Accanto al sepolcro vuoto è bello essere cristiani
Cristo Signore è risorto! E’ stato l’annuncio gioioso della notte di Pasqua!
In Avvento abbiamo condiviso con gli antichi ebrei l’attesa della venuta di Gesù. Lo abbiamo accolto alla nascita; abbiamo trepidato per la crudeltà di Erode che lo voleva eliminare; l’abbiamo visto nel Tempio, saggio adolescente dodicenne. Dopo che era scomparso fino a trent’anni nella semplicità di Nazaret, lo abbiamo ritrovato e seguito con amoroso interesse nei suoi cammini, nelle sue veglie, nei suoi discorsi, nei suoi miracoli.
Ci ha addolorati l’odio farisaico riversato su di Lui, la congiura del Sinedrio, il tradimento di Giuda, il processo ingiusto e la condanna di Pilato, la brutale e umiliante esecuzione capitale. Abbiamo raccolto come testamento le sette parole pronunciate in croce. Ma eccoci a cantare l'alleluia della vittoria.
Gesù risorto ci riporta la gioia e ci fa scoprire oggi come allora, la bellezza di essere suoi seguaci, di essere “cristiani”, come furono chiamati per la prima volta ad Antiochia e seguaci di Gesù. Sì è bello essere cristiani perché l’uomo d’oggi ha bisogno di speranza e Cristo vincitore della morte ne è il fondamento sicuro. A noi cristiani è dato un compito veramente appassionante: essere donne e uomini che diffondono speranza.
E’ bello essere cristiani perché la situazione nazionale e internazionale invoca comunione e Cristo è l’agape di Dio fattasi carne.
A noi cristiani è dato il compito bellissimo di essere la profezia e il sacramento dell’unità del genere umano.
La cristianità può essere l’anima della globalizzazione.
E’ bello essere cristiani perché davanti alle molteplici piaghe dell’umanità Cristo dice di se stesso: “IO sono il buon samaritano”. Noi cristiani siamo lanciati sulla strada tra Gerusalemme e Gerico con la decisione di non guardare da un’altra parte quando incontreremo l’uomo ferito, ma ci chineremo su di lui e ci lasceremo commuovere nel cuore.
E’ bello essere cristiani perché la persona umana ai nostri giorni è presa in giusta considerazione e la storia attuale costringe ad andare a fondo dei problemi cruciali del destino di ciascuno di noi. Noi siamo al servizio di Cristo che conosce l’uomo meglio di ogni uomo.
E’ bello essere cristiani perché la sfida educativa è di un’urgenza impressionante ma Cristo, la Sapienza divina, si è fatto carne e oggi pronuncia la parola: Vittoria! Noi discepoli, in cammino dietro di Lui, siamo chiamati a metterci accanto ai ragazzi e ai giovani, talvolta delusi e sconfitti, perché crescano in “sapienza, età e grazia”. Mentre nel nome di Cristo chiamiamo in causa la loro libertà, siamo in un certo senso costretti ad essere tutti un po’ sempre giovani.
E’ bello essere cristiani perché la riscoperta del sacro, spesso indefinibile e vago, o legato a questa o quella religione, ci sospinge a rimanere autentici cercatori del Dio Vero e a lasciarci trovare da Lui. Dobbiamo dirci con maggior chiarezza non semplicemente che Dio c’è, quanto piuttosto che Egli E’ e scoprire il primo mistero della fede, l’Unità e la Trinità di Dio, e il secondo mistero: l’Incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo.
E’ bello essere cristiani perché la suprema fragilità della morte pone inesorabilmente a tutti le domande cruciali di Giobbe. Ma la morte trova luce in Cristo, il Vivente, Colui che morendo ha vinto la morte e, mediante la sua Risurrezione, ci genera, come dice l’Apostolo Pietro, “per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce”. Per questo, anche tra le prove, continua Pietro, “esultiamo di gioia indicibile e gloriosa”.
E’ bello essere cristiani: il mio augurio è che oggi e sempre siamo “contenti”: è il messaggio e il dono che il mondo attende e che noi possiamo donare.
Il vostro parroco, don Mauro