NUOVI PASSI
A volte gli eventi più belli della vita ci capitano come splendide sorprese e ci cambiano. A volte li attendi dal profondo con trepidazione, li prepari con cura, ma continuano a sorprenderti e ti cambiano da capo a piedi... come la Pasqua!
Questo è il compito della Quaresima: cambiarci dalla testa ai piedi e insegnarci nuovi passi.
Così scriveva don Tonino Bello, grande vescovo poeta e profeta: “Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti, si snoda la strada della Quaresima. Una strada, apparentemente poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa.
Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno da mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala.
Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole.
E’ difficile sottrarsi all’urto di quella cenere. Benchè leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: “Convertiti e credi al Vangelo”.
Quello “shampoo alla cenere” rimane impresso per sempre.
Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino. E’ la predica più antica che ognuno di noi ricordi.
Da bambini, l’abbiamo “udita con gli occhi”, pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente.
Una predica, quella del Giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benchè articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il lavarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio. Potenza evocatrice dei segni!
Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano.
Per spegnere l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa.”
Un ritorno a casa come quello narrato dall’evangelista Luca nella parabola del Padre misericordioso e deciso così dal figlio: “Allora rientrò in sé stesso...” (Lc 15,17).
La Quaresima è proprio così: l’occasione per rientrare in sé stessi, per tornare al Vangelo con nuovi passi.
Il Padre ci aspetta, ci corre incontro per riabbracciarci, per fare festa.
Sono questi i passi, i salti che ci sono chiesti. Dovremmo imitare i bambini che nell’imparare a camminare affrontano tranquillamente senza paura e con tenacia, mille rischi: cadono, si rialzano, cadono ancora, si rialzano di nuovo.
Bisogna imparare da loro se vogliamo avanzare nella vita, se vogliamo danzare la vita.
Nella certezza che “cercando l’impossibile l’uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile, non sono mai avanzati di un passo”.
In fondo, ce l’ha ripetuto spesso Gesù: “Se aveste fede quanto un granello di senape”...
Cogliendo l’invito di Papa Francesco nel suo messaggio a tutta la Chiesa per il tempo della quaresima: “non stanchiamoci di pregare, non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita, non stanchiamoci di operare il bene nella carità operosa verso il prossimo”.
don Mauro