PENTECOSTE
Carissimi parrocchiani,
il dono dello Spirito dà inizio alla vita e alle attività della Chiesa del Signore.
Tutto ciò che avviene ora in essa avviene nella mediazione del Signore Risorto e nella forza dello Spirito del Signore, e ha come fine ultimo la gloria di Dio, il Padre. Questo è il significato profondo del Regno di Dio annunciato da Gesù e di cui attendiamo il compimento. In questo orizzonte possiamo riflettere anche sul nostro compito: la rinnovazione dell’alleanza di Dio con gli uomini nell’Eucaristia che introduce e accende i fedeli nella pressante carità di Cristo. La Pentecoste fa della Chiesa una realtà missionaria: essa viene inviata a tutti gli uomini e in tutto il mondo, per proclamare la riconciliazione offerta da Dio e chiamare l’umanità a conversione. Ecco perché la festa della Pentecoste impone una riflessione sul “dono” dello Spirito Santo.
Troppe volte l’esperienza della fede, quando riflettiamo su di essa, viene ridotta ad un insieme di regole da rispettare, al più ad un grande compito di impegno di cui il credente si è assunto responsabilmente l’onore e che talvolta gli sembra troppo pesante per le sue forze. Ma l’esperienza della fede è prima di tutto esperienza dello Spirito, è accoglienza entusiasta e grata dei suoi suggerimenti, dei suoi inviti: è lo Spirito che rende viva la nostra fede, rianima il nostro cuore, accende in noi il fuoco dell’amore-carità di Dio. “ Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Gv. 14,15) dice Gesù nel Vangelo di oggi: ma come possiamo amare il Signore se non siamo dentro la logica nuova del suo amore, se non sentiamo in noi il fuoco di questo amore grande e misterioso che supera ogni limite e sa affrontare ogni avversità?
Tutto questo non è frutto del nostro sforzo, noi non sappiamo produrre un amore così fatto, possiamo solo accoglierlo come dono, e come dono dello Spirito. È lo Spirito che ci ricorda che siamo figli di Dio e non si stanca di rimetterci in questa verità, che facciamo fatica ad accogliere e ancor più a custodire, che rischia di smarrirsi nelle pieghe della nostra vita immersa nelle cose, presa da mille progetti e da mille tensioni. Ma non manca mai nella nostra vita questo invito dello Spirito, perché possiamo recuperare questa verità come il fondamento su cui costruire la nostra vita.
Come può lo Spirito operare questo in noi? Lo dice Gesù nel Vangelo: “Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv. 14,26).Quando ascoltiamo il Vangelo, esso diventa parola viva, parola rivolta a noi, appello alla nostra libertà perché si converta e si rimetta su strade buone: ma è lo Spirito che compie questa operazione e ci toglie dal grigiore di un’esistenza senza senso, smarrita. Quando allora la nostra vita sembra perdersi nella fatica di ogni giorno, oppure dentro un dolore o una sofferenza troppo grandi, è lo Spirito che ci suggerisce di non arrendersi all’evidenza della realtà, ma di saper guardare dentro le cose e le situazioni per scorgere, dentro e attraverso tutto questo, la presenza dell’amore di Dio: è lo Spirito che ci suggerisce di arrenderci a questo amore, perché esso possa risplendere con tutta la sua forza nella nostra vita.
Per questo lo Spirito “ci insegna ogni cosa”: perché egli sa sempre trovare il modo di farsi strada nella nuova vita, perché possiamo recuperare quella verità che dà senso e valore a tutti i gesti della nostra esistenza, che sa dare fondatezza al nostro sperare, che sa sostenere il nostro cammino.
Questo compagno di viaggio “Spirito fortificante” è perciò molto prezioso, proprio perché, grazie a lui, possiamo sfuggire al dominio della legge e della carne, a una lettura della vita ripiegata su di sé, attenta solo a sfuggire alle possibili difficoltà e non pronta ad accogliere la ricchezza di ciò che viene incontro e che solo con il coraggio che viene dallo Spirito possiamo accogliere pienamente.
Vieni Santo Spirito!
don Mauro