Avvisi e calendario domenica 11 Febbraio 2018

SOLIDARIETA’ CERCASI

Carissimi parrocchiani, dopo la Festa della Famiglia (28 gennaio) e quella della Giornata per la Vita (4 febbraio), eccoci oggi alla Giornata della Solidarietà (11 febbraio) e la XXVI Giornata del malato. Che cosa significa parlare oggi di solidarietà? La domanda non è superflua in quanto il vero rischio è che solidarietàresti
parola generica e ininfluente sul versante della vita sociale. Non dobbiamo invece dimenticare che la solidarietà è uno stile del cristiano ed emerge nelle scelte concrete di ogni giorno. Quest’anno siamo invitati a concentrare l’attenzione sui più piccoli chiedendoci: come educare i bimbi e i ragazzi alla solidarietà?Vi consegno questa mail: “Cari mamma e papà, vorrei raccontarvi una cosa che mi è accaduta oggi a scuola. All’intervallo ho visto che Marco piangeva e così gli ho chiesto: “che cosa c’è che non va?”. Marco non voleva dirmi il perché del suo dolore. All’inizio mi ha detto che era solo un po’ triste perché il suo gatto non sta bene. Siccome sono stato più volte a casa di Marco e non ho mai visto un gatto ed essendo la sua casa abbastanza piccina e senza giardino o balcone, mi sono permesso di replicare: “mi spiace tanto, tra l’altro non sapevo nemmeno che tu avessi un gatto”. A quel punto Marco è crollato e con le lacrime agli occhi mi ha raccontato la verità. Suo papà è stato licenziato e la ditta dove lavorava sta chiudendo. Il problema che anche sua mamma già da qualche mese è rimasta senza lavoro. Lui è giù di morale e dice che in casa regna una grande preoccupazione. Sono rimasto senza parole. Avrei voluto poter dire di non preoccuparsi perché tanto suo padre avrebbe trovato un nuovo posto di lavoro, ma non l’ho fatto perché so che sono tempi difficili e in classe abbiamo altri compagni con i loro genitori in condizioni simili. Anche il papà di Claudia è senza lavoro e la mamma di Francesca è in cassa integrazione. Mentre tornavo a casa continuavo a pensare alle parole del mio amico Marco e mi chiedevo: “cosa si può fare per lui e la sua famiglia?” Siccome non potevo parlare con voi, oggi pomeriggio, quando sono andato in oratorio per il catechismo ho visto il don e ho raccontato a lui la storia di Marco. Una cosa concreta l’ho scoperta: il Cardinal Tettamanzi per venire incontro a questa situazione ha messo in piedi una cosa che si chiama Fondo famiglia Lavoro. Non ho capito bene come funziona, ma se il papà o la mamma di Marco andranno a parlare col don lui gli spiegherà meglio il tutto. Di fatto è un aiuto economico che la Chiesa ha pensato per le persone che a causa della crisi sono in difficoltà. È una cosa bella e domani la dirò subito a Marco. Io sono fortunato perché provengo da una famiglia dove c’è lavoro e non ho mai riflettuto prima d’oggi su come deve essere vivere con la paura di non avere i soldi per mangiare comprarsi i vestiti e tutto il resto. Il don mi ha detto di stare vicino a Marco e di condividere con lui qualcosa di mio. Ho deciso che domani gli offrirò la merenda. L’ho già detto alla nonna che mi ha detto di non preoccuparmi che ci penserà lei a mettermi nello zaino la merenda sia per me che per Marco. Voi come state? Vi immagino felici nella meritata crociera per il vostro anniversario di matrimoni. Spero torniate presto mi mancate tanto. Inoltre è più bello dire le cose a voce che tramite mail.” A prestissimo (vostro Luca)
Nella mail che ho riportato come occasione di riflessione si vede come un ragazzo viene toccato da quello che vive un suo compagno di classe. Luca, grazie al colloquio col prete dell’oratorio scopre che la Chiesa Ambrosiana si sta impegnando concretamente nella promozione della solidarietà attraverso il Fondo Famiglia Lavoro. Ma per ogni personaresta decisivo l’interrogativo: io che cosa posso fare?È una domanda che va contestualizzata nel tempo presente dove quello di cui si parla nella mail accade non così raramente: la perdita del posto di lavoro con tutte le ricadute personali e famigliari. Per tali ragioni oggila solidarietà è ancora più urgente e tutti sono chiamati a viverla nella misura in cui ciò è possibile, recuperando la centralità delle relazioni in uno stile il più possibile di gratuito aiuto reciproco.La solidarietà si gioca anzitutto nei legami di prossimità,nella capacità di vedere gli altri e i loro bisogni prendendosene carico sentendosi tutti responsabili di tutti. In ogni caso resta decisivol’esempio della famiglia e della Parrocchia.

