, è portare di frutto, dando avvio a un itinerario di discernimento e avendo le giovani generazioni quali interlocutori privilegiati. Una scommessa vinta, come si rende evidente nella bella immagine di gruppo, con tutti i Vescovi e i giovani che, sorridenti, arrivano sul sagrato del Duomo inondato di sole primaverile, camminando, poi, insieme in modo del tutto informale, verso via Sant’Antonio dove si svolge il pranzo e si avvia la sessione pomeridiana.
La seconda Sessione
Aperta dalla restituzione sintetica delle 5 tematiche, proposta da altrettanti portavoce e accompagnata da alcune tavole a disegni, la seconda Sessione ha visto le conclusioni di monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano e incaricato della Pastorale Giovanile della Cel. «Grazie a tutti voi che avete accolto con entusiasmo e serietà l’invito che obbliga anche noi Vescovi alla stessa serietà e impegno.
Mi sembra di poter rileggere questo evento con la categoria della sinodalità che il Papa ci chiede. Oggi abbiamo avuto un momento vero di cammino sinodale che fa maturare in noi un atteggiamento di ascolto e di ricerca sapienziale.
Questo è autenticamente un atteggiamento sinodale ed è il bello della libertà e della storia. Il senso di questo incontro è ascoltare la voce dello Spirito che ci permette di scegliere la libertà, decidendo per la vita buona e il bene. La vita buona, infatti, non è tale per l’esecuzione di uno schema o di una regola fissa, ma è il coraggio di giocare insieme la vita, condividendo valori alla sequela del Signore.
Occorre comprendere caratteristiche e responsabilità di ognuno per capire ciò che ci chiede il Vangelo: noi vi ascoltiamo su ciò che ci sembra utile fare per le nostre Chiese e su quale orientamento vocazionale dare alle nostre e vostre vite.
Il Vangelo non ci chiede leggi schematiche o nascoste, ma di aprire il cuore condividendo quello che fa Dio che crea e ama. Chiede un atto di libertà che produce il sapere chi siamo e diventa identità. La logica di questa esperienza oscilla tra la realtà come dono e come compito, in una parola vocazione. Ma non è possibile elaborare una prospettiva vocazionale senza la decisione di chi sceglie: per questo serve la sinodalità». Evidente la domanda di fondo: come essere discepoli di Cristo oggi e come esserlo da giovani?, sottolinea monsignor Gervasoni che delinea alcune caratteristiche emerse nel dialogo «come la sensazione di una Chiesa per alcuni aliena nel senso di indifferente, la dimensione della globalità, la virtualità, la voglia di fare, la richiesta di eticità, la rivendicazione di un ruolo, la volontà di vivere esperienze comunitarie e di corresponsabilità». «Quello che oggi ci siamo detti, e che bisogna riprendere impostando linee formative delle nostre Pastorali giovanili, ci rende testimoni di Dio» in vista anche della Gmg di Lisbona del 2023. E, allora, perché non pensare anche a una sorta di «concilio dei giovani lombardi»?
La performance di Giacomo Poretti
Infine, la brillantissima e profonda la riflessione dell’attore Giacomo Poretti giocata nel richiamo all’anima, attraverso ricordi personali e la realtà quotidiana di tutti, oppressi da password dimenticate, account, acquisti on line, elettrodomestici e algoritmi intelligenti. «L’anima sembra la cosa più antimoderna che esista, ma poi ho avuto quasi tenerezza per questa parola gentile e leggera, persa tra tante parole sguaiate, per questa cosa che non si vede, che non si fa importunare da un selfie, ma che, se la frequenti, non ti lascia più. Proprio perché l’uomo può sempre superare infintamente se stesso». Da qui anche la lettura di un’ immaginaria lettera scritta dal noto attore e autore al proprio cuore.
di Annamaria BRACCINI
Fonte: chiesadimilano
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Il cardinale Delpini ci esorta nell'omelia fatta l'8 settembre scorso a "non temere di essere pietre vive" e ci invita con questa lettera ad affrontare il nuovo anno pastorale nella direzione di "una Chiesa unita, libera, lieta".
Tempo di lettura: 6 minuti
Non temere! Chiamati per rivelare il nome del Salvatore.
1. Non temere, Giuseppe, figlio di Davide!
Non temere, Giuseppe! Il progetto del Dio dei nostri padri di salvare il suo popolo non si realizza con l’irruzione di una potenza superiore che frantuma il progetto coltivato nella tua giovinezza, che mette fine al sogno d’amore che rende attraente il tuo futuro. Non temere Giuseppe, non tirarti indietro, non pensare pensieri sbagliati, non prendere decisioni rinunciatarie!
Non temere, Giuseppe! Non accontentarti di una vita pensata come una sistemazione nell’anonimato di una vita qualsiasi, in un paese qualsiasi, per coltivare la speranza di Israele come una vaga promessa di un futuro promettente per altri, per chi sa chi!
