IL SEGRETO DELLA FELICITA'
Nel giorno di Ognissanti del 1943, con tanti altri compagni, mi trovavo in un grande Lager, in una landa lontana e tristissima. Sotto un cielo plumbeo e nevoso, il cappellano padre Marcolini, ci raccolse a Messa e al Vangelo ci lesse le Beatitudini. Lentamente, senza commento, nel più assoluto silenzio e sotto lo sguardo delle guardie che dall’alto delle torrette ci tenevano puntate le mitragliatrici. Noi eravamo come la grande folla ai piedi del monte delle Beatitudini: ogni parola entrò nel nostro cuore e ci sentimmo immensamente più liberi delle nostre guardie”.
(Mario Rigoni Stern)
Oggi come allora, come ogni anno, il giorno di Ognissanti, riascoltiamo durante la Messa il Vangelo delle Beatitudini: Pagina indimenticabile in cui Gesù, il vero uomo delle Beatitudini, ci apre al senso della vita, ci propone una via, ci svela un segreto, la via e il segreto della felicità: la santità.Anche noi come la grande folla ai piedi del monte delle Beatitudini sentiamo penetrare nella nostra carne e nel nostro cuore quelle parole. E a quelle parole ci aggrappiamo, come a un dono e a una promessa sorprendenti.Io amo molto questa festa. Festa della comunione dei Santi e dei peccatori che si tengono per mano, nell’immenso pellegrinaggio verso la vita. Festa dentro il cui nome trovo tutti i nomi, dentro la cui cornice trovo i volti di tanti che ho amato: i miei santi, parte buona e forte della mia vita. Amo molto questa festa perché mi assicura che il paradiso non è pieno di puri dalle eroiche virtù, ma di peccatori perdonati, di gente come me. Amo molto questa festa: i santi anonimi sono i legislatori segreti della storia e dopo di loro è più facile e più bello essere umani” (p. Ermes Ronchi)I santi vogliono innanzitutto ricordarci, cioè riportare al nostro cuore, una splendida certezza: la gioia è possibile. Qui e ora. Il santo è l’uomo che realizza il sogno di Dio su di lui. Il più grande e importante miracolo di un santo è quello di lasciare che l’amore di Dio in lui lo scolpisca. Santo è colui che crede al Vangelo, che lo rende visibile, possibile, credibile.Il principio, il fondamento di ogni santità non è la nostra volontà ma la certezza inaffondabile che siamo degli amati da Dio. Amati follemente da un Dio che ama la gioia e la vita. Essere santi è assomigliare a questo Dio. È lasciarsi sedurre da Lui. Essere cristiani, essere santi è: “Avere una storia personale con Dio e non semplicemente la storia della propria appartenenza a una religione che si occupa di Dio: è questo l’annuncio cristiano. Forse questa abitudine a concepire una storia personale con Dio non è in cima alle nostre priorità.Eppure la strada per la santità di tutti, e per la santità di tutti i buoni legami della vita passa da qui. Restituire alla fede la sua qualità spirituale vuol dire far circolare di nuovo la persuasione che c’è una storia passionale, appassionata che ciascun essere umano può avere con Dio”. (don Pierangelo Sequeri)E’ una storia che passa dallo stare a tu per tu con Dio nella preghiera personale, davanti all’Eucarestia, davanti al Crocefisso, davanti alle pagine bibliche. Ed è un amore che apre ad altri amori, un legame che apre ad altri legami. In fondo è proprio questo che la parola religione significa: re-ligare, legarsi in una storia d’amore.La grande Teresa d’Avila pregava così: “Liberami, o Signore, dalle sciocche devozioni dei santi dalla faccia triste”Molti sono abituati da sempre a mettere in contrapposizione virtù e passione per questo si è fatta strada l’idea, così difficile da sradicare, che le passioni sono peccaminose ma belle e vitali e che le virtù sono giuste ma tristi, pallide, smorte ... Forse per questo la santità fa paura, è pensata come qualcosa di riservato a pochi. Eppure molti cristiani e molti santi hanno vissuto e vivono questa duplice passione, questa duplice appartenenza: al cielo e alla terra. Sono creature di gioia che hanno creduto alle parole di Gesù proclamate sul monte: “Beati ... Felici!”.I cristiani sono tutti “no limits” – affermava il card. Ruini. Sanno andare oltre i limiti. Come dice ancora p. Ermes Ronchi, “santo è l’uomo esagerato, che non si arrende alla mediocrità. Ama la vita, ma è innamorato dell'impossibile”. E’ proprio vero, l’abbiamo visto e lo vediamo nella storia passata e in quella presente: solo i santi spostano i confini, solo i santi riescono ad andare oltre, ad abbattere le barriere, a dar vita all’impossibile, grazie alla genialità dell’amore e della speranza. don Mauro
CONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI