Lettera aperta

1 marzo 2020 S. Messa Delpini in Tv

La celebrazione che apre la Quaresima ambrosiana sarà celebrata dal nostro Arcivescovo in Duomo a porte chiuse in accordo con l’ordinanza regionale. Verrà trasmessa in diretta su Rai3 alle 11.00.
Tutti i fedeli dalle loro case potranno unirsi in Comunione spirituale.

Domenica 1 marzo, tutti i fedeli della Diocesi di Milano, stando riuniti con i propri famigliari in casa, potranno unirsi in preghiera con l’Arcivescovo, mons. Mario Delpini, che dalla Cripta del Duomo di Milano presiederà la celebrazione eucaristica della “Domenica di inizio Quaresima”. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Tgr Lombardia – Rai3 per tutto il territorio regionale a partire dalle ore 11.

L’iniziativa, che non ha precedenti, è nata per ottemperare alle misure emanate dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, di concerto con il Ministro della Salute, Roberto Speranza, in merito all’emergenza epidemiologica da Codiv-19.

La celebrazione, presieduta dall’Arcivescovo, avrà luogo nella Cripta dei Canonici del Duomo di Milano senza la presenza dei fedeli che potranno in ogni caso assistere alla Santa Messa in collegamento tv, grazie alla collaborazione di TgrLombardia, che interpreta così il suo ruolo di servizio pubblico.

Seppure in questa forma del tutto particolare, dettata dall’esigenza di tutelare la salute pubblica recependo le indicazioni delle autorità competenti, al momento della comunione tutti i fedeli saranno invitati a recitare la formula della Comunione spirituale e al termine si svolgerà il rito dell’Imposizione delle ceneri.

Sempre allo scopo di favorire la partecipazione alla vita della Chiesa, pur in questo momento del tutto eccezionale, come previsto dal diritto canonico nei casi in cui non è possibile partecipare all’Eucarestia, l’Arcivescovo invita i fedeli alla preghiera individuale e in famiglia, utilizzando il sussidio in allegato. 

Sempre, in questo tempo di Quaresima, sarà possibile iniziare la giornata condividendo direttamente con l’Arcivescovo una intenzione di preghiera per la pace con particolare riferimento alle situazioni di sofferenza e di guerra più dimenticate nel mondo. L’Arcivescovo Mario pronuncerà le intenzioni di preghiera alle ore 6.28 dalla cappella arcivescovile. Il collegamento avverrà attraverso il portale della Diocesi di Milano al link www.chiesadimilano.it/6e28 e sugli account ufficiali dei canali social diocesani (Facebook, Twitter, Instagram, Youtube) con l’hashtag #6e28. Il medesimo video verrà anche trasmesso in differita da ChiesaTv al termine della diretta della Santa Messa feriale dal Duomo di Milano delle ore 8, così come da Radio Marconi (ore 6.28; 12 e 19.10) e Radio Mater.

«Contro i mali del mondo, la preghiera è la nostra arma più preziosa», sottolinea l’Arcivescovo mons. Mario Delpini nel primo contributo video in cui spiega l’iniziativa.

Fonte: chiesadimilano.it

Domenica 23 febbraio 2020

Domenica 16 febbraio

Il magazzino della memoria

Il 30 marzo 2004 viene istituito, con la legge n° 92, Il Giorno del ricordo, che vuole «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Porto vecchio di Trieste. Mura rovinate dalla salsedine e corrotte dall’umidità. Un numero sulla facciata: 18. È un magazzino, un magazzino della memoria. Se entri, senti il silenzio assordante che arriva dalle innumerevoli masserizie abbandonate dai nostri connazionali fuggiti alla fine della seconda guerra mondiale da Fiume, Istria e Dalmazia. Scappavano dalla pulizia etnica e non volevano rinnegare la propria appartenenza all’Italia.

Con la sua determinazione a voler custodire identità fragili e perdute, Simone Cristicchi dedica una canzone e un intero spettacolo teatrale a questo luogo e lo intitola “Magazzino 18”.

Fonte: fmalombardia.it

Video canzone

Testo della canzone

Siamo partiti in un giorno di pioggia
Cacciati via dalla nostra terra
Che un tempo si chiamava Italia
E uscì sconfitta dalla guerra
Hanno scambiato le nostre radici
Con un futuro di scarpe strette
E mi ricordo faceva freddo l’inverno del quarantasette
E per le strade un canto di morte
Come di mille martelli impazziti
Le nostre vite imballate alla meglio
I nostri cuori ammutoliti
Siamo saliti sulla nave bianca
Come l’inizio di un’avventura
Con una goccia di speranza dicevi “Non aver paura”
E mi ricordo di un uomo gigante
Della sua immensa tenerezza
Capace di sbriciolare montagne
A lui bastava una carezza
Ma la sua forza, la forza di un padre
Giorno per giorno si consumava
Fermo davanti alla finestra
Fissava un punto nel vuoto, diceva:

Ah, come si fa?
A morire di malinconia per una terra che non è più mia
Che male fa
Aver lasciato il mio cuore dall’altra parte del mare

Sono venuto a cercare mio padre
In una specie di cimitero
Tra masserizie abbandonate
E mille facce in bianco e nero
Tracce di gente spazzata via
Da un uragano del destino
Quel che rimane di un esodo ora
Riposa in questo magazzino
E siamo scesi dalla nave bianca
I bambini, le donne, gli anziani
Ci chiamavano “fascisti” eravamo solo italiani
Italiani dimenticati in qualche angolo della memoria
Come una pagina strappata dal grande libro della storia

Ah, come si fa?
A morire di malinconia per una vita che non è più mia
Che male fa
Se ancora cerco il mio cuore dall’altra parte del mare

Quando domani in viaggio arriverai sul mio paese
Carezzami ti prego il campanile, la chiesa, la mia casetta
Fermati un momentino, soltanto un momento
Sopra le tombe del vecchio cimitero
E digli ai morti, digli, ti prego
Che no dimentighemo

Compositori: Simone Cristicchi / Francesco Giuseppe Musacco / Giuseppe Nider

Spettacolo Teatrale

Il dolore del Papa per la Siria

Dialogo e diplomazia fermino la guerra

Alla comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti nell'escalation militare in Siria, si rivolge l'accorato appello che Francesco rilancia in occasione dell'Angelus di questa domenica. Nel suo cuore, come dall'inizio del Pontificato, la vita e la sorte della popolazione innocente.

di Gabriella Ceraso e Benedetta Capelli

"Continuano a giungere notizie dolorose dal nord-ovest della Siria, in particolare sulle condizioni di tante donne e bambini, della gente costretta a fuggire a causa dell’escalation militare".

Prende avvio così, durante i saluti che seguono la preghiera mariana dell'Angelus di questa domenica, l'"accorato appello" che Papa Francesco rivolge "alla comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti" affinché si avvalgano - afferma - "degli strumenti diplomatici, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del Diritto Umanitario Internazionale, per salvaguardare la vita e le sorti dei civili". "Preghiamo - è stato l'invito del Papa - per questa amata e martoriata Siria".

Quindi una Ave Maria ha riunito al Santo Padre tutta la Piazza San Pietro e idealmente tutti i fedeli nel mondo.

Una guerra disumana che richiede sforzi e dialogo

La disumana guerra in Siria, che prosegue dal 2011 causando centinaia di migliaia di vittime e milioni tra sfollati e rifugiati, è sempre stata nel cuore del Papa che ha cercato, negli anni del suo pontificato, costantemente, di sollecitare una soluzione politica praticabile, superando gli interessi di parte e puntando - come nelle parole di questa domenica - sull'azione della diplomazia e sull'efficacia del dialogo con il supporto della comunità internazionale, pur di salvaguardare i civili, specie i più deboli. È stata proprio l'emergenza umanitaria, in seguito all'offensiva lanciata contro la città di Idlib nel nord ovest della Siria, a spingere il Pontefice ad indirizzare una Lettera al Presidente siriano Bashar Hafez al-Assad datata 28 giugno 2019, in cui lo incoraggiava a mostrare buona volontà per sanare una situazione disastrosa preservando civili inermi e le principali infrastrutture, come scuole e ospedali.

Quell'emergenza non è mai cessata e oggi, come allora, nel nord ovest della Siria si continua a morire o a scappare stretti tra le forze del regime, quelle russe e quelle turche, tanto che lo stesso Nunzio apostolico in Siria il cardinale Mario Zenari ha più volte parlato di "catastrofe umanitaria".

La preoccupazione per i civili, una costante del Pontificato

Mai tutto ciò è sfuggito a Papa Francesco. Dall'inizio del Pontificato sono stati oltre una decina gli appelli all’Angelus e al Regina Coeli. La Siria è stata una costante nei messaggi Urbi et Orbi che il Papa ha pronunciato; lo stesso è accaduto nelle udienze generali del mercoledì quando la violenza legata alla cronaca ha scosso le coscienze.

Già diciotto giorni dopo la sua elezione, Francesco nel messaggio Urbi et Orbi ricordava “l’amata Siria” e la popolazione ferita dal conflitto, ma anche “i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione”.

“Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?”

