Calendario delle celebrazioni per la Solennità di Tutti i Santi e celebrazioni ai Cimiteri

Qui puoi scaricare il programma delle messe: santi_e_defunti2018 (1)

Avvisi e calendario del 28 Ottobre 2018

Ogni anno, si celebra in tutto il mondo la Giornata Missionaria
Mondiale, con lo scopo specifico di pregare per le missioni e
raccogliere offerte che, inviate alla Pontificia Congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli, vengono poi distribuite nei vari continenti
per le opere di evangelizzazione e di promozione umana portate avanti
dalla Chiesa attraverso i missionari e il clero delle giovani Chiese.
Tutti gli anni, per questa occasione il Papa invia al mondo cattolico un
messaggio in cui richiama l’importanza della solidarietà, della
collaborazione e del dovere missionario di ogni cristiano.
Titolo del Messaggio del Santo Padre di quest’anno è: “Insieme ai Giovani,
portiamo il Vangelo a tutti”. (vi invito alla lettura del messaggio che potete
scaricare dal sito della Santa Sede).
Da qualche anno si usa il termine “Ottobre Missionario” che ha il suo
culmine appunto nella Giornata Missionaria Mondiale. Scopo di questa
nuova prospettiva è di allargare a tutto il mese di ottobrel’educazione
e la sensibilizzazione dei fedeli alle opere di evangelizzazione nel
mondo. La stessa Giornata Missionaria non è un momento isolato nel
corso dell’anno, ma è una preziosa occasione di fermarsi a riflettere
se e come rispondiamo alla vocazione missionaria.
Potremmo allora dire che la Giornata Missionaria Mondiale per ciascun
cristiano è l’occasione per fare il punto, una specie di esame di
coscienza, della sua sensibilità missionaria.
In primo luogo c’è la preghiera per le missioni. Già fin dall’inizio, nel
radio messaggio per la Giornata Missionaria del 1931 (questa giornata è
stata istituita nel 1926) dall’allora Congregazione di Propaganda Fidei si
sottolineava l’importanza della preghiera missionaria. Quello della
preghiera è come un ritornello in tutti i messaggi pontifici in occasione
di questa ricorrenza di ottobre.
Alla preghiera viene unito il sacrificio che richiama il valore salvifico
della sofferenza, accettata e offerta a Dio in unione al sacrificio di Cristo
sulla croce. Ma la cooperazione missionaria consiste anche nel
contributo materiale all’opera di evangelizzazione e promozione umana
nel mondo. La Chiesa missionaria dà quello che riceve, distribuisce ai
poveri quello che i suoi figli più dotati le mettono generosamente a
disposizione. Ma la carità e l’offerta da sole non bastano. Richiedono da
tutti i fedeli anche una revisione dello stile di vita, l’evitare lo spreco per
meglio apprezzare i beni che abbiamo ricevuto da Dio.
Ed infine il ringraziamento,la gratitudine a Dio per il dono della Fede
e della Missione. È un aspetto che spesso dimentichiamo, ma che è
importante perché mette Dio al centro della nostra vita.
Occorre allora rinnovare l’entusiasmo di comunicare la fede per
promuovere una evangelizzazione delle comunità e dei Paesi di antica
tradizione cristiana, che stanno perdendo il riferimento a Dio, in modo
da riscoprire la gioia del credere.
La fede è un dono che ci è dato perché sia condiviso, è infatti il dono più
importante che ci è stato fatto nella nostra esistenza e che non possiamo
tenere per noi stessi. Auspico per me e per voi che la celebrazione di
questa giornata sia l’occasione di un rinnovato impegno di
evangelizzazione.

don Mauro

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Avvisi e calendario del 21 ottobre 2018

GIORNATE EUCARISTICHE, TEMPO DI GRAZIA

Da giovedì 18 a oggi, domenica 21 ottobre, abbiamo avuto la “grazia” di adorare Gesù presente nell’ Eucaristia e di ascoltare le meditazioni di Mons. Patrizio Garascia superiore dei Padri di Rho. E’ stato un dono! Serate da viversi a tu per tu con Gesù Eucaristia. Razionalmente, una tra le cose più folli a cui si possa credere: che Dio si faccia tanto piccolo e tanto inerte quanto un pezzo di pane. Di conseguenza, sembra altrettanto folle che un uomo possa mettersi in adorazione di questo oggetto così insignificante…

Ma “i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, le Sue azioni non sono le nostre azioni… troppo grandi, troppo alte e noi non le comprendiamo”.

E così, nel Suo amore immenso, non solo riesce farsi piccolo quanto l’Ostia, che contempliamo, ma riesce nel contempo ed incredibilmente ad attrarci a Lui, a farci sentire che lì c’è Lui; a donarci quella fede necessaria per poter godere di questa Sua presenza così vicina, così reale pur nelle Sue apparenti assurdità. Inutile cercare di razionalizzare: Dio può farsi piccolo quanto un pezzo di pane, ma non possiamo “restringerlo” nei nostri orizzonti limitati.

Come predisporsi a questo incontro con Gesù Eucaristia negli istanti che precedono la Sua esposizione, per vivere intensamente questo momento di intimità con Lui? Va predisposto lo spirito, deve essere un momento di assoluta tranquillità, di silenzio interiore per far spazio al Signore. Ma come essere tranquilli quando al contrario, siamo agitati dai nostri problemi quotidiani vissuti fino a qualche momento prima, dalle nostre mille difficoltà, dalle nostre piccole e grandi sofferenze, dalla nostra stanchezza per la fatica della giornata, dal pensiero di mille cose da fare? Cominciamo dalle “mille cose da fare”: queste dobbiamo proprio sforzarci di lasciarle a casa, sono solo un peso, non si compiono certo a forza di pensarle, ma ci distraggono e rovinano il momento che stiamo vivendo. Per il resto invece possiamo portarci con noi tutto. Davanti a Gesù dobbiamo essere noi stessi fino in fondo e se siamo nella sofferenza, o abbiamo una preoccupazione che ci inquieta, è così che dobbiamo presentarci a Lui.

Poi però, una volta arrivati con tutto il nostro bagaglio, dobbiamo saperlo depositare ai suoi piedi, offrirglielo e abbandonarci alla sua presenza. Dobbiamo saperci dimenticare un po’ di noi stessi per guardare a Lui, svuotarci di noi per riempirci di Lui.

Se non lo facciamo, torniamo a casa esattamente come siamo arrivati, con gli stessi pesi che ci portiamo sempre addosso.

Fissiamo lo sguardo su Gesù, lì al centro dell’altare. Lasciamoci guidare dalla Parola di Dio; liberiamoci per una volta dalla nozione del tempo. Preghiamo, ma anche semplicemente, contempliamo Gesù. Al termine dell’Adorazione, se davvero abbiamo saputo dimenticarci un po’ di noi stessi, ci renderemo conto che il Signore ci ha parlato, ha parlato al cuore di ciascuno di noi, ci ha confortati, ci ha rafforzati nella fede, “ha reso il nostro giogo più leggero”.

Gesù è grande nell’amore, non si lascia vincere in generosità e per un’ora di tempo dedicata a Lui, ricambia donandoci la Sua pace interiore. Certo che è follia tutto questo, perché Dio è pazzo di amore per l’uomo, Sua creatura, e nella Sua onnipotenza decide di rivelarsi ai suoi figli nell’intimità più umile, nella tenerezza più semplice: in un pezzo di pane.

don Mauro

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Incontro del 30 settembre 2018

Di seguito il numero del Periodico parrocchiale INCONTRO n° 3 – Settembre 2018

SETTEMBRE 2018

Castagnata della Comunità

Domenica 21 ottobre dalle 15.30

siete tutti invitati alla Castagnata della comunità

Presso l’oratorio don Bosco di Arnate Via XXII Marzo, 44

Volantino castagnata x sito

Giornate Eucaristiche 2018

RISCOPRIRE LA BELLEZZA DELLA PREGHIERA DI ADORAZIONE

COSA SONO LE GIORNATE EUCARISTICHE?

Le Giornate eucaristiche (Quarantore) sono giorni particolari della vita della Chiesa durante i quali nelle parrocchie viene data la possibilità di sostare presso Gesù eucaristico. Si iniziarono a celebrare a Milano nel 1527 per sottolineare la presenza reale di Gesù nell'Eucarestia. Dapprima si fecero davanti al tabernacolo chiuso, poi, verso il 1534, si cominciò ad esporre il SS.mo Sacramento. Nei secoli passati, come ci racconta la storia, erano considerate un tempo di rinnovamento spirituale e sociale, di preghiera e di penitenza, di comunione tra ricchi e poveri, tra superiori e sudditi, in cui la gente imparava a pregare e a meditare; era davvero un tempo di grazia che rinnovava la vita cristiana.
Le Quarantore, restano attuali perché ci aiutano a rinverdire la nostra fede nella presenza reale di Gesù nel SS.mo Sacramento: "l'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella liturgia stessa, infatti soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura anche la missione sociale che nell'Eucarestia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri." ("Sacramentum caritatis" n. 66)

 

PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE QUARANTORE?

Le Giornate Eucaristiche, sono chiamate così in onore e ricordo del tempo sofferto da Gesù durante le Sua Passione, esattamente dalla sera del Giovedì Santo al mezzogiorno del Sabato Santo nel triste pensiero del sepolcro, nel quale Gesù, secondo il computo fatto da S. Agostino, rimase quaranta ore.

 

LE GIORNATE EUCARISTICHE OGGI

Le giornate eucaristiche sono un appuntamento fondamentale nella vita di un cristiano e di una parrocchia. Sono l’occasione di sostare un po’ di tempo in preghiera davanti a Gesù eucaristia esposto sull'altare, l’occasione di una preghiera viso a viso, cuore a cuore.
A tutti viene chiesta la fatica della preghiera. Fatica nello spegnere la tv, il computer e il cellulare per dedicarsi al Signore. Fatica nell’uscire di casa.
Fatica nel restare in preghiera. Solo così riusciremo ad assaporare la gioia dell’incontro con il Signore, il solo capace di convertire i cuori.
Cosa di cui abbiamo sempre bisogno.

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Lectio divina 2018-2019

“Al passo di Gesù”. Cinque istruzioni per una Chiesa in uscita.

Riprende la lectio divina per adulti a livello di Decanato, proposta dall’AC ambrosiana, che si svolgerà nel Santuario di Madonna in Campagna.

Il titolo generale della lectio è:

ABBATTERE I MURI DI SEPARAZIONE – Per una Chiesa fino ai confini della terra
Il percorso si articolerà poi in cinque incontri:

PRIMO INCONTRO:
Il disegno d’amore di Dio (Efesini 1, 1-19)

SECONDO INCONTRO:
Nessuno è straniero (Efesini 2, 8-22)

TERZO INCONTRO:
Ricolmi della pienezza di Dio (Efesini 3, 14-21)

QUARTO INCONTRO:
Rivestire l’uomo nuovo (Efesini 4, 17-32)

QUINTO INCONTRO:
Lottare con l’armatura di Dio (Efesini 6, 10-20)

Lectio Gallarate 2018-19

Avvisi e calendario 14 ottobre 2018

SPIRITO SANTO VIENI !

Oggi, per le mani dell’emerito di Lodi, Sua Ecc. Monsignor Giuseppe Merisi, celebreremo il Sacramento della Confermazione nella nostra Comunità pastorale. Una settantina di preadolescenti rivivranno il giorno della Pentecoste insieme ai loro padrini e madrine unitamente ai loro cari genitori. Effusione dello Spirito Santo rinnovata! Riceveranno lo Spirito Santo coi suoi doni per essere discepoli-testimoni.

Discepoli: ricevono infatti un messaggio che deve essere ancora sviluppato con una catechesi organica, che continua anche dopo la Cresima.

Testimoni: praticano ciò che credono, vivono secondo il Vangelo la preghiera, la fraternità e la solidarietà la giustizia e l’impegno a migliorare il mondo in cui Dio li ha chiamati a vivere.

Tutto questo non è certo facile da praticare! Ma lo Spirito Santo dona costanza nella quotidianità, fortezza nelle prove, gioia nel donare, speranza nella vittoria finale. “Il proprio futuro: chi lo può conoscere? Viene il momento in cui ogni adolescente si domanda: cosa farò da grande?”

