MARIA: L’INVITO ALLA GIOIA
Tenendo come riferimento il brano di Luca 1,26-30 , brano che non dovremmo mai finire di meditare e pregare, proviamo a sottolineare e far emergere alcune riflessioni che ci aiutino a vivere bene il nostro mese di Maggio.
Di solito Maria sta alla fine. Provare per credere: se ascoltate un’omelia, o un discorso ufficiale dei nostri vescovi o perfino del papa, l’accento alla Madre di Gesù è quasi sempre quello conclusivo, il segno che la predica sta per finire. Anche nelle nostre assemblee domenicali in canto a Maria è di solito quello conclusivo, e perfino la Compieta, l’ultima preghiera del giorno, si conclude con l’antifona mariana. Ma di per sé Maria sta anche all’inizio. Sta all’inizio del Vangelo, all’inizio della vita di Gesù: è la sua dimora, la sua casa nei nove mesi che ne precedono la nascita al mondo. Ed è la prima nel Vangelo di Luca a cui viene detto “rallegrati!”. L’Angelo si rivela alla fanciulla di Nazareth anzitutto con un invito alla gioia. Dunque Maria ci dice che la gioia sta all’inizio, e non solo al termine della storia della salvezza. C’è già da subito, come da subito nella creazione c’è la gioia di Dio nel contemplare la propria opera e nel vederla bella, buona, ben riuscita.
Non intendo offrire un commento esaustivo al testo; piuttosto proporre qualche traccia per un invito alla lettura e in un secondo tempo provare a rispondere alla domanda: “quale gioia raccolgo da questo Vangelo?”
Anzitutto il testo di Luca ci parla della gioia come dono da accogliere e non come l’esito dei nostri sforzi o del nostro impegno. Maria lo riceve e basta, così com’è, nella situazione in cui si trova. È una gioia non collegata a un duro lavoro ascetico che alla fine permette di raggiungere buoni risultati, ma semplicemente alla sorpresa per il bene di cui è stata fatta oggetto; una sorpresa, peraltro, non priva di timore e turbamento.
In secondo luogo Maria ci rivela la gioia di essere innamorati. Viene definita anzitutto “promessa sposa”. E chi di noi nella vita è stato o è ancora innamorato conosce bene la leggerezza e la grazia, la bellezza e la passione in cui l’amore ti getta, ti porta, ti conduce, ti travolge. Maria è gioiosa perché è innamorata.
Infine Maria ci rivela la gioia pacifica di chi decide di mettere la propria vita nelle mani di Dio. È la gioia di chi si consegna, di chi si fida ed impara a dire sì. “Eccomi, ci sono, avvenga in me, per me, quanto tu hai detto”. La gioia del dono di una vita.
Quale gioia raccolgo, oggi, da una parola così? Quale felicità possibile per la mia vita? E’ una parola che leggo volentieri nel mese di Maggio, all’inizio di un itinerario, di un cammino.
Mi regala prima di tutto la gioia di credere che la Parola di Dio e la sua grazia precedono ogni mio sforzo. Molto spesso rischio di trasformare la vita in una corsa folle per raggiungere obiettivi, per ottenere risultati. La vita di fede stessa diventa un martellamento incessante di cose da fare o addirittura di prestazioni (inutili!) da offrire al Padreterno, come se fosse lui ad averne un disperato bisogno, e non il mio orgoglio o la mia autostima.
Perfino il lavoro pastorale finisce per diventare un labirinto di organigrammi e di progetti, di iniziative e di eventi dei quali alla fine rimane poco o nulla, se non un grande senso di sfinimento e il sollievo perché sono finiti. Di gioia nemmeno l’ombra.
Rileggere una pagina così all’inizio di un cammino mi rende più sereno, mi conduce a essere disposto ad accogliere un dono e a lasciarmi raggiungere da Dio prima ancora che cercare di arrivare a lui con i miei sforzi. A volte sento il bisogno di cancellare per un istante tutti i miei buoni propositi per chiedere soltanto la quiete necessaria per lasciare spazio allo Spirito e alla sua opera.
Ma chiedo anche, insieme a tutto questo, la grazia di sentirmi innamorato. Perché è una grazia che purifica dal peccato e dal disamore. Spesso quando si riparte pieni di buona volontà dopo un momento difficile del cammino di fede, ci si trova di fronte alla propria esperienza di peccato e di distanza da Dio, di freddezza e di sfiducia ne confronti dei fratelli. Questo sentimento rischia di paralizzare, di schiacciare, e ci porta a credere che non saremo mai capaci di ricominciare e di ripartire perché troppo deboli e fragili, troppo segnati dal nostro limite. Non occorre preoccuparsi eccessivamente in momenti così. Basta riscoprirsi innamorati, o perlomeno desiderare di esserlo.
Infine, raccogliamo da Maria la gioia di chi decide di nuovo per il Signore, e affida la propria vita alle sue mani. Sappiamo bene che il “sì” detto a Dio ha bisogno di essere rinnovato, che la consegna della nostra esistenza a lui chiede la fedeltà dei giorni, la pazienza di ricominciare. Vogliamo rinnovare la gioia di dire sì, di vivere per lui, con lui, in lui.
Scrive Karl Rahner, in una bellissima preghiera: “Dio della mia missione! Io non posso essere annoverato fra quei tuoi apostoli che sono sempre sicuri di sé e hanno sempre la vittoria in cuore. A me concedi piuttosto di far parte di quei tuoi umili messaggeri i quali, riconoscenti per la tua grazia che è potenza nella debolezza, si stupiscono quando vengono accolti dagli uomini. Fa’ che il mio cuore tremi di gratitudine. Che la tua forza sia sempre vittoriosa nella mia debolezza, se a te piacerà”.
E noi in questi giorni di Maggio, facciamola nostra!don MauroCONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI