Comunità Maria Regina Della Famiglia - Gallarate
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AVVISI - 5 GIUGNO 2022

IL SILENZIO CI CAMBIA COME CI CAMBIA L’AMORE

"Allora Gesù pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero” (Mc 3,9).
Mi ha sempre molto colpito questo versetto del Vangelo di Marco, un Vangelo così sobrio, così stringato, ma ricco di alcuni particolari illuminanti. Mi piace pensare a quella barca come alla barca del silenzio. Ed è proprio del silenzio che vi voglio parlare, mettendoci alla scuola di Gesù. È da Lui che dobbiamo imparare: Lui che è sempre “assediato” da tanta gente da ascoltare, aiutare, guarire... non si ritrae da questo “assedio” ma a volte “scompare”: tiene sempre a pronta una barca per passare all’altra riva, esce al mattino presto, si ritira in silenziosa solitudine. Ed è questa la sua forza, il suo segreto.

Non ho mai dimenticato alcune parole che l’allora card. Carlo Maria Martini aveva rivolto ai preti una ventina d’anni fa:
“Questa è la grande arma di satana oggi: riempire tutti gli interstizi, per cui uno non si metta mai di fronte a se stesso e al suo Dio in un momento di silenzio autentico. Da qui deriva il primo apostolato oggi: quello di insegnare il silenzio. L’uomo d’oggi ha paura del silenzio, ne rifugge e cerca di riempire tutti gli interstizi: quindi si carica di strumenti che non gli permettono di rimanere solo, in silenzio. Questa è una delle caratteristiche più tipiche dell’uomo contemporaneo, del giovane, della ragazza: hanno sempre bisogno di compagnia, di gente, di rumore, di uno dell’altro; non hanno mai un pomeriggio vuoto. Se non c’è niente di previsto sembra che ci sia da soffocare. Bisogna trovare subito una compagnia, poi un’altra e correre perché bisogna riempire”.

Lo possiamo costatare anche noi, ogni giorno. Guardiamoci intorno, mettendo in fila le innumerevoli azioni della nostra giornata, il nostro andar di corsa, il nostro andar di fretta. Imparare il silenzio, insegnare il silenzio: ecco quello che ci è chiesto.
Lì sta nascosto l’essenziale: <Qualcuno chiese a Pinzai, un mistico Zen: “Dimmi ciò che è veramente essenziale, perché ho fretta. Sono un uomo d’affari e per me il tempo è prezioso. Dimmi in parole semplici: cos’è il fondamento, l’essenziale della religione?” Pinzai rimase in silenzio. Il commerciante si sentì a disagio: “Mi hai sentito?” disse, “ti ho chiesto di darmi la parola chiave della religione”. “Io te l’ho data”, disse Pinzai, “ora puoi tornare ai tuoi affari”. “Sei pazzo? Io non ho sentito nulla”. “Ciò che può essere udito non è l’essenziale. Io ti ho dato la parola chiave: è il silenzio. Ora vai, hai fretta”.

Se il silenzio non lo desideriamo, non lo cerchiamo, non lo mettiamo nell’agenda dei nostri appuntamenti quotidiani, rifugge da noi e noi da lui. Eppure, il silenzio è uno dei regali più belli che potremmo farci.

Fare silenzio, tacere, per entrare in noi stessi, per sapersi ascoltare e ascoltare, per diventare profondi e fuggire le banalità, per saper cogliere l’essenziale, per trovare nuova forza, nuova speranza, per saper vedere con gli occhi del cuore, per permettere che gli altri trovino spazio in noi, possano far parte di noi.

“Bisogna risparmiare le parole inutili per poter trovare quelle parole che ci sono necessarie e questa nuova forma di espressione deve maturare nel silenzio”.
Così ha lasciato scritto Etty Hillesum, giovane donna dalla forte genialità e dalla temperi mistica, uccisa dai nazisti nel lager di Auschwitz a soli 29 anni nel 1943 come ci narra mons. Ravasi, ricordando che è dal silenzio che sbocciano le poche parole “necessarie”, quelle che incendiano i cuori, che illuminano le coscienze, che rallegrano la vita.

Il silenzio a cui i cristiani sono invitati è un silenzio “abitato”, è un modo di pregare, è un silenzio legato a una relazione, a un incontro, a una intimità al cui centro sta Dio.
Fare silenzio allora è lasciarsi amare da Dio, è lasciarlo entrare nella nostra vita, nelle nostre scelte, nei nostri amori, nelle nostre preoccupazioni, nelle nostre fragilità, nel nostro dolore, nella nostra gioia.

Per questo abbiamo bisogno di silenzio: perché la Parola si faccia carne. Chi oserà un po’ di silenzio, scoprirà che il silenzio ci cambia come ci cambia l’amore.

don Mauro

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