don Mauro

20180211AvvisiNew

Avvisi e calendario domenica 04 Febbraio 2018

IL VANGELO DELLA VITA, GIOIA PER IL MONDO

Oggi la 40a Giornata Nazionale in difesa della vita. “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. E’ un’affermazione di papa Francesco, che apre il capitolo quinto dell’Amori Laetitia ad introdurci nella celebrazione della Giornata della vita 2018. La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio e compito affidato all’uomo; dono di Dio in quanto legato alla stessa rivelazione cristiana, compito poiché ne richiede la responsabilità. Ecco allora che le Comunità cristiane sono interpellate anzitutto sulla loro capacità di trasmettere un senso positivo delvivere, aperto al futuro, innamorato della vita, fattivamente speranzoso nella capacità umana di aprire un buon domani per tutti. È fondamentale avere a cuore le relazioni con tutti, farsi vicini a chi si affaccia alle soglie della Chiesa, dell’Oratorio della Parrocchia, offrendo un clima di apertura e cordialità. La vitalità e la bellezza dei legami necessita anche di luoghi concreti per esprimersi ed essere percepita così che sia intuita la novità di vita aperta al Vangelo. In occasione della Giornata per la Vita è bene che come Comunità si rifletta su quanto i luoghi educativi(oratorio, scuola dell’infanzia, luoghi dello sport, attività di animazione parrocchiale caritativa e altro…) sappiano favorire la crescita dei piccoli e trasmettere il senso evangelico di una vita bella e promettente perché sostenuta dalla vicinanza di Dio. Oggi, dobbiamo soprattutto comprendere che la prima via della carità e dell’amore cristiano è l’amore della vita. Se noi non cominciamo ad amare la vita, non sappiamo dare “sapore” a questa terra. Se non amiamo la vita, che cosa mai potremmo illuminare? Se ci guardiamo attorno, vediamo che la vita non è amata; è temuta, è minacciata, è insidiata, ossessivamente cercata
e vigliaccamente respinta. Che cos’è la vita? Sono diverse le risposte a questa domanda. Se però si crede che c’è un “Redentore”della vita, se si sa che Dio ama gli uomini, allora la vita è sempre e comunque, al di là di tutto e nonostante tutto, l’occasione per conoscere la comunione che Dio stabilisce con noi; è sempre, nonostante tutto, il percorso verso la piena rivelazione della vita, verso la piena esperienza del bene immenso di Dio, verso la piena partecipazione alla libertà perfetta di Dio. Allora non possiamo non guardare stupiti alla vita, non possiamo non capire che, se è un bene grande, la vita è la condizione, l’occasione della vera fede! Non diamo nulla per scontato, amici, e in questa giornata proviamo tuttia dare risposta a questi interrogativi: “Che cos’è la vita? Quando c’è la vita? Come conservarla?”.

 

don Mauro

20180204AvvisiNew

Avvisi e calendario domenica 28 Gennaio 2018

LA FESTA DELLA FAMIGLIA

Carissimi parrocchiani, la festa della Santa Famiglia mette davanti agli occhi l’esempio dell’amore che si dona e si diffonde. La famiglia vive oggi momenti di difficoltà e spesso di disgregazione. Mai come oggi si avverte la necessità di modelli positiviper le relazioni familiari. Il “segno” della Famiglia di Nazareth, nella ”sua semplicità e nella sua forza, ci invita al mistero della vita che non è prodotto dei nostri sforzi, ma che è anzitutto donoe capacità di ascolto. La Famiglia di Nazareth consegna al credente un messaggio importante: obbedienza e libertànon sono in contraddizione,ma danno compiutezza e maturitàad una vita di relazioni in una comunità. L’obbedienza è la forma dell’appartenenza, là dove la libertà non è capriccio ma dono di sé all’altro. E la famiglia è la prima comunità nella quale è possibile apprendere e vivere questa verità. Ma procediamo per gradi: la famiglia oggi è in crisi perché mancano certezze, mancano regole. Ci si lascia prendere da mille cose e si trascurano i rapporti tra genitori e figli, nonni e nipoti, marito e moglie. Si pensa alla palestra, alle vacanze, agli amici e ci si dimentica di Dio, si ha tempo o si cerca di avere tempo per tutto, ma non si ha mai tempo per ascoltare Dio che parla al nostro cuore, che ci guida per il giusto sentiero. Facciamo spazio a Dio nella nostra vita, nelle nostre famiglie, così come Maria e Giuseppe. I giovani, che si preparano a formare una famiglia, mettano Cristo al centro della loro vita di coppia che comporta un impegno per tutta la vita fatta di comunione e di ideali, di principi morali indispensabili per l’educazione dei figli. Nell’Eucaristia odierna, al momento della “colletta” chiederemo a Dio di far fiorire nelle nostre famiglie le stesse virtù della Famiglia di Nazareth; Dio certamente ci esaudirà, ma solo se noi facciamo la nostra parte, se ragioniamo con la mente di Dio.
Facciamo spazio a Gesù nelle nostre famiglie! Gesù, Maria e Giuseppe sono persone amate da Dio e che amano Dio in tutte le situazioni della vita, anche le più dolorose. Testimoniano con la loro vita che sempre Dio sostiene, incoraggia, aiuta a perseverare e ad essere fedeli. Con la Chiesa oggi dobbiamo rendere grazie al Padreper aver donato al mondo questa stupenda famiglia. Al contempo siamo chiamati ad imparare da Gesù, Maria e Giuseppe a ringraziare Dio pere inogni attimo di vita. Sia che in famiglia viva, al di là e nonostante le inevitabili prove, un clima di comunione, di servizio, di reciproco aiuto di amore; sia che sperimenti un infinito scarto tra l’esperienza concreta e i valori in cui – nonostante tutto e sorretto dalla preghiera – non cessa di sperare. Guardando alla famiglia di Nazareth è bene che ciascuno si interroghi se si impegna veramente, e come, a vivere la propria realtà familiare. Maria e Giuseppe sono docilie obbedientialla volontà del Signore; anche se non è sempre facile, o scontato… E il segreto che continuamente tentano di svelare ai cristiani di ogni tempo, è semplicissimo: “vivere in costante dialogo con Dio, in continuo ascolto della sua Paro dialogo con Dio, in continuo ascolto della sua Parola e in la e in confronto sincera con essa”. È questa la sfida quotidiana per ogni credente! . Ma in che misura la si accoglie e la si vive? Care famiglie, il rimedio è quello; non può essere un altro: l’esempio della Sacra Famiglia è e può essere il modello di ogni famiglia!

