Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
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AVVISI - 15 MAGGIO 2022

MARIA: l’invito alla gioia (Luca 1, 26-38)      

Mi sono domandato: quale gioia raccolgo da questo Vangelo?
Partendo da questo brano notissimo dell’Annunciazione vorrei indicare tre strade di gioia che ci suggerisce Maria.

Innanzitutto, il testo di Luca ci parla della gioia come dono da accogliere e non come l’esito dei nostri sforzi o del nostro impegno. Maria riceve l’invito dell’angelo a rallegrarsi non dopo un lungo tirocinio, o un lento apprendistato, o un severo cammino di conversione. Lo riceve e basta, così com’è, nella situazione in cui si trova. È una gioia non collegata a un duro lavoro ascetico che alla fine permette di raggiungere buoni risultati, ma semplicemente alla sorpresa per il bene di cui è stata fatta oggetto; una sorpresa, peraltro, non priva di timore e turbamento.

In secondo luogo, Maria ci rivela la gioia di essere innamorati.
Viene definita “promessa sposa”. Con un passaggio un po’ ardito potremmo chiamarla “giovane innamorata”. E chi di noi nella vita è stato o è ancora innamorato conosce bene la leggerezza e la grazia, la bellezza e la passione in cui l’amore ti getta, ti porta, ti conduce, ti travolge. Maria è gioiosa perché è innamorata.

Infine, Maria ci rivela la gioia pacificata di chi decide di mettere la propria vita nelle mani di Dio. È la gioia di chi si consegna, di chi si fida ed impara a dire di sì. “Eccomi, ci sono, avvenga in me, per me, quanto tu hai detto”. La gioia del dono di una vita.

Quale gioia raccolgo, oggi, da una parola così? Quale felicità possibile per la mia vita?
È una parola che leggo volentieri all’inizio di ogni giorno, di un itinerario, di un cammino. Mi regala prima di tutto la gioia di credere che la Parola di Dio e la sua grazia precedono ogni mio sforzo. Molto spesso rischio di trasformare la vita in una corsa folle per raggiungere obiettivi, per ottenere risultati.

La vita di fede stessa diventa un martellamento incessante di cose da fare o addirittura di prestazioni (inutili!) da offrire al Padreterno, come se fosse lui ad averne un disperato bisogno, e non il mio orgoglio o la mia autostima. Perfino il lavoro pastorale finisce per diventare un labirinto di organigrammi e di progetti, di iniziative e di eventi dei quali alla fine rimane poco o nulla, se non un grande senso di sfinimento e il sollievo perché sono finiti.
Di gioia nemmeno l’ombra.

Rileggere una pagina così all’inizio di un nuovo giorno mi rende più sereno, mi conduce ad essere disposto ad accogliere un dono e a lasciarsi raggiungere da Dio prima ancora che cercare di arrivare a lui con i miei sforzi. A volte sento il bisogno di cancellare per un istante tutti i miei buono propositi per chiedere soltanto la quiete necessaria per lasciare spazio allo Spirito e alla sua opera.
Ma chiedo anche, insieme a tutto questo, la grazia di sentirmi innamorato. Perché è una grazia che purifica dal peccato e dal disamore. Basta riscoprirsi innamorati, o perlomeno desiderare di esserlo.
Ricordo ancora con emozione il racconto di una donna, che dopo un lungo periodo di fatica col proprio uomo lo aveva finalmente ritrovato e riscoperto. Non era più distante, ansioso, distratto. Era tornato “lui”, era di nuovo innamorato. E lei lo aveva accolto semplicemente così, dicendogli queste parole: Bentornato da me”. Oggi vorrei raccogliere la gioia dalla bocca di Dio, che mi dice: “Ti aspettavo. Bentornato da me”.

Infine, raccogliamo da Maria la gioia di chi decide di nuovo per il Signore, e affida la propria vita alle sue mani. Sappiamo bene che il “sì” detto a Dio ha bisogno di essere rinnovato, che la consegna della nostra esistenza a lui chiede la fedeltà dei giorni, la pazienza di ricominciare. Vogliamo rinnovare la gioia di dire sì, di vivere per lui, con lui, in lui.

Scrive Karl Rahner, in una bellissima preghiera:
“Dio della mia missione! Io non posso essere annoverato fra quei tuoi apostoli che sono sempre sicuri di sé e hanno sempre la vittoria in cuore. A me concedi piuttosto di far parte di quei tuoi umili messaggeri i quali, riconoscenti per la tua grazia che è potenza nella debolezza, si stupiscono quando vengono accolti dagli uomini. Fa’ che il mio cuore tremi di gratitudine. Che la tua forza sia sempre vittoriosa nella mia debolezza, se a te piacerà”.

don Mauro

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