Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
Parrocchia Santuario Madonna in Campagna, Viale Milano 38 . Piazzale don Luigi Cassani, GALLARATE, VA
Parrocchia Santi Nazaro e Celso – Arnate, Piazza L.Zaro 2 – Via San Nazaro 4, GALLARATE, VA

AVVISI - 1 MAGGIO 2022

"NON TEMETE, ANDATE IN GALILEA”

La Galilea è il luogo della prima chiamata, dove tutto era iniziato!
Ritornare in Galilea vuol dire rileggere tutto a partire dalla Croce e dalla vittoria; senza paura, “non temete”. Rileggere tutto – la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento – rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da “questo supremo atto d’amore”.
Anche per ognuno di noi c’è una “Galilea” all’origine del cammino con Gesù. “Andare in Galilea”, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della nostra fede e della nostra esperienza cristiana. Tornare in Galilea significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino.
È da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle.
Da quella scintilla si accende una gioia umile, una gioia che non offende il dolore e la disperazione, una gioia buona e mite.
Nella vita del cristiano, dopo il Battesimo, c’è anche un’altra “Galilea”, una “Galilea più esistenziale: l’esperienza dell’incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione; e tornare in Galilea significa recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava. A questo punto, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata?
Cercala e la troverai! Lì ti aspetta il Signore!
Il Vangelo è chiaro: “Non abbiate paura, non temete, tornate in Galilea!”.
Bisogna ritornare là, per vedere Gesù risorto e diventare testimoni della sua Risurrezione. Non è un ritorno indietro, non è una nostalgia.
È ritornare al primo amore, per ricevere il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra. Mettiamoci in cammino! Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero.
Entrare nel mistero significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla. Entrare nel mistero ci chiede di non avere paura della realtà: non chiudersi in sé stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi.
Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore.
Ma per entrare nel mistero ci vuole umiltà, l’umiltà di abbassarsi, di scendere dal piedistallo del nostro io tanto orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei peccatori bisognosi di perdono. Per entrare nel mistero ci vuole questo abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie... adorazione. Senza adorare non si può entrare nel mistero.
Tutto questo ci insegnano le donne discepole di Gesù. Esse vegliarono, quella notte, insieme con la Madre. E lei, la Vergine Madre, le aiutò a non perdere la fede e la speranza.
Vediamo e vedremo continuamente dei problemi vicino a noi e dentro di noi.
Ci saranno sempre, ma ora sappiamo che occorre illuminarli con la luce del Risorto.
“Il Signore non è qui, è risorto!”; Egli è la nostra gioia più grande, è sempre al nostro fianco e non ci deluderà mai. Questo è il fondamento della speranza, che non è semplice ottimismo e nemmeno un atteggiamento psicologico o un buon invito a farsi coraggio.
La speranza cristiana è un dono che Dio ci fa, se usciamo da noi stessi e ci apriamo a Lui.
Questa speranza non delude perché lo Spirito Santo è stato effuso nei nostri cuori.
Il Consolatore non fa apparire tutto bello, non elimina il male con la banchetta magica, ma infonde la vera forza della vita, che non è l’assenza di problemi, ma la certezza di essere amati e perdonati sempre da Cristo, che per noi ha vinto il peccato, ha vinto la morte, ha vinto la paura.
Pasqua è la festa della nostra speranza, la celebrazione di questa certezza: niente e nessuno potranno mai separarci dal suo amore.

don Mauro

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