NICEA: SI E' POSSIBILE PARLARE DI DIO
Un giorno un giornalista chiese al teologo Ratzinger : “C’è chi dice che tutte le religioni sono uguali. Lei cosa pensa ? ”Il teologo, che poi divenne papa, sorrise dolcemente e disse: “Chi afferma queste cose vuole evitare la fatica dello studio. Non tutte le religioni sono uguali, non tutte affermano la stessa cosa su Dio o sul destino dell’uomo”.
Ci sono scienze che studiano il fenomeno antichissimo delle religioni: come l’antropologia culturale o la filosofia delle religioni. Esse riconoscono che nell’uomo è profondamente radicato quello che possiamo chiamare istinto religioso o senso religioso. E’ un fenomeno complesso, che nasce dalla capacità umana di porsi delle domande globali sul senso delle cose o sulla vita stessa. Già Ovidio affermava che ciò che rende umano l’uomo, a differenza degli animali, è il suo levare il capo e guardare le stelle. Le religioni si nutrono di miti, sentimenti, esperienze complesse, simboli e riti. L’ebraismo, e poi il cristianesimo, aggiungono a queste dimensioni anche l’esperienza storica. Ambedue affermano che Dio si è fatto conoscere nella storia. In particolare il cristianesimo afferma che Gesù ha permesso all’uomo di conoscere in modo profondo Dio ed il suo progetto di amore. Conoscere è il verbo amato dal cristianesimo.
Conoscere per amare in modo consapevole. A Nicea nel 325 si tenne un convegno di circa 250 vescovi, riuniti attorno all’imperatore Costantino, che finanziò viaggio e pernottamento. Questi uomini, alcuni di loro portavano ancora le ferite delle precedenti persecuzioni, si sforzarono di pensare il mistero di Dio, fiduciosi che la nostra ragione, pur limitata, fosse in grado di dire qualcosa di sensato su Dio. La fede cristiana è un apprendere cose vere, non miti, cose vere frutto dell’esperienza di uomini che, prima di noi, hanno sperimentato un avvenimento sorprendente.