DI LAZZARO (V di Quaresima)
Carissimi,
ho pensato di riproporvi alcuni stralci significativi degli interventi di Papa Francesco in occasione della sua recente visita alla Chiesa milanese, sui quali Io e Voi possiamo confrontarci lasciandoci interpellare nel profondo del cuore. Farlo non può che essere un aiuto al “discernimento” al quale ci ha più volte richiamati per una pastorale in uscita e missionaria.
Case Bianche. “Entro da sacerdote”… “Questa stola – ha detto indossandola - è un segno tipicamente sacerdotale che mi tocca in modo speciale perché mi ricorda che io vengo in mezzo a voi come sacerdote, entro in Milano come sacerdote. Questa stola non l’avete comprata fatta, ma è stata creata qui, è stata tessuta da alcuni di voi, in maniera artigianale. Questo la rende molto più preziosa, e ricorda che il sacerdote cristiano è scelto dal popolo e al servizio del popolo… è dono di Cristo, ma è “tessuto” da voi, dalla vostra gente, con la sua fede, le sue fatiche, le sue preghiere, le sue lacrime…”.
Carcere San Vittore. “Io mi sento a casa con voi”. Il Papa tra i “fratelli” detenuti: “Vi voglio bene!” Francesco si presenta come un peccatore. “Mi chiedo: perché voi e non io?”. “Voglio bene a queste persone!” Una donna accusata di reato grave afferma: “ Oggi, per la prima volta in vita mia, mi sono sentita davvero libera. Qui, in prigione”. E un detenuto intervenendo chiede: “Preghi Santo Padre, con tutti noi, perché i nostri errori diventino profondo sincero pentimento” e perché “la società comprenda che siamo peccatori, come tutti, che anche noi siamo capaci di redimerci da ciò che abbiamo commesso, che siamo capaci di amare, e di provare sentimenti come ogni altro essere umano”.
Duomo. Nell’incontro con i 4mila sacerdoti, religiosi e diaconi Papa Francesco dice: “Pochi sì, minoranza sì, anziani sì, rassegnati no!”. E’ stato l’invito ai consacrati a riscoprirsi “lievito nella massa”. Indicandone la via: ”Fidarsi di Dio, non cercare le sicurezze umane”… “La gioia della Chiesa è evangelizzare, non perdiamola!”. E ancora: “andate nelle periferie del mondo, andate ai confini a incontrarvi col Signore, a rinnovare la missione delle origini, alla ‘Galilea del primo incontro’, per svolgere il compito di ‘mettere Gesù là dove deve stare: in mezzo al suo popolo’. Perchè è così che il popolo trova la gioia”.
Eucaristia. “Tre sfide per tornare ad evangelizzare strade, quartieri e paesi sull’esempio di Maria: evocare la memoria, integrare le molte differenze nella logica dell’appartenenza al popolo di Dio e non chiudersi nelle proprie idee, nei propri limiti. …La necessità di aprirsi al prossimo nella convinzione che solo lasciandosi consigliare e aiutare l’impossibile diventa possibile”.
Cresimandi. “dominguear, passare la domenica insieme. Santificare la festa aggiungendo alla Messa lo stare in Famiglia, uscire insieme, condividere.” Il Papa del Vangelo reso concreto si fa parroco, consigliere, educatore con “l’invito a benedire così lo stare insieme, che è una bella cosa”. “E’ la Famiglia il primo luogo dove si impara la condivisione”… “Non c’è festa senza solidarietà, come non c’è solidarietà senza festa”.
E poi si concede alla confidenza: “Sono però le nonne e la mamma che mi hanno insegnato a pregare”. I nonni in particolare “ci insegnano come andare più vicini a Gesù”. Poi chiede di fare silenzio (e lo ottiene, con un effetto che mette i brividi) per parlare a sorpresa del bullismo, usando parole estremamente severe: “Chiedetevi: nella vostra scuola, nel quartiere, c’è qualcuno che prende in giro altri perché hanno qualche difetto? E a voi piace farli vergognare, picchiarli per questo? Pensateci: questo si chiama bullismo. Per favore, nel santo sacramento della Cresima fate la promessa di mai fare questo, e mai permettete che si faccia nella vostra scuola, nel vostro quartiere. Me lo promettete? Bene, adesso promettetelo in silenzio anche a Gesù”, esigendo poi un affettuoso ‘sì’ da far tremare gli spalti. A colpire per il tono accorato è anche l’invito rivolto ai genitori a tener presente che “Quando voi litigate i bambini soffrono e non crescono. E quando i genitori si separano il conto lo pagano loro. Portare un figlio al mondo vuol dire prendere coscienza di questo!”.
don Mauro