Oggi per te si compie la promessa! Oggi con te il Dio dei nostri padri compie il suo disegno di salvezza. Oggi l’angelo di Dio ti chiama per dare al figlio che nasce da Maria il nome che ne indica la missione! Oggi è il giorno della tua vocazione.
2. Non temete, fratelli ammessi tra i candidati all’ordine sacro.
Voi che esprimete pubblicamente la vostra disponibilità per essere chiamati al ministero presbiterale e diaconale siete oggi accompagnati da segni di festa e di incoraggiamento, forse anche di ammirazione e di simpatia. Intravedete però che il ministero per il quale siete disponibili non sarà una garanzia di successo e di popolarità, non sarà una letizia assicurata come pacifico possesso. Voi infatti forse avvertite che anche tra i consacrati sono stati seminati dal maligno il malumore e il risentimento, la frustrazione e lo scoraggiamento.
Viene però l’angelo del Signore per annunciarvi la parola del Signore e vi dice: non temete, voi che siete chiamati a ricordare a questa generazione l’unico nome sotto il cielo in cui possiamo essere salvati. Non temete di dire Gesù.
Se vi dicono: ormai il vostro tempo è passato, questo tempo non ha più bisogno di voi e di Gesù perché si è accomodato nella disperazione, voi non temete di annunciare che Gesù vuole salvare anche questo tempo dai peccati e rendere possibile la gioia e la speranza.
Se vi dicono: siete rimasti in pochi, la vostra presenza nella società è irrilevante, le discussioni che si scatenano anche tra voi dimostrano che neppure voi sapete che cosa fare e dove andare, non temete di testimoniare che la vostra strada è quella di Gesù, che quello che sperate è di condividere la vita, la compassione, il servizio e persino la morte di Gesù per entrare con lui nella gloria della risurrezione.
Se vi dicono: i giovani e i ragazzi d’oggi vivono in un altro mondo in cui la vostra fede, la vostra morale, i vostri riti risuonano come una stranezza esotica, non temete di offrire la vostra testimonianza che la vita è una vocazione, che la coerenza è un motivo di fierezza, che la celebrazione dei santi misteri è il principio di un umanesimo sempre nuovo, sempre fiducioso.
3. Non temere, santa Chiesa di Dio che sei in Milano.
Mentre si avvia questo nuovo anno pastorale, ancora segnato dall’incertezza e dall’inquietudine per la pandemia che ci ha duramente colpito, anche a tutti noi l’angelo del Signore annuncia: non temere, santa Chiesa di Dio che sei in Milano!
Non temere la tristezza, non temere la solitudine, non temere lo smarrimento, non temere la costatazione che il gregge si sia disperso, che risorse e forze siano diminuite. Non temere! Sii lieta!
La tua gioia, infatti, viene dal Signore e dall’amicizia con lui, dalle sue confidenze: queste cose vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Non temere, continua a lodare il Signore fin dal mattino, continua a ringraziare il Signore, ogni sera. Se c’è tristezza nella Chiesa, deriva forse da uno zelo senza preghiera, da un affaticarsi senza rimanere in Gesù come il tralcio nella vite. Chiedo a tutti i fedeli, chiedo a tutti i consacrati, chiedo ai nonni e ai genitori di pregare e di insegnare a pregare perché tutti possano attingere alla fonte della gioia che non delude, perché è una fonte zampillante per la vita eterna.
Mentre si avvia questo anno pastorale in un contesto di frenesia per la ripresa, di comunicazioni selezionate per occultare le radici profonde dei drammi del nostro tempo, non temere, santa Chiesa di Dio, di annunciare che la buona notizia del Salvatore non è una generica astrazione, ma è il vangelo della famiglia, il vangelo della vocazione, il vangelo della vita eterna. Non temere di essere libera, anche a costo di essere impopolare per seguire il tuo Signore che non ha cercato la gloria del mondo ma la fedeltà a Colui che lo ha mandato.
Mentre si avvia questo anno pastorale con il proposito che la sinodalità non sia uno slogan di moda, non sia una produzione di carte e un logoramento di riunioni, ma la condivisione delle responsabilità per la missione, non temere, santa Chiesa di Dio, di creare occasioni e contesti per l’ascolto. Non temere di dare parola a tutti, uomini e donne, giovani e adulti, italiani e fedeli di ogni paese. Non temere di accogliere il dono dello Spirito che raduna i molti perché siano una cosa sola. Il Padre ascolta la preghiera del Figlio: che siano una cosa sola. Possiamo quindi avere fiducia che anche la preghiera nostra sia esaudita. “Dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito” (Preghiera Eucaristica III). L’unità dei credenti è frutto della docilità piuttosto che dell’organizzazione: impariamo ancora a pregare! L’unità nella pluralità implica la stima vicendevole: abbiamo bisogno di esercizi di conoscenza reciproca per rendere grazie al Signore che ci chiama a essere fratelli e sorelle tutti. L’unità della Chiesa è l’umile, imperfetto servizio alla speranza che l’umanità non è condannata all’ostilità, ma è chiamata alla pace e noi, così imperfetti e inadeguati come siamo abbiamo la missione di annunciare la convocazione escatologica di tutti i popoli, nazioni e lingue. Continuiamo con pazienza, fiducia, umiltà a costruire comunità in cui si viva la carità e si offra a tutti la parola che convoca i fratelli e le sorelle di ogni chiesa, di ogni comunità di ogni popolo intorno all’unico Signore.