L’umanità – diceva Francesco all’Angelus del primo settembre 2013 - ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace!” e la preghiera, nel momento del dolore, è la forza a cui appigliarsi. Per questo il 7 settembre 2013 promuoveva una Giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero.

Di lì a poco, ai grandi della terra, come più volte accaduto, avrebbe fatto sentire la sua richiesta di pace. Così, scrivendo ad esempio al presidente russo Vladimir Putin in occasione del vertice del G20 di San Pietroburgo (5 settembre 2013), il Papa invocava “una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato tra le parti interessate con il sostegno concorde della comunità internazionale”. Una lettera è anche quella indirizzata ai cristiani in Medio Oriente, il 21 dicembre del 2014, in cui il Papa manifestava apertamente tutta la preoccupazione per le tribolazioni messe in atto dal sedicente Stato islamico, incoraggiava la popolazione e non mancava ancora di esortare la comunità internazionale a venire incontro a tanta sofferenza:

L’afflizione e la tribolazione non sono mancate purtroppo nel passato anche prossimo del Medio Oriente. Esse si sono aggravate negli ultimi mesi a causa dei conflitti che tormentano la Regione, ma soprattutto per l’operato di una più recente e preoccupante organizzazione terrorista, di dimensioni prima inimmaginabili, che commette ogni sorta di abusi e pratiche indegne dell’uomo, colpendo in modo particolare alcuni di voi che sono stati cacciati via in maniera brutale dalle proprie terre, dove i cristiani sono presenti fin dall’epoca apostolica. “Questa sofferenza grida verso Dio e fa appello all’impegno di tutti noi, nella preghiera e in ogni tipo di iniziativa”

“Il fondamentalismo religioso – spiegava il Papa nel gennaio 2015 - prima ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico”.

Vicinanza e accoglienza

Parole ma anche gesti concreti quelli di Francesco in questi anni, per quanti dal conflitto in Siria scappavano e continuano a scappare: secondo l’Onu, dal dicembre scorso gli sfollati da Idlib sono circa mezzo milione, di cui l’80 per cento donne e bambini.

"Voglio dirvi che non siete soli": così il 16 aprile del 2016, a Lesbo in Grecia, Francesco spiegava la sua presenza insieme al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, rivolgendosi ai profughi ospitati nel grande campo di Mòria. E nella Dichiarazione congiunta sottoscritta sull'isola con il Patriarca e l'arcivescovo arcivescovo di Atene Ieronymos, implorava la fine della guerra e chiedeva di intensificare gli sforzi per accogliere chi fugge, come avrebbe fatto successivamente in vista dei vertici internazionali che si sono succeduti sulla Siria:

Esortiamo tutti i Paesi, finché perdura la situazione di precarietà, a estendere l’asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei, ad ampliare gli sforzi per portare soccorso e ad adoperarsi insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso.

Sull’aereo che lo riportava dalla piccola isola greca in Vaticano, ci sarebbero state anche tre famiglie siriane. Un gesto di amore della Chiesa per i deboli, la carezza di Gesù agli affamati di oggi. Tre anni dopo il Papa inviava il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere Pontificio, per portare la sua vicinanza e una donazione di 100mila euro ai migranti ospitati nelle strutture dell’isola avviando poi un percorso di accoglienza e integrazione verso l'Italia grazie ai corridoi umanitari. Nel cuore del Papa la necessità di evacuazioni sicure per i civili e di accoglienza, lodata, per esempio, in Paesi come il Libano, la Giordania e la Turchia.

Il sangue innocente

È quanto chiede nel 2016 nella lettera indirizzata al presidente siriano Bashar Hafez al-Assad e pervenuta tramite il Nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari.  Francesco tornava con insistenza in quell'occasione, come avrebbe fatto nel giugno 2019, sulla "soluzione pacifica delle ostilità”, la protezione dei civili, l’accesso agli aiuti umanitari e la condanna di “tutte le forme di estremismo e terrorismo da qualsiasi parte provengano”. Tra i civili più a rischio, mai negli anni il Papa ha dimenticato i bambini che "non potranno vedere la luce del futuro!"

Il loro è "sangue innocente" e così, il primo giugno del 2016 in occasione della Giornata Internazionale del Bambino, il Papa invitava i piccoli di tutto il mondo ad unirsi in preghiera con i loro coetanei siriani mentre il 2 dicembre 2018, prima domenica di Avvento, accendeva un cero, simbolo di pace, per i piccoli che vivono i conflitti perché non perdano la speranza.

