I DOMENICA DI AVVENTO - “La venuta del Signore”
Il cammino dell’Avvento scandisce il tempo della Chiesa e la conduce al Natale, proiettandola però nel contesto della “definitività”, in cui già siamo immersi. Il Cristo, è sì venuto, ha compiuto l’eterna e definitiva alleanza, ma ci ha pure aperto la strada verso la fine della storia, quando ritornerà nello splendore della gloria e ci chiamerà a possedere il Regno promesso, che ora osiamo sperare, vigilanti nell’attesa. Ecco perché come ci esorta l’apostolo Paolo, dobbiamo essere anzitutto “consapevoli del momento che viviamo” (Kairos), svegliandoci dal torpore che ci avvince, dato che, con il passare del tempo, scandito dalle celebrazioni, la nostra salvezza si fa più vicina. Mai la fede può indurci ad una specie di assopimento, che ci distoglie dalla verità degli impegni quotidiani.
Preparare il Natale significa primariamente possedere questa “piena consapevolezza dell’oggi”, dell’incontro con Cristo nella molteplicità dei modi con cui si rende presente. Questo è, appunto, “vigilare”, cioè vivere un atteggiamento di ricerca, e non di stasi, di saturazione, di “tutto a posto”. Altrimenti non c’è Avvento!!!
L’Anno Liturgico si apre allora indicando ai credenti “un orizzonte di speranza”. Essa ha le sue radici nella memoria di quanto il Signore ha già compiuto per l’umanità.
Anche oggi, più che mai, l’umanità sperimenta un profondo bisogno di speranza, ma questo stesso anelito ci rende consapevoli che non si può restare chiusi in particolarismi e in intrecci egoistici. In questo periodo di Avvento la speranza cristiana trova nuovo spazio per annunciare che il destino dell’uomo è proprio quello di essere “fraternità”, un tessuto di relazioni pacifiche e buone.
I motivi della memoria e della speranza possono così caratterizzare l’orientamento cristiano per il nuovo anno della Chiesa e diventare un vero antidoto contro la tentazione della disperazione e della ricerca di surrogati al desiderio di senso, surrogati mai appaganti. Si può così diventare coraggiosi testimoni della fede, nel senso indicato da Pietro: ogni credente è sempre chiamato a”rendere ragione della propria speranza”, a dire con franchezza, con le parole e con le opere, la radice del suo vivere da cristiano. Questo significa porsi nella linea dei “Profeti” e prepararsi a celebrare e a vivere il mistero del Natale con spirito profetico: il mistero dell’Incarnazione è il mistero della presenza di Dio nella nostra vita terrena. Ci è modello Maria, che “conservava meditandole nel suo cuore tutte queste cose”.
L’Avvento allora si configura come: preparazione immediata al Natale e attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. Tale periodo deve essere caratterizzato dalla gioia: è una lieta attesa, il tempo è breve, passa presto e Gesù a Natale arriva. Come dunque viverlo l’Avvento? Vorrei offrire piccole proposte personali e familiari al riguardo:
Allora Natale sarà l’incontro del nostro vuoto ricolmato dalla presenza di Gesù che infonde ancora una speranza per un’umanità più unita e partecipata.
don Mauro