STORIA DI UNO SPECCHIO
In questi giorni ho riletto una storia. Una storia vera. Narra di una mostra fotografica realizzata da Margherita Lazzati dal titolo “Fotografie in carcere” e che fu esposta al Museo Diocesano di Milano nel Gennaio 2020. Le foto, scattate nel carcere di massima sicurezza di Opera, ritraevano diversi volti oscurati per mancanza della liberatoria da parte dei protagonisti. Uno di loro in particolare – così racconta la fotografia – con un tono quasi di scusa le aveva detto: “Signora. Mi dispiace, ma non posso darle il permesso. Forse lei non sa, ma in carcere non si possono tenere specchi se non quelli piccolini da campeggio. Io sono qui dentro da tanto, tanto tempo e non mi guardo in uno specchio da non mi ricordo nemmeno più quanto. Non so più che faccia ho, signora: io non so se quello che lei mi sta facendo vedere sono davvero io”. Qualcuno ha commentato così: “A noi non c’è nessuno che vieti di tenere in casa uno specchio a grandezza naturale. Forse è che non ci vogliamo più passare davanti e fermarci a guardare ciò che siamo diventati”.