Fonte: vaticannews.va

Domenica 9 febbraio 2020

Giornata per la vita 2020

Papa Francesco: no ad ogni violazione della dignità

Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco si associa al Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata, sul tema “Aprite le porte alla vita”, e chiede nuovo impegno per “custodire e proteggere la vita umana dall’ inizio fino al suo naturale termine” e contrastare violazioni della dignità dovute a “tecnologia o economia”.
Monsignor Paglia: la vita dono da spendere "in favore di tutti"

Alessandro Di Bussolo per vaticannews.va

Va rinnovato l’impegno “di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine” e per questo è necessario “contrastare ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia, spalancando le porte a nuove forme di fraternità solidale”.
Lo ribadisce Papa Francesco dopo la preghiera dell’Angelus, recitata dalla finestra dello studio nel Palazzo apostolico che da’ su Piazza San Pietro, ricordando la Giornata per la vita che si celebra oggi in Italia, sul tema “Aprite le porte alla vita”.

Il Papa si associa così al Messaggio dei vescovi della Conferenza episcopale italiana:

Oggi si celebra in Italia la Giornata per la Vita, che ha come tema «Aprite le porte alla vita». Mi associo al Messaggio dei Vescovi ed auspico che questa Giornata sia un’occasione per rinnovare l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine. È necessario, altresì, contrastare ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia, spalancando le porte a nuove forme di fraternità solidale.

Messaggio vescovi italiani: no ad aborto, abbandono e abuso

Nel documento dei vescovi italiani c’è il rifiuto di “ogni forma di aborto, abbandono, maltrattamento e abuso” e l’invito a promuovere “l’uguale dignità di ogni persona”. Il testo, firmato dal Consiglio episcopale permanente, è suddiviso in tre paragrafi: “desiderio di una vita sensata”, “dalla riconoscenza alla cura”, “ospitare l’imprevedibile”.

Paglia: la vita va spesa in favore di tutti

Sul tema di questa 42.ma Giornata per la vita, questa è la riflessione dell'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, intervistato da Luca Collodi.

R. - Io credo che sia un’occasione opportuna per comprendere sempre più questo grande mistero che è la vita o meglio questo enorme dono che è la vita, che tutti abbiamo ricevuto. Potremmo dire che nessuno l’ha chiesta, nessuno l’ha meritata, perché tutti veniamo generati “da”, nessuno si autogenera, nessuno nasce da sé stesso ma tutti riceviamo questo dono. Ebbene, io credo che particolarmente in questa 42.ma Giornata ci viene detto che bisogna riflettere sul fatto di aver ricevuto la vita e quindi di spenderla in maniera sapiente, di non sprecarla, di non buttarla via, di difenderla dove c’è e soprattutto - e qui a me pare molto importante - di donarla anche agli altri. Ognuno di noi comprende che la vita se è trattenuta per noi diventa piccola, se invece la spendiamo si arricchisce.
E questo credo che sia il messaggio più saggio, più importante da dover comprendere in questo momento, mentre il mondo si ripiega su sé stesso, mentre i conflitti si moltiplicano. Credo che dovremmo capire quanto sia prezioso questo dono, combattere tutto ciò che può inquinarlo, ferirlo e persino eliminarlo, per spenderlo invece in favore di tutti.

La Giornata di quest’anno, oltre a respingere le molte forme di aborto, il maltrattamento, celebra anche la paternità, il ruolo del padre...

R. – Esattamente, il ruolo del padre, che è un ruolo che continua per tutta l’esistenza, non si ferma all’inizio: continua per accompagnare, per sorreggere, per sostenere e per trasmettere vita e sapienza. In un momento nel quale si parla di “evaporazione” del padre, la Chiesa italiana ci dice: no, guardate, tutti abbiamo bisogno di un padre perché la vita è stata ricevuta, va sostenuta e a nostra volta in qualche modo va ridonata. Tutti siamo figli ma tutti dobbiamo essere anche un po’ padri per trasmettere la vita a chiunque ne ha bisogno.

42 edizioni per declinare il tema della vita

In 42 edizioni il tema della vita è stato declinato dalle più diverse angolature. Si è parlato del ruolo della madre (“Madre e figlio, unica via da accogliere”, 1981); del problema del lavoro (“Territorio e lavoro al servizio della vita”, 1983); della pace (“Quale pace se non salviamo ogni vita”, 1987); di famiglia (“La famiglia tempio della vita”, 1994); di paternità (“Paternità e maternità, dono e impegno”, 1999); di denatalità (“Senza figli non c’è futuro”, 2004); di sofferenza (“La forza della vita nella sofferenza”, 2009), di crisi economica (“Generare la vita vince la crisi”, 2013).
E nel 2017 è stata ricordata anche Madre Teresa di Calcutta.

Domenica 2 febbraio 2020