III DOPO PENTECOSTE
Carissimi parrocchiani,
il mese di Giugno tradizionalmente è quello significativo delle consacrazioni sacerdotali: ogni prete ricorderà il “suo” giorno quando Gesù, dopo aver posto lo sguardo su di lui, lo amò di un amore di predilezione e lo fece diventare “suo” per sempre.
Il sacerdozio, al di là delle persone che lo rivestono e lo incarnano, è sempre un dono prezioso per la nostra umanità: è l’uomo del “sacro” cioè di quelle realtà umane – divine che Dio ha voluto immettere nella storia. Realtà che l’uomo deve solo rispettare, perché sono intoccabili e non modificabili. Ne voglio ricordare quattro: il mistero apostolico, la grazia che deriva dai Sacramenti, la Parola di Dio, e i “carismi” (cioè i doni dello Spirito Santo dati alle persone nella comunità). Ebbene questi doni sono come “canali” nei quali scorre la grazia che ci salva e che non può essere contaminata da alcuno.
Il sacerdote esiste per donare questi gesti sacri: agisce nell’autorità di Cristo, a Suo nome; è lui che dice “io ti assolvo”, è lui che afferma “questo è il mio corpo!”.
È il prolungamento dell’umanità di Cristo che oggi salva avvalendosi anche dei suoi sacerdoti.
Certo, quanto più saremo canali non inquinati, testimonianze trasparenti, allora apparirà chiara l’immagine di Gesù.
Ma la grazia di Gesù che libera e salva, va oltre (per nostra fortuna) la dignità, la capacità, l’idoneità: siamo (ne sono più convinto dopo 36 anni di sacerdozio) vasi di argilla che portano doni di grandezza incommensurabile.
Così vogliamo guardare ogni sacerdote: egli per il ruolo che riveste (per volere di Gesù), ha più bisogno di preghiere che di stima o giudizio. Deve sentirsi a suo agio quando è all’ altare o in confessionale: lì è il suo posto dove non può essere sostituito da alcuno. Occorre forse, anche nella nostra Comunità, alzare lo sguardo lasciandoci contaminare dalla fede, superando la sua umanità anche se talora fa da filtro: lui mi rappresenta Gesù, qui, per me, ora, per la mia vita.
Ieri in Duomo il Cardinale Scola ha consacrato 16 nuovi sacerdoti. È un avvenimento sempre straordinario per il fatto in sé stesso, ma soprattutto perché ancora oggi ci sono giovani chiamati dal Signore che osano “con timore e tremore” rispondere : “Eccomi! Sono pronto, manda me, se Tu vuoi”.
Ho parlato del prete come l’uomo del sacro, ma questo è solo un aspetto, il primo, ma non il solo. C’è un altro volto che non si deve però dimenticare ed è la funzione di guida e pastore di una Comunità Cristiana.
Il servire ogni battezzato nella sua vocazione alla santità: ogni cristiano è un chiamato, ha cioè una sua specifica vocazione ed ha un suo destino ultimo in vista del quale il prete è chiamato ad offrire una risposta di “senso”.
È qui che l’uomo è più uomo; non per quello che fa nella società, neppure per quello che sa dire con la sua professione. Egli è persona umana, credente, battezzata figlio di Dio: questo è il nucleo più vero e indistruttibile che mi caratterizza. Ebbene il sacerdote, anche in questo tempo, è al servizio di questa verità profonda!
Infine ogni sacerdote è responsabile di una Comunità Cristiana, nessuno può salvarsi da solo: con il Battesimo siamo un popolo, siamo Chiesa!
La preoccupazione che sento in questa Comunità Pastorale, qui in Gallarate è quella di lavorare per l’unità ad ogni costo, facendo e vivendo il servizio della e alla Verità.
E questo non è facile, né popolare soprattutto oggi. Si è preti per questo, non per alcune supplenze che alla fine snaturano il carisma, il motivo vero per cui esistiamo.
Preghi per i tuoi preti? Perché siano santi? Perché siano tanti?
Perché alla Chiesa non venga mai meno questo indispensabile servizio occorre che tutta la Comunità riscopra nella fede che ogni sacerdote, al di là della sua umanità (età, carattere, cultura, brillantezza, storia personale …), è pur sempre un grande dono di Dio.
don Mauro