Code per il combustibile, fame, giovani in fuga, ma anche nuova fede e collaborazione interreligiosa. Ecco cosa ha ritrovato in Siria Claude Zerez, da anni rifugiato in Francia.
Aleppo, manca il pane, il combustibile, i giovani scappano, le ragazze non si sposano più. «La situazione delle nostre famiglie cristiane è drammatica:
si soffre la mancanza di gas tanto che per avere una bombola di gas si resta ad aspettare in strada dalla sera alle 18:00 fino alle 10 del mattino seguente».
Inizia così la lettera di
Claude Zerez, pubblicata da Ora Pro Siria. Zerez, cristiano
siriano, ha 64 anni e da sei vive come rifugiato in Francia con la moglie e due
figli maschi. Viene da Aleppo, dove faceva la guida turistica specializzata in
antichità cristiane, e ad Aleppo è tornato prima di Natale per 18 giorni, dove
ha incontrato vescovi, sacerdoti, famiglie e leader religiosi e umanitari,
abbastanza per scrivere un appello al popolo cristiano invitandolo a pregare
per i fratelli d’Oriente, «per secoli un ponte di convivialità e dialogo
con le varie comunità confessionali ed etniche» e che rischiano oggi di sparire.
IL GIORNO IN CUI
ZEREZ PERSE PASCALE
Zerez ha
vissuto il peggiore degli incubi di un padre la mattina del 15 ottobre 2012:
«Preparatemi qualcosa di buono da mangiare, sto arrivando!», l’aveva chiamato Pascale,
18 anni, fresca di matrimonio, pronta a entrare all’università e trasferirsi
col marito a Tartus, dove la guerra non era ancora arrivata. Pascale non è mai
arrivata a casa dei genitori: la corriera su cui stava viaggiando fu bloccata
da uomini armati, tutti i passeggeri cristiani e alawiti fatti scendere e
barbaramente trucidati.
«Non
siamo nemmeno potuti correre all’obitorio dell’ospedale di Hama, dove hanno
composto i cadaveri, perché la strada era diventata troppo pericolosa – aveva
raccontato Zerez intervistato da Tempi -. Il corpo di
mia figlia ce l’ha portato un musulmano, che s’è preso il rischio di
attraversare i posti di blocco dei ribelli per riportare i resti di una figlia
cristiana alla sua famiglia. L’ho abbracciato e ringraziato come un fratello».
LA
CONQUISTA DEL PERDONO
L’uomo è
emigrato in Francia dopo mesi di minacce di morte ricevute per essere entrato
nel Comitato di riconciliazione di Aleppo, dove imam, sacerdoti e notabili
lavoravano instancabilmente insieme alla liberazione degli ostaggi, trattando
con le bande armate, e dopo che per i due figli in età militare iniziava a
concretizzarsi la chiamata alle armi, in un esercito in cui i reparti cadevano
vittime di imboscate e tradimenti, i soldati massacrati e corrotti per passare
dalla parte dei ribelli.
Da
allora Zerez ha girato la Francia e il mondo per tenere incontri e
testimonianze sulla sofferenze della Siria e dei suoi cristiani, e sulla
conquista del perdono:
«Il
cammino del perdono è il cammino della pace e della riconciliazione nel mio
paese. Senza perdono non ci sarà nessun ritorno alla pace e nessuna possibilità
di ricostruire la Siria; e noi cristiani dobbiamo essere i primi a perdonare,
perché ci vorrà del tempo prima che quelli che si sono macchiati le mani di
sangue arrivino alla conversione del cuore. Hanno imparato a uccidere, e gli ci
vorrà del tempo per imparare a non farlo più, dobbiamo insegnarglielo noi».
LA LETTERA DA ALEPPO
Quando è
tornato ad Aleppo, scrive nella sua lettera, i suoi vecchi amici musulmani lo
hanno implorato di restare, «ribadivano che noi siamo il vero volto della Siria
di tolleranza e storia vissuta per millenni». Ma la situazione per i cristiani
è terribile e Zerez la riassume senza fronzoli:
«Carenza di pane: certi giorni
devi rimanere in coda 5 ore per comprare il pane. Caduta della sterlina siriana
a causa della crisi in Libano: prima della guerra 1 euro era equivalente a 60
sterline siriane, oggi ha superato le 1.025 sterline siriane. Gli stipendi
finora non sono cambiati troppo: lo stipendio medio di un dipendente è di
35.000 sterline siriane. Il chilo di carne costa 8.000 lire siriane. Per vivere
ogni famiglia ha bisogno di oltre 250.000 lire siriane al mese. La maggior
parte delle organizzazioni benefiche (Caritas, Oeuvre d’Orient …) non possono
più aiutare perché i loro soldi sono bloccati nelle banche libanesi. E senza
dimenticare le sanzioni».
La
situazione è aggravata dalla fuga dei giovani, che scappano dal paese per
sottrarsi a un servizio militare che dura più di 9 anni:
«Inoltre tutti gli uomini anche sposati dai 18 ai 42 anni devono
tornare al servizio come riservisti. Questo ha creato un altro problema sociale
perché abbiamo troppe ragazze e matrimoni molto rari, senza dimenticare i
tristi casi in cui le nostre ragazze si prostituiscono per sopravvivere. Non
possiamo tacere la grande corruzione di certi funzionari, commercianti…».
L’APPELLO
ALLA CRISTIANITÀ
La parte del leone continuano a farla i Maristi Blu e i vescovi che coprono i costi di operazioni e medicine, i gemellaggi tra le parrocchie italiane e francesi con le parrocchie di Aleppo, che inviano aiuti alle parrocchie armene e melkite; da russi e armeni giungono inoltre aiuti agli ortodossi.
Le chiese, racconta Zerez, sono piene, ovunque le comunità cristiane e musulmane collaborano in un clima di grande povertà ma anche grande spiritualità a tenere desta la speranza, senza la quale, in un paese che conta già milioni di sfollati, «temo che un giorno i cristiani avranno lo stesso destino degli ebrei siriani, vale a dire che spariranno.
Prima
della guerra Aleppo aveva più di 150.000 fedeli cristiani, oggi non supera i
28.000. Ciò farà scomparire questa peculiare convivenza islamo-cristiana.
I
cristiani d’Oriente sono rimasti per secoli un ponte di convivialità e dialogo
con le varie comunità confessionali ed etniche… Questa esperienza può essere un
modello da applicare in Europa nei conflitti sociali e culturali con i
musulmani in Europa».
Per questo Zerez, dopo avere
partecipato agli incontri tra cristiani e musulmani per celebrare il Natale con
le corali di Damasco, Aleppo, Homs, la Valle dei Cristiani e dei siriaci nel
Nord a Qamisli e Hassaké rivolge oggi un forte appello alla
cristianità perché non dimentichi la Siria e le parole di papa Giovanni Paolo
II: «”La Chiesa ha un cuore con due polmoni: la Chiesa orientale e la Chiesa
occidentale”.
Se un polmone muore la Chiesa
diventa menomata».
Fonte: Tempi