Il primo consiglio pastorale...
Lunedì scorso ci siamo ritrovanti come consiglio pastorale per presentarci e raccontarci con semplicità desideri ed attese. La mia prima impressione è che si tratti di un gruppo attento al bene delle nostre parrocchie, con il desiderio di lavorare e di essere da tramite e portavoce fra la gente e gli operatori pastorali. Infatti il primo compito di un consiglio pastorale è saper individuare positività e risorse all’interno della comunità, ma anche sofferenze e criticità. Ascoltando tutti: credenti e non.
Non ci nascondiamo che la chiesa attraversa un momento non facile: la partecipazione alle celebrazioni o alle iniziative proposte non è sempre soddisfacente o incoraggiante.
Ma fra noi mi sembra di notare un interesse per i ragazzi e per l’oratorio, per la Parola di Dio condivisa e la catechesi.Effetto nostalgiaDa alcuni interventi è emersa la nostalgia per i tempi passati: quando tutto sembrava più facile: la chiesa era punto di riferimento ed una delle poche agenzie educative sul territorio. Le proposte per le famiglie, le iniziative culturali o ricreative godevano di successo.
Da almeno vent’anni tutto è più complicato: il mondo del lavoro o della scuola chiede impegno pressante e continuo, le famiglie sono stanche e frastornate.
Ma soprattutto è venuta a mancare quella fiducia istintiva che la fede possa aiutare nella vita. Che senza la fede, tutto è più difficile. E parlo di una fede non episodica, legata all’emozione, ma vissuta con regolarità: che si nutre di gesti ed appuntamenti (come la Messa domenicale) che si osservano volentieri, perché la vita è fatta anche di questo: di sane abitudini. Come lavarsi la faccia ogni giorno. Anche la catechesi che prepara ai sacramenti viene chiesta da molti genitori perché ne riconoscono il valore educativo per i piccoli, ma per loro, adulti, catechesi e fede non interessano più.
Non si coglie che il bambino viene affascinato dall’esempio dell’adulto: il bambino vuole fare le cose da grandi, ma se i genitori so-no indifferenti, tutto rischia di rimanere sterile: il bambino capisce ben presto...Quale compito per la comunità?Un passo della lettera del vescovo di quest’anno dice che il nostro compito è predisporre un ambiente favorevole all’incontro con Gesù. Nella libertà dell’individuo.
Ambiente favorevole, ad esempio, come oratorio (e parlo ai bari-sti, alle catechiste, agli allenatori...) C’è bisogno di ordine, pulizia, accoglienza serena di bambini e famiglie.
Ambiente favorevole come chiesa e liturgia. La Messa è cosa difficile: perchè un bambino, od una famiglia, dovrebbe venire alle no-stre celebrazioni? Sono ben curate come canti, amplificazione, accoglienza ? I bambini sono messi al primo posto?
Se li invitiamo dobbiamo pensare anche a questo.
C’è dunque tanto lavoro da fare. Molto da programmare.
E c’è bisogno di tutti.
Il parroco
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