Di Andrea Gagliarducci per AciStampa
Gesù che nasce non è un “personaggio da fiaba”, ma è piuttosto “Dio che ci interpella”, e che ci porta ad un cammino di conversione che prevede “un morire a noi stessi e al peccato che c’è in noi” e a convertirci, a partire proprio dalla conversione “dell’idea che noi abbiamo di Dio”, perché “non basta credere in Dio: è necessaria ogni giorno la nostra fede”.
In un Angelus domenicale partecipato da molti ragazzi che sono dal Papa per la benedizione dei bambinelli del Presepe, Papa Francesco parte come sempre dal Vangelo del giorno, dai dubbi di Giovanni il Battista che chiede a Gesù se davvero lui è il figlio di Dio. Ed è da lì che inizia una riflessione tutta centrata sulla conversione. Perché anche Giovanni Battista, che pure ha fatto tutta una vita incentrata sull’attesa del Messia, ha dovuto convertirsi a Gesù, e per questo non c’è uno più grande dei nati di donna, ma anche il più piccolo nel regno dei Cieli è più grande di lui.
E la domenica del gaudete, e le letture domenicali presentano Isaia che invita alla gioia per la venuta del Messia, ma anche Giovanni il Battista che ha dubbi.
“È la stessa realtà che in ogni tempo mette alla prova la fede – nota Papa Francesco – ma l’uomo di Dio guarda oltre, perché lo Spirito Santo fa sentire al suo cuore la potenza della promessa”.
La promessa si realizza con Gesù, e Gesù risponde così ai dubbi del Battista: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”.
E questo significa, nota Papa Francesco, che “la salvezza avvolge tutto l’uomo e lo rigenera”, ma è una nuova nascita che “sempre presuppone un morire a noi stessi e al peccato che c’è in noi”, e per questo c’è bisogno prima di tutto “di convertire l’idea che abbiamo di Dio”.
Proprio Giovanni deve cambiare l’idea che ha di Dio, perché “per tutta la vita Giovanni ha atteso il Messia; il suo stile di vita, il suo stesso corpo è plasmato da questa attesa”, eppure “anche lui ha dovuto convertirsi a Gesù”.
E così, prosegue Papa Francesco, “come Giovanni, anche noi siamo chiamati a riconoscere il volto che Dio ha scelto di assumere in Gesù Cristo, umile e misericordioso”, perché “non basta credere in Dio: è necessario ogni giorno la nostra fede”.
Spiega Papa Francesco: “Si tratta di prepararsi ad accogliere non un personaggio da fiaba, ma il Dio che ci interpella, ci coinvolge e davanti al quale si impone una scelta. Il Bambino che giace nel presepe ha il volto dei nostri fratelli e sorelle più bisognosi, dei poveri”.
E Papa Francesco chiede infine alla Vergine Maria di aiutarci perché “mentre ci avviciniamo al Natale, non ci lasciamo distrarre dalle cose esteriori, ma facciamo spazio nel cuore a Colui che è già venuto e vuole venire ancora a guarire le nostre malattie e a darci la sua gioia”.
Dopo l’Angelus, Papa Francesco benedice i bambinelli del Presepe e poi ricorda un appuntamento cruciale del prossimo anno, il 52esimo Congresso Eucaristico Internazionale che si celebrerà a Budapest dal 13 al 20 settembre 2020.
“I Congressi Eucaristici – dice Papa Francesco - da più di un secolo, ricordano che al centro della vita della Chiesa c’è l’Eucaristia”.
Tema del Congresso sarà “Sono in te tutte le mie sorgenti”.