Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
Parrocchia Santuario Madonna in Campagna, Viale Milano 38 . Piazzale don Luigi Cassani, GALLARATE, VA
Parrocchia Santi Nazaro e Celso – Arnate, Piazza L.Zaro 2 – Via San Nazaro 4, GALLARATE, VA

AVVISI - 1 GENNAIO 2023

UOMINI DAL CUORE IN FIAMME

“Indovinami, indovino, che leggi nel destino: l’anno nuovo come sarà? Bello, brutto o metà e metà? Trovo stampato nei miei libroni che avrà di certo quattro stagioni, dodici mesi ciascuno al suo posto, un carnevale e un ferragosto, e il giorno dopo del lunedì sarà sempre un martedì. Di più per ora scritto non trovo nel destino dell’anno nuovo: per il resto anche quest’anno sarà come gli uomini lo faranno” (Gianni Rodari)
Anche quest’anno sarà come gli uomini lo faranno... E anche un quadro davvero originale ci può dare degli splendidi suggerimenti. “ La Natività” di Konrad Von Soest (1943). Di solito nelle Natività Giuseppe sembra dormire, forse perché nei Vangeli è descritto come l’uomo che ascolta i sogni, oppure ha un volto perplesso e del resto come non capirlo! In questa rappresentazione invece Giuseppe attizza il fuoco e sta preparando del cibo!  Ho lasciato che il quadro mi parlasse.
Ho ripreso con gioia queste riflessioni del nostro Arcivescovo, mons. Mario Delpini: <<Quest’anno il mio presepe è fatto di musica e parola, è un presepe di cantici. Se potete fare silenzio e vi ponete in ascolto, riuscirete forse a sentire anche a casa vostra il cantico di Giuseppe dal mio presepe. Giuseppe canta il cantico della responsabilità. Giuseppe non canta con parole, ma solo col quotidiano prendersi cura. Il cantico di Giuseppe è la prossimità affidabile, la sollecitudine per quello che serve, il rendersi disponibile anche per l’imprevisto. Il cantico di Giuseppe è la vigilanza che si prende cura della vita che gli è affidata. Il cantico di Giuseppe è la fatica e la fierezza, è la tenerezza e la discrezione, è l’affetto intenso e puro. Il cantico di Giuseppe è la libertà dall’amor proprio: non è incline al lamento né al risentimento. Giuseppe porta la responsabilità e il suo cantico è nella quotidiana vigilanza e nella naturalezza del prendersi cura: “Mi è stato affidato, devo pensarci io. Che cosa faccio di straordinario?”>> ( Dicembre 2018 )
Essere prossimo affidabile, responsabile, in tenerezza, in sollecitudine e in discrezione, nel vivere quotidiano: ecco ciò che il nostro Dio ci chiede nel nuovo anno!
Il quadro continua a parlarmi e a evocare in me nuove risonanze... “Bisognerà pure che nel campo dei dormienti qualcuno attizzi il fuoco nella notte”. (Kafka )
Come per San Giuseppe, l’invito è a saper tenere acceso il fuoco della tenerezza, della giustizia, è a saper tenere una luce accesa anche quando tutto intorno ci sembra irrimediabilmente buio. Sant’Agostino paragona il ruolo del maestro q quello di colui che soffia sulla brace e, in fondo, Natale è Dio, il nostro Maestro interiore, che soffia sulla nostra brace. A volte la cenere sembra pesare a tal punto da spegnere la brace, ma il nostro Dio sa risvegliare il divino che abita in noi e sa farci uomini migliori, uomini dal cuore grande... basta dar ascolto a quel fuoco che è il Vangelo. Nella quotidianità dei nostri affetti, delle nostre scelte, del nostro lavoro, dell’appartenere alla Comunità pastorale. Lo diceva in modo straordinario Santa Teresa d’Avila: dove sta Dio? “Dio sta tra le pentole in cucina!”.
In ogni quadro della Natività, San Giuseppe viene sempre raffigurato vecchio... Mi è tornato alla mente ciò che padre Gheddo ha raccontato di padre Clemente Vismara, missionario di Agrate: “L’ho visitato in Birmania nel 1983, a 86 anni era ancora parroco a Mongping. Volevo intervistarlo sulle sue avventure e mi diceva: Lascia perdere il mio passato che ho già raccontato tante volte: Parliamo del mio futuro”. E mi parlava dei villaggi da visitare, delle scuole e cappelle da costruire, delle richieste di conversioni che gli venivano da varie parti. Come diceva un confratello: “E’ morto a 91 anni senza mai essere invecchiato”. Aveva conservato l’entusiasmo dei primi tempi per la sua missione.
E’ giovane chi ha desideri, chi ha progetti, chi ha sogni, chi segue i sogni con coraggio e audacia, come San Giuseppe. E’ vecchio invece – chi ha rinunciato a sognare, a lottare, chi si è assestato – in questo mondo di pesanti ingiustizie – con rassegnazione o con furbizia. Che cominci così il nuovo anno: con il desiderio di essere, di restare sognatori inguaribili, testardamente e tenacemente!
Così descriveva padre David Maria Turoldo i cristiani di cui il mondo e la Chiesa hanno bisogno oggi: “uomini certi di Dio, uomini dal cuore in fiamme”. Credo sia stato così Giuseppe, lo sposo di Maria, il padre di Gesù. Si è fidato largamente, si è affidato. E’ stato un uomo certo di Dio. Ha dato vita ai sogni. Sono certo che ogni realizzazione umana è stata intravista da un sogno e resa vera dalla passione di un uomo dal cuore in fiamme... Lasciamo che Dio possa entrare nei nostri sogni, possa trasformarci il cuore.
Se spostiamo lo sguardo da Giuseppe, il quadro ci regala un’altra meraviglia: non è Maria a baciare il suo Bambino, è il Bambino che bacia lei... La fede è proprio questo: lasciarci “toccare” da Dio, lasciarci amare da Dio. Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini. Qualcuno ha scritto che “Lo sguardo che Dio posa sull’uomo ha la dolcezza di un bacio”: sentiamoci ogni giorno “baciati da Dio”. Questo amore scritto dentro di noi ci farà capaci di grandi cose, ci farà capaci di riamare. BUON ANNO!

don Mauro

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