La Pasqua è la festa della contentezza cristiana, cioè della gioia! Subito mi viene spontaneo domandarmi: lo è stato per me? Per la nostra Comunità pastorale?
La gioia non è dimenticanza del dolore ma è gioia dentro il dolore. Gesù è nella gioia anche durante le ore dolorose della passione: la gioia di perdonare, di condividere la sete dell’umanità, di abbandonarsi nelle braccia de Padre, che apparentemente lo ha abbandonato.
L’Addolorata ai piedi della Croce era nel silenzio e nel pianto: lacrime amare e di dolore. Ma a Pasqua le lacrime sono lacrime di consolazione e commozione. Maria ha la verifica che la vita e l’insegnamento del suo Figlio non sono stati sprecati da un processo ingiusto e da una condanna atroce. Una gioia diffusiva, partecipata perfino a chi è stato nemico: una pace senza nemici. La Vergine Maria non conserva rancori verso i giudei che hanno maltrattato suo Figlio e verso gli Apostoli che lo hanno tradito e abbandonato.
Gli Apostoli si trovano ancora per quaranta giorni col loro Maestro, nel cenacolo, sulla strada di Emmaus, al lago di Tiberiade, sul monte dell’Ascensione. E’ bello per loro trovarsi “dopo” quelle giornate sconvolgenti di smarrimento e stare insieme per quaranta giorni con Uno che è ormai e più di là che di qua, perché appartiene già ad un mondo diverso dalla valle di lacrime.
Trovarsi con persone amiche è sempre un’esperienza gratificante, ma trovarsi col cielo è una gioia straordinaria: è godere “già” parzialmente in anticipo ciò che si godrà totalmente “dopo”.
Mi torna sempre più cara e incoraggiante l’espressione del catechismo imparata a memoria da fanciullo: “Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo, e servirLo in questa vita e poi goderLo nell’altra in Paradiso!” I giorni dopo Pasqua dovevano essere per gli Apostoli un “godere” quel Signore che avevano “conosciuto” e “amato” nei tre anni precedenti.
A Pasqua noi abbiamo ricevuto gioia immergendoci nei misteri divini come una goccia che si immerge nell’Oceano. Ricevendo gioia da Dio sentiamo gioia in noi e amplifichiamo la gioia donandogli agli altri. Un cristiano gioioso sa che può fare tante cose utili che fanno stare bene gli altri: un sorriso ad un bambino e un complimento alla sua mamma, una visita ad un vecchio per toglierlo dalla solitudine, un consiglio dato con umiltà a una persona incerta, un gesto di amicizia a un povero: gli sembra di esistere, mentre prima gli pareva di essere trasparente perché nessuno lo vedeva.
Le notizie che circolano nei telegiornali, sui giornali e nelle conversazioni quotidiane sono purtroppo quasi sempre tristi. A NOI il compito di far correre nella società soltanto le buone notizie, come irradiazione della Buona Notizia per eccellenza, che è la morte e risurrezione del Signore. Seminare soprattutto gioia e speranza! Ecco ciò a cui la Pasqua ci invita.
In questa Domenica della Divina Misericordia, portiamo questi pensieri e propositi nell’Adorazione Eucaristica che Vi invito a vivere, per riprendere con coraggio il cammino della coerente testimonianza!
don Mauro
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