IDENTITÀ: VIAGGIO E INCONTRO
Rosanna Virgili, una affermata biblista; nel suo libro – un gioiello - “Qual è il tuo nome? Alla ricerca della propria identità”, scrive: “L’identità ha perduto le sue mura difensive ... Identità ben protette hanno indebolito, impoverito, persino fatto scomparire popoli un tempo grandi... Dare spazio all’altro riduce il mio spazio, comprimendo così la mia individualità? Sono tutte domande che sorgono, si moltiplicano e si mostrano urgenti... Il messaggio che esce dalle pagine di grandi autori e agiografi e delle loro ideali conversazioni dona molta luce per vivere l’identità non come un dato assoluto da conservare al sicuro, ma come una ricerca, una strada, un esodo e una decisione. Farà comprendere che nessuna identità può esistere a prescindere dalla relazione con l’altro/a e che l’umano è un volto spirituale tessuto dello sguardo di mille altri”.
Siamo in un tempo del “noi” contro “loro”, dell’io contro l’altro. Un tempo di confini, di muri. Un tempo di aggressività e difesa. Sintomo di fragilità e di paura. Un tempo di chiusure e vista corta. Un tempo in cui si può, si deve imparare uno sguardo nuovo sull’altro. Un tempo di sfida e invito per tutti, per ogni persona, per ogni gruppo sociale, per ogni cristiano, per le comunità cristiane, per la Chiesa intera. Così scriveva una trentina di anni fa padre Ernesto Balducci con parole profetiche che sembrano scritte oggi, per l’oggi.
“Ogni altro è un sacramento di Dio. Una persona altra da me è un segno di Colui che è totalmente Altro e se io cerco Dio passando sulla testa degli altri, sbaglio strada. Ogni volta che la diversità mi aggredisce, Dio è là che mi impone di superare il mio orizzonte”.
Quello a cui siamo chiamati allora è un viaggio, è un continuo andare verso, è una distanza da colmare, è l’andare oltre i confini perché l’altro non mi appartiene, l’altro è sempre sconosciuto, anche nell’amore più grande. E l’altro, con tutta la sua diversità, è una splendida ricchezza di cui non aver paura. Uscire da sé, mettersi in viaggio, è un principio che è alla radice di ogni incontro che non voglia trasformarsi in uno scontro. L’altro e io, per un incontro che trasformerà entrambi, siamo chiamati ad uscire, ad attraversare un confine. L’altro è qualcosa che “mi manca”, dal quale dunque non mi devo difendere, ma che dovrei disperatamente cercare. Senza questo viaggio in uscita da sé, senza intraprendere coraggiosamente il “ mestiere della convivenza”, il vero rischio è la perdita di umanità, è la barbarie. E la perdita del messaggio evangelico. Per questo papa Francesco è instancabile nel richiamarci che: “ Dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto. L’umanità del cristiano è sempre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenziale.
Quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di se stesso, allora non ha più posto per Dio. Evitiamo di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli”.
Uscire... andare verso... essere perennemente in viaggio...Uomini e donne in viaggio alla ricerca di ciò che manca loro, di un’identità, quell’identità frutto di chi sei stato e sei, ma anche e soprattutto delle relazioni che ti costruiscono, dei dialoghi che intessi, della ricchezza e dello splendore che è l’altro. Un viaggio e una ricerca che non finiscono. Siamo di fronte a un nuovo umanesimo, che ha fatto dire al premio Nobel Amartya Sen: “La principale speranza e armonia nel nostro tormentato mondo risiede nella pluralità delle nostre identità, che si intrecciano l’una con l’altra e sono refrattarie a divisioni drastiche lungo linee di confine invalicabili a cui non si può opporre resistenza”.
Un “nuovo umanesimo” così diverso e agli antipodi delle logiche sovraniste che paiono oggi vincenti (purtroppo anche fra molti cristiani!9, fondate sull’affermazione del primato assoluto della propria identità e sulla valutazione dei bisogni degli altri a partire esclusivamente dalla difesa dei propri interessi. In questo nuovo umanesimo i cristiani sono chiamati a vivere, per essere fedeli al Vangelo, da protagonisti : lo stile che li deve contraddistinguere è lo stile del loro Maestro, Gesù di Nazareth.don MauroCONTINUA A LEGGERE IL FOGLIO DEGLI AVVISI