 

don Mauro

20180128AvvisiNew

Settimana Dell' Educazione

Ecco tutte le proposte per la settimana dell'#educazione. Dalla #testimonianza, al #teatro alla festa della #famiglia e di #donBosco, ad un incontro sui #SocialMediaChiara Papaleo Fabio Parolini Lucia Brasca Fma #vedraichebello FOM - Fondazione Oratori Milanesi.

settimana dell'educazioneok

Avvisi e calendario domenica 21 Gennaio 2018

LA COMUNITA’ ADULTA EDUCANTE

In vista della prossima Settimana dell’educazione (24-31 gennaio), è utile recuperare il significato di alcune parole particolarmente
importanti. Quando parliamo di Comunità educante a chi ci stiamo riferendo? Nel vissuto quotidiano è immediato pensare all’insieme degli operatori pastorali dell’oratorio. Non è sbagliato, purché non si perda la consapevolezza che chi si dedica all’azione educativa può farlo solo se inserito in un vissuto ecclesiale vivo.
Occorre andare oltre un’idea unicamente organizzativa della Chiesa e sentirsi inseriti nella richiesta del nostro Arcivescovo Mario: recuperare il desiderio di iniziare subito il Regno di Dio. Quando parliamo di Comunità educante vogliamo quindi riferirci alla Chiesa nel suo mistero e nella sua missione, visibili oggi in
una Comunità concreta, fatta di uomini e di donne, bambini, giovani, anziani che amano, sperano, soffrono, in un particolare territorio. È una Comunità viva e cosciente di sé, che cammina con la cintura ai fianchi e il bastone in mano, pronta ad uscire perannunciare e vivere il Vangelo della gioia.Soltanto una Comunità che alimenta il desiderio missionario, può generare un’azione educativa vera e seria.Come ci ha insegnato il card. Martini, il vero credente non si esonera mai dalla responsabilità educativa. È un’affermazione forte che ci ricorda che, in quanto adulti, siamo sempre chiamati alla responsabilità e alla relazione educativa con i ragazzi in crescita. L’incontro con i ragazzi e i giovani ci provoca ad assumere peculiari responsabilità umane e sociali, soprattutto oggi che viviamo un contesto culturale in cui spesso sono proprio gli adulti a voler fuggire dalla loro condizione di maturità. In questo senso, la prima preoccupazione di una Comunità educante non è di formare, ma di formarsi! È inoltre bene ricordare che una Comunità può dirsi educante se sa riconoscere l’azione educativa del Padre verso di essa. Una Comunità deve quindi mantenere vivo il desiderio di incontrare la Parola del Vangelo, per rintracciare e assimilare lo stile educativo di Gesù, senza dimenticare la centralità di un vissuto fraterno intenso e l’acquisizione di nuove competenze pedagogiche specifiche necessarie per affrontare la complessità dei bisogni educativi di oggi. La settimana dell’educazione va colta quindi come l’occasione per rinnovare insieme la coscienza di essere educatori in quanto adulti credenti.

don Stefano Guidi
Direttore Fom
Responsabile del Servizio per l’Oratorio e lo Sport
Arcidiocesi di Milano

20180121AvvisiNew

Avvisi e calendario domenica 14 gennaio 2018

IL SINODO MINORE

Oggi, si apre ufficialmente il Sinodo minore “Chiesa dalle genti”. E’ la prima convocazione con una celebrazione nella basilica di Sant'Ambrogio presieduta dall'Arcivescovo Monsignor Mario Delpini.

Un’icona biblica accompagna il cammino di questo Sinodo: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” (Gv. 12,32).

Verrà consegnato a tutta la diocesi un testo che permetterà l’avvio del Sinodo. Poi ci sarà un confronto e un ascolto che permetterà man mano di raccogliere ciò che il popolo di Dio sta vivendo riguardo al tema delle immigrazioni e soprattutto della “Chiesa dalle genti”.

Il testo verrà consegnato in modo ufficiale ai membri del consiglio presbiterale e pastorale diocesani, ai decani e ai consigli pastorali decanali, ma sono pure stati invitati i rappresentanti dei consigli pastorali parrocchiali.

Il documento anzitutto ha una valenza teologica, ricordandoci che effettivamente c’è un disegno universale che noi abbiamo visto in Gesù Cristo, ma anche dalla creazione e dalla raccolta dei popoli dentro cui la Chiesa si colloca dando testimonianza.

Lo sfondo teologico è il contesto giusto per leggere la trasformazione che va inquadrata, ed è il secondo punto, quindi l’aspetto più culturale e antropologico, perché comprende anche le fatiche che facciamo e le paure che abbiamo, fino ad arrivare al momento pastorale vero e proprio, che sta a cuore al Sinodo.

Si tratta di capire come cambia la Chiesa, questa “Chiesa dalle genti”, anzitutto imparando a condividere la nostra fede con i migranti cattolici che arrivano da noi, quindi come cambia anche la pastorale e gli oratori. Cambia anche l’ecumenismo, perché oggi abbiamo tanti ortodossi nelle chiese parrocchiali: con loro non si tratta semplicemente di condividere servizi e prestazioni, piuttosto dobbiamo chiederci come questo interroga la nostra fede e ci rende più maturi come cristiani cattolici. C’è molta attesa!

Come dice il testo, il cambiamento culturale ci interroga al di là dei migranti, per cui l’occasione del confronto sul fenomeno dell’immigrazione diventa il luogo per trarre energie per capire come rimanere cattolici ambrosiani nel momento in cui la cultura rende difficile la traduzione della fede anche ai nostri figli e alle nuove generazioni.

Oggi la trasmissione della fede è diventata faticosa. Il Sinodo è quindi l’occasione, da parte di tutti, per imparare la speranza, respirare speranza e trasmettere speranza.

Per questo Sinodo è stato scelto anche un simbolo una croce perché da una parte ci si vuole ritrovare come termine del Sinodo minore, nella festa di San Carlo, girando la diocesi con la croce, proprio per segnare questa attrazione della croce di Cristo che chiama a se tutte le genti. Dall'altra perché la croce è realizzata attraverso l’innesto di cinque tavole di legno che vengono dai cinque continenti per significare l’idea che la Chiesa raccoglie genti da tutta la terra.

Monsignor Luca Bressan

20180114New

Avvisi e calendario domenica 07 Gennaio 2018

IL BATTESIMO DI GESU’

Carissimi parrocchiani, l’odierna festa, che chiude il tempo di Natale, ci offre l’opportunità di recarci, simbolicamente – come ideali pellegrini – sulle rive del Giordano per partecipare ad un misterioso evento: il Battesimo di Gesù e la sua Manifestazione.Gesù, infatti, si rivela come il Cristo, il Figlio Unigenito. Il Battesimo è il dono della vita. Certamente questo dono deve essere accoltoe vissuto. Un dono di amicizia implica un “sì” all’amico e implica un “no” a quanto non è compatibile con questa amicizia, a quanto è incompatibile con la vita della Famiglia di Dio, con la vita vera in Cristo. Abbiamo bisogno di recuperare, a partire dalla Liturgia della Parola di questa solennità, la dimensione profeticae missionariadel nostro battesimo. Qual è il nostro posto nella Chiesa? Ci sentiamo parte di un corpo vivo? Nel Battesimo siamo adottati dal Padre Celeste, ma in questa famiglia che Egli costituisce c’è anche una madre, la madre Chiesa. L’uomo non può
avere Dio come Padre, dicevano gli antichi scrittori cristiani, se non ha anche la Chiesa come Madre. Dunque, il cristianesimo non è una realtà solo spirituale, individuale; una semplice decisione soggettiva che io prendo, ma è qualcosa di reale,di concreto, potremmo dire qualcosa di materiale. La Famiglia di Dio si costruisce nella realtà concreta della Chiesa. L’adozione a figli di Dio, è contemporaneamente assunta “nella” famiglia della Chiesa, inserimento come fratelli e sorelle nella grande famiglia dei Cristiani. E solo se, in quanto figli di Dio, ci inseriamo come fratelli e sorelle nella realtà della Chiesa, possiamo dire “Padre nostro” al nostro Padre Celeste. Questa preghiera suppone sempre il “noi”della famiglia di Dio. Se il dono del Battesimo segna in noi l’inizio della vita nuova secondo lo Spirito di Cristo, quali sono i frutti di questo sacramento nella nostra storia quotidiana? Nel Battesimo non agiamo solo noi col desiderio di essere lavati e con la preghiera di ottenere il perdono. Nel Battesimo agisce Dio stesso, agisce Gesùmediante lo Spirito Santo. Dio agisce, è presente qui, oggi,attraverso
il fuoco dello Spirito Santo. Ma non agisce in modo magico; agisce solo con la nostra libertà! Non possiamo rinunciare alla nostra libertà. Dio interpella la nostra libertà,ci aiuta a cooperare con il fuoco dello Spirito Santo. Queste due cose debbono sempre andare insieme. Il Battesimo rimarrà per tutta la vita dono di Dio,il Quale ha messo il Suo “sigillo”su di noi. Ma sarà poi la nostra cooperazione, la disponibilità della nostra libertà a dire quel “sì”che rende efficace l’azione divina.
Ci ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica ai numeri 1253 – 1255: “Il Battesimo è il sacramento della fede. La fede pe l Battesimo è il sacramento della fede. La fede però ha bisogno della ò ha bisogno della Comunità dei credenti. È soltanto nella fede della Comunità dei credenti. È soltanto nella fede della Chiesa che ogni fedele Chiesa che ogni fedele può credere. può credere.La fede richiesta per il Battesimo non è una fede La fede richiesta per il Battesimo non è una fede perfetta e erfetta e matura, ma un inizio che deve svilupparsi matura, ma un inizio che deve svilupparsi ma un inizio che deve svilupparsi… il Battesimo è l … il Battesimo è la sorgente a sorgente della vita nuova in Cristo, dalla quale fluisce l’intera vita cristiana. ntera vita cristiana. Perché la grazia battesimale possa svilupparsi è importante l’aiuto dei Genitori. Questo è pure il ruolo del Padrino e della Madrina, che devono essere dei credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel cammino della vita cristiana il neo – vita cristiana il neo –battezzato battezzato battezzato…” Troviamo oggi il tempo di lasciarsi interpellare da queste domande: Che cosa ne ho fatto del mio Battesimo? Vivo coerentemente al dono della vita ricevuto? Ci sentiamo figli dello stesso Padre?

don Mauro

20180107_avvisiNew

CAPODANNO 2018

MENU’ ADULTI
• ANTIPASTO
• PRIMO
• COTECHINO CON LE LENTICCHIE
• PANETTONE/PANDORO CON SPUMANTE
€uro 15.00
MENU’ RAGAZZI (6 – 15 anni)
• PRIMO
• BISTECCA ALLA MILANESE
• PANETTONE/PANDORO
€uro 10.00
N.B. BEVANDE ESCLUSE

