Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
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Avvisi - 11 ottobre 2020

L'UNIONE DEI DUE COMANDAMENTI

Secondo l’Evangelista Matteo, è stato Gesù a consegnare ai suoi discepoli il primo più importante comandamento e poi quel secondo, a suo dire simile al primo. “Qual è il primo comandamento?” “AMERAI!”. Una parola carica di futuro, a metà strada tra un imperativo e un indicativo, dunque tra una norma e una promessa.

I Comandamenti di Dio non sono pietre che cadono dall’alto e sfracellano le persone: muovono le motivazioni e sono in grado di dare senso alla loro vita. Che cosa può dare senso al nostro esistere, quale regola avere nel cammino della vita? Siamo tutti in cerca di risposte a questi quesiti e abbiamo voglia di qualcuno che possa consegnarci parole sensate, che non siano solo liste di doveri. Gesù si assume questo coraggio e ci restituisce un punto di arrivo che si condensa nella parola “AMERAI”.
Cosa significa “Amare Dio” non è così chiaro come si possa pensare.

San Giovanni dirà nelle sue lettere che si fa presto ad amare Dio disprezzando contemporaneamente il prossimo: e ciò più facilmente accade quando si perde di vista la concreta umanità di Gesù, per cui Dio diventa un concetto astratto, talmente etereo da giustificare ogni tipo di comportamento, appunto in nome suo. Amare Dio con tutto se stessi, come propone Gesù (Mt 22,43-40), cioè con la totalità di mente-cuore-anima, essere sbalzati al di fuori di se stessi, essere sospinti verso una trascendenza che non dà nessun confine. Non è possibile fissare una misura all’amore di Dio, perché ci supera così tanto che non potremo mai possederlo.

Diverso è per l’amore del prossimo: per poter amare l’altro siamo chiamati non solo ad andargli incontro, ma anche a rientrare in noi stessi. Il prossimo, infatti, va amato come se stessi. Se ci mettiamo in ascolto di noi stessi, possiamo ritrovare cosa significa essere amati ed avere così un modello per amare l’altro.
Questo non significa che dobbiamo essere noi la misura dell’amore; significa invece che se ci poniamo in ascolto di noi stessi, possiamo capire cosa sia oggi e cosa sia stato per noi essere amati, al fine di trarne spunto per amare l’altro. Il primo comandamento ci proietta oltre noi stessi, il secondo comandamento ci conduce nell’intimo di noi stessi e di lì verso i fratelli. E’ come se avessimo bisogno di entrambi i comandamenti, in modo che ognuno preservi dagli eccessi dell’altro.

L’amore di Dio può diventare scusante per fare ciò che si vuole o pretesa di possedere Dio stesso; l’amore del prossimo può avvenire nel porre se stessi come misura ultima. Invece l’unione dei due comandamenti è antidoto agli opposti eccessi.

Tutti oggi sogniamo un mondo riconciliato e in pace, in cui a ogni persona viene riconosciuta la sua dignità e il suo posto nella vita. E’ quello che tutti desideriamo e aspettiamo. Ma questo mondo non si realizzerà su scala universale, se prima non si realizza nel cuore delle persone. E’ inutile che io lo cerchi “fuori” di me, se prima non cerco di instaurarlo “dentro” di me e dentro la mia famiglia.

Mi sento di dire e di ripetere: “Fratelli, Sorelle, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e se mettiamo in pratica questo precetto abbiamo messo in pratica tutto il Vangelo”.
Ci aiuti la lettura e la conseguente riflessione dell’Enciclica “Fratelli Tutti” a compiere un’ulteriore passo in avanti verso l’accoglienza reciproca e nell’esercizio concreto della fraternità.

Il vostro parroco, don Mauro

 

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