“Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” o ”Convertiti e credi al Vangelo” due frasi che la Chiesa, ogni anno, all'inizio del tempo di Quaresima, non ha paura ripetere all'uomo. Lo abbiamo vissuto come Comunità Pastorale lunedì 11 marzo nella veglia penitenziale con il rito dell’imposizione delle ceneri.
Forse può far sorridere pensare che ci venga sottolineato il senso del limite; oggi abbiamo raggiunto un grado di conoscenza che sembra far pensare all'uomo di essere una creatura onnipotente.
Possibile che l’uomo debba ancora sentirsi limitato? Anzi, quando qualcuno ci ricorda che la nostra esistenza non sarà eterna o banalizziamo con la scaramanzia o cerchiamo di cambiare discorso: indice forse che la cosa ci fa anche un po’ paura. E poi ha forse ancora senso parlare di penitenza? Facciamo già fin troppi sacrifici – diciamo – che privarci di qualcosa “solo” durante la Quaresima è una scelta ipocrita, che addirittura può passare come farisaica.
Ceneri, digiuni, preghiere e adorazioni: non è forse un ritorno al medioevo?
E poi, in fondo, Dio guarda solo il nostro cuore, non altro. In questo modo però, la nostra vita si appiattisce, il desiderio di Dio cala perché inondato da altri desideri, che con Lui non c’entrano nulla. Quaranta giorni all'anno ci sono offerti “senza ma e senza se” per dire a ciascuno di noi: metti in ordine il tuo cuore, ordina i tuoi sentimenti, i tuoi affetti, fai una scala di valori nella tua vita e vedi Dio a che posto sta.
Gesù, condotto dallo Spirito nel deserto, vive un’esperienza di silenzio e di preghiera prima di iniziare l’annuncio del Regno. Il tempo di Quaresima è tempo per imitare l’atteggiamento orante di Gesù, sapendo che, se pregare non è immediato né scontato, è altrettanto vero che si può imparare a pregare.
In questa prima settimana può essere utile definire tempi e modalità per una vita di preghiera più intensa, centrata sulla meditazione della parola di Dio. Per quaranta giorni in nessuna Chiesa del Mondo verrà cantato l’Alleluia; le nostre lingue taceranno e si prepareranno ad esultare di gioia nella notte pasquale quando Cristo vincerà la morte attraverso il dono di Sé. Sentiamo però anche un po’ di nostalgia dell’Alleluia, cioè nostalgia del Cristo Risorto che pure ci accompagna. È la nostalgia di sapere che noi uomini siamo stati creati per il Paradiso cioè per una vita piena, vera. Fidiamoci di Lui e della sua Chiesa e togliamo tutto ciò che può spegnere nella nostra vita il desiderio di amare Gesù e i nostri fratelli.
La Quaresima che abbiamo iniziato è un tempo prezioso per centrare nuovamente la nostra vita sulla parola del Signore. Ogni tentazione, infatti, è sempre una scelta fra due amori: da una parte Dio e dell’altra un surrogato di Dio. Ogni gesto di sfiducia nei confronti del Signore altro non è che mettere alla prova, magari indirettamente Gesù.
Una fede chiara non è una fede che pretende di conoscere ogni cosa; è piuttosto un abbandono fiducioso al Padre che ci invita ad affidarci totalmente a Lui, sapendo che i divieti che pone non sono per limitare la nostra conoscenza e la nostra felicità ma per farci progredire nella libertà e nel dono di noi stessi.
L’austero cammino di Quaresima non solo ci mette in guardia dalle tentazioni sulle quali vigilare, ma da’ ad ogni cristiano gli strumenti per poter vincere la tentazione: sono il digiuno e la preghiera; la vita austera e la carità concreta; l’imitazione di Gesù per abbandonare in questo modo gli altri idoli che possono essere presenti nella nostra vita.
don Mauro
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