CAPODANNO 2018

Avvisi e calendario domenica 24 Dicembre 2017

IL CANTICO DEI PASTORI.
NATALE, TESTIMONIANZA DA OFFRIRE

Nel mio presepe quest’anno non ho costruito colline né disegnato cieli stellati, non ho messo statuine d’arte né meccanismi portentosi che muovono braccia di fabbri, accendono luci, trascinano pecore verso la grotta di Betlemme. Quest’anno il mio presepe è fatto di musica e parola, è un presepe di cantici. Se potete fare silenzio e vi ponete in ascolto, riuscirete forse a sentire anche a casa vostra il cantico dei pastori del mio presepe. Il cantico dei pastori è testimonianza. Non abbiamo meriti, non abbiamo sapienza, non abbiamo mandato. Abbiamo visto e rendiamo testimonianza. Siamo stati disturbati nella notte e invitati a partire: ma vi diciamo che ne valeva la pena. L’umiltà del Bambino incoraggia anche noi che non valiamo niente e non godiamo di nessun prestigio a dire una parola,
a contagiare con la gioia, a invitare al cammino. Siamo testimoni: non attiriamo l’attenzione su noi stessi, ma siamo lieti che anche voi andiate fin là, dove c’è il motivo della nostra letizia. Siamo testimoni: dobbiamo dire semplicemente quello che abbiamo visto e nessun complicato ragionamento, nessun
disprezzo che ci mette in ridicolo, nessuna minaccia che ci vuole zittire, nulla può convincerci a tacere quello che ci è stato donato. Siamo stati amati. Proprio noi, povera gente da nulla, siamo stati amati e quel bambino ci ha resi capaci di amare. Di questo diamo testimonianza. I pastori sono testimoni e il loro cantico condivide la sorpresa, l’esperienza e il suo frutto.

mons. Mario Delpini
Arcivescovo di Milano

20171224_avvisiNew

Avvisi e calendario domenica 17 Dicembre 2017

NATALE DONO D’AMORE

L’odio tra gli uomini, purtroppo, è un fatto di sempre. Il libro della Genesi, a partire dal tipico esempio di Caino e Abele, ne registra la presenza devastatrice fin dalla prima generazione umana. Ieri gli orrori di Auschwitz, poi il dramma del Kosovo, del Ruanda, dell’Iraq, della Libia e della Siria, del Venezuela, di Hamas nella striscia di Gaza… nel clima concitato di insidiosi sondaggi dai quali risulta che molti italiani vorrebbero che i profughi non fossero accolti e che gli immigrati fossero espulsi. Siamo quasi in clima di guerra, condizionati da una cultura della “emergenza” che detta forme di chiusura e di
rifiuto per il “diverso”. La tristezza, poi, cresce, quando sentiamo espressioni come queste, magari sul piazzale della chiesa, all’uscita della Messa domenicale: “Io non provo odio per nessuno! Io non sono razzista… ma immigrati e zingari, quelli li dovrebbero cacciar via. Disturbano, scippano, uccidono, vengono a rubarci il lavoro…”. Chi pronuncia queste parole, è chiaro che si è lasciato corrodere dalla paura del diverso, dall’antipatia, dall’aggressività, dall’opposizione, dall’intolleranza. Non è ancora un odio diretto, ma è quella forma più sottile di avversione, che ci mette subito nell’atteggiamento di chi deve difendersi da un nemico. Vedi quello che ha fatto e detto papa Francesco a Lampedusa! Ma cos’è che fa scatenare un sentimento così velenoso e distruttore? Perché anche nelle nostre comunità, in cui insieme si spezza il Pane della Parola e dell’Eucaristia, si creano mentalità di “scarto”? Perché proprio nelle parrocchie si creano fazioni e divisioni che ci mettono, con sospetto, l’uno contro l’altro, animati da un esasperato spirito di parte, così che il parroco viene lasciato solo, il consiglio pastorale criticato, le catechiste “snobbate”, le iniziative diocesane boicottate? Quali meccanismi scattano in queste situazioni? Come si fa a incontrarsi senza scontrarsi? Eppure crescere nell’armonia delle differenze, si può! La storia di Giuseppe (Genesi 37,18-36) venduto dai fratelli aiuta a capire questo nostro cuore così complesso, ma anche a vincere la paura, a trovare il coraggio di aprirci al confronto che arricchisce, guarendo da questa malattia dell’anima, che via via impoverisce le nostre energie psichiche e spirituali fino a spingerci verso abissi di male e di morte. Ecco il punto su cui dobbiamo lavorare. Impegnarci con cuore grande, sia nelle famiglie che nelle comunità: accogliere come dono di Dio la diversità dell’altro e credere nell’uguaglianza che scaturisce da una dignità comune: la figliolanza divina. Tutti figli dell’unico Padre che è
nei cieli. E mi piacerebbe terminare affidandovi questo interrogativo: “Che consigli daresti al tuo parroco, perché la tua parrocchia e il tuo gruppo possano diventare sempre più una comunità che vive davvero in comunione, coinvolgendo tutti nell’armonia rispettosa delle differenze?”. Non è forse questo che dobbiamo chiedere a Gesù, nel Santo Natale?

