III DOPO L’EPIFANIA
Carissimi parrocchiani,
vorrei tornare su un tema a me molto caro, quello della preghiera, partendo da una semplice provocazione: la preghiera è talmente semplice che il Signore ci può condurre in essa senza che quasi ce ne rendiamo conto.
Ricordiamo ciò che rispose quel contadino a cui il Santo curato d’Ars Jean Vianney, gli domandò che cosa facesse seduto in chiesa: “Io guardo Lui e Lui guarda me”. Questo semplice sguardo è il dono di rimanere in Dio durante la mia preghiera. È preghiera di poche o nessuna parola, è un amare, un desiderare con nostalgia o un atteggiamento di lode e di ringraziamento, o molto semplicemente una silente-presenza-di fronte-a Dio, rimanendo in Lui respirando quieti in Lui. Questa semplice preghiera, in cui praticamente non facciamo altro che rimanere nel Signore, può rappresentare l’attività più importante di tutta la giornata.
Non dobbiamo lasciarsi influenzare affatto dalle attività e dalle preoccupazioni del mondo che ne cercano la “convenienza”.
Riposare silenziosamente nel Signore è il metodo tradizionale della preghiera cristiana.
Alcuni scrittori e studiosi, in questi ultimi anni, hanno approfondito altre tradizioni, quali quelle buddiste e induiste, cercando di applicare i loro metodi alla preghiera cristiana quale aiuto alla preghiera di semplice sguardo e di semplice abbandono in Dio.
Il metodo migliore di spiritualità orientale è quello chiamato della “preghiera di centrarsi”. Se si pensa anche alle tecniche Zen e Yoga ci si ritrova poi sempre ad un concetto del tutto cristiano, basato sul testo classico del 14° secolo “al di là del conosciuto” che ispirò a Thomas Merton l’idea che, per entrare in contatto autentico con Dio, bisogna raggiungere il centro del proprio essere e da lì passare in Dio.
Il metodo della “preghiera centro” è descritto con poche parole dall’Abate trappista Thomas Keating: “assumi una posizione che ti metta in grado di restare fermo, chiudi gli occhi… poi lascia sciogliere lentamente la qualità di pensieri di cui hai piena la testa e soffermati su uno solo. Scegli una parola sacra di una o due sillabe che ti è abituale. Ti servirà per aprirti interiormente al mistero della presenza di Dio che ti sta afferrando. Continua a pensare a questa sacra parola. Quando ti rendi conto che un altro pensiero ti assilla, torna dolcemente a questa parola”.
Padre Basil Pennington raccomanda che “prima di iniziare la preghiera abbiamo bisogno di un minuto o due per tranquillizzarci, allora possiamo pensare con fede a Dio vivente nel profondo di noi; poi scegliamo una semplice parola come il nome di Gesù e facciamo che si ripeta continuamente dentro di noi”.
Padre Pennington è del parere che questa preghiera contemplativa venga ripetuta due volte al giorno. Venti minuti possono bastare per un buon inizio.
Carissimi, che il Signore ci doni la Sua pace e che, in questa pace, insegni ai nostri cuori “a metterci in comunione silenziosamente in una vivente unione con Lui”, in una “totale silente donazione di noi stessi e in un perfetto abbandono in Dio”. (Karl Rahner).
Possa Egli benedirci, non lasciarci mai e condurci per le vie del Suo Spirito. …E se fosse davvero questo, ciò che ci manca e di cui abbiamo veramente bisogno?!?
don Mauro