Mentre si avvia il nuovo anno pastorale vorrei essere anch’io un angelo del Signore per dire ancora a tutti: non temete. Non temete di farvi avanti per la vocazione ad essere ministri ordinati. Non temete di essere pietre vive perché la nostra Chiesa sia unita, libera, lieta.
Arcivescovo Mario Delpini
Solennità della Natività della B.V. Maria
Celebrazione Eucaristica - omelia
Milano, Duomo - 8 settembre 2021
(articolo estratto da "Incontro" n.4 - 2021)
Cinque serate proposte dall'Azione Cattolica diocesana presso il nostro Santuario. Chiara Zambon ci illustra perché non possiamo perdercele!
Tempo di lettura: 5 minuti
Ci nutriamo anche di parole. Però lo sappiamo bene: è diverso, c’è un gusto diverso se mangiamo da soli oppure in compagnia! La nostra fede si nutre della Parola, e del suo ascolto insieme. Nel banchetto e nella festa per eccellenza, l’Eucarestia, il cammino personale e comunitario è infatti sostenuto sia dal Pane che dalla Parola.
Ne va del nostro corpo, e del nostro corpo ecclesiale. La tradizione ci ha consegnato anche un altro momento privilegiato in cui gustare insieme, come popolo, questo nutrimento antico e sempre nuovo: è la Lectio divina comunitaria, un metodo intenso, un contesto favorevole perché lo Spirito soffiando forte dispieghi nel cuore la forza della Parola, perché la nostra sensibilità spirituale ed ecclesiale si affini, si arricchisca, si converta.
Le cinque serate proposte dall’Azione Cattolica diocesana, e organizzate ogni anno anche nel nostro Decanato, proprio nel Santuario di Madonna in Campagna, vogliono essere innanzitutto dei momenti di preghiera, degli esercizi per plasmare il cuore sulla sua Parola, per sentirci sostenuti e accompagnati nelle sfide e nel discernimento nella vita quotidiana; la Bibbia non ci dice per filo e per segno “cosa fare”, nelle varie situazioni della vita, ma sicuramente orienta la nostra coscienza, le dà piano piano quella forma per fare un buon discernimento nella realtà di tutti i giorni.
Sperimentiamo, nel tempo, che l’ascolto assiduo della Parola è come un’onda positiva che investe tutto noi stessi, non solo i pensieri ma anche i nostri sentimenti, il nostro corpo... perché tutto sia orientato a Gesù, perché tutto ciò che facciamo sia guidato dall’amore e non da altro.
In un clima orante e insieme di fraternità, anche quest’anno dunque ci accosteremo ad alcuni passi del Vangelo accompagnati da diverse voci del nostro territorio:
don Mario Antonelli (Vicario per l’Evangelizzazione della nostra Diocesi) il 28 ottobre; Suor Cristina Merli (Direttrice della comunità salesiana in MIC) il 25 novembre; don Mattia Colombo (docente in Seminario e collaboratore festivo ad Albizzate), il 20 gennaio; la dott.ssa Maura Bertini (medico in ospedale a Gallarate, membro del gruppo teologico di AC) il 24 febbraio; don Fabio Stevenazzi (prete a Gallarate e medico) il 21 aprile.
Dopo la proclamazione della Parola, i predicatori o predicatrici commentano il testo, secondo il metodo della lettura profonda (ecco da dove attinge il termine “Lectio”) e offrono spunti di meditazione che evidenzino il nesso circolare tra la fede e la vita.
Dopo una decina di minuti di silenzio, accompagnati dalla bellezza della musica classica offertaci da un professionista, c’è una restituzione fraterna sottoforma di invocazioni.
Tutti si sentano invitati a cibarsi della Parola anche in queste belle occasioni di preghiera e di condivisione, perché da questo ascolto possiamo crescere come Chiesa e nella costruzione di un sentire comune, dentro a belle relazioni. E perché la Parola ci riconsegni a noi stessi con tante energie nuove, e tanti frutti di speranza.
Chiara Zambon
Responsabile Unitaria AC di decanato
Con il quarto numero di Incontro inauguriamo un modo nuovo di leggere il nostro giornalino. Vi riproporremo gli articoli per una lettura rapida che sia d'aiuto a stimolare una riflessione, una maggiore conoscenza della vita della nostra comunità e facili da condividere con i propri amici.
Partiremo venerdì 5 novembre!
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