don Mauro

20171217_avvisiNew

Incontro del 15 Dicembre 2017

Di seguito il numero del Periodico parrocchiale INCONTRO n° 5 – Dicembre 2017

00010002

Avvisi e calendario domenica 10 Dicembre 2017

UN NATALE DIVERSO

Non si fa fatica ad accorgersi che è Natale: guardati in giro, senti l’aria che tira, sintonizzati su qualunque canale televisivo e l’impresa di documentazione è riuscita. Difficile rimane capire il Natale: il suo significato, la sua storia, la sua attualità. Qui bisogna dare qualche “picconata” per evidenziare oltre l’evidente, il senso e la portata. Lo facciamo, brevemente e insieme questo sforzo procedendo a piccoli passi per fare chiarezza in mezzo a tanti equivoci o falsità vendute come verità. Occorre farsi strada in mezzo a tanti luoghi comuni: Natale è bello, regali, auguri, volersi bene, sorridere qualche volta in più, musiche ecc… qui la fantasia del quotidiano non si arresta. Onestamente non ci siamo: è tutto contorno, qualche emozione momentanea, ma poi tutto è ancora come prima. Una sciarpa in più, un profumo in più, un brillante in più non cambia la vita: se mai, aumenta l’illusione che basti questo! E il bello è che su questa profonda illusione ci campano in tanti; l’illusione natalizia farà tante vittime anche quest’anno, anche tra i più dotti e sapienti di questo mondo. Altro equivoco è la pace: non si vuol intendere che è un’arma a doppio taglio. Chi non la vuole? Chi non la persegue a doppi sforzi? Chi non è disposto, almeno a parole, ad anteporre ad essa ogni altro valore? Eppure la pace non c’è, tarda a realizzarsi: copri un buco da una parte, se ne apre un altro. Cambiano i nomi, i luoghi, i diversi personaggi eppure… è sempre in ritardo sulle varie esigenze dei popoli e della nazioni. Salta il comunismo, e risorge qua e là la
tentazione demoniaca dei vari nazionalismi. Siamo sempre al palo: o la pace viene da Betlemme da quella grotta povera, ma decisiva oppure sono vani gli sforzi degli uomini, anche di quelli di buona volontà. In altre parole o si rispetta, si ricerca, si favorisce la dimensione religiosa della vita del singolo e dei popoli e si apriranno quindi nuovi scenari di speranza, oppure la parola pace è utopia o peggio vuoto nominalismo. Il Natale è invece questo meraviglioso scambio di doni tra la nostra povera umanità bisognosa di tutto, quindi anche di redenzione, di salvezza, di liberazione, e il dono di Dio, il suo Figlio Unigenito nato a Betlemme dalla Vergine Maria. Avere la coscienza del limite, sentire la necessità che un altro entri nella nostra vita per camminare con noi, non è chiedere molto alla cultura moderna, impregnata di soggettivismo, ma incapace di proporre a un giovane la speranza, a un anziano ammalato e solo la ragione e l’opportunità del vivere, a un adulto la bellezza del donarsi agli altri per realizzarsi.
Diciamolo ad alta voce: Natale è così o si perpetua una volta di più la pietosa bugia di farci gli auguri, e ce ne faremo tanti, ma in realtà di non augurarci nulla.

don Mauro

20171210_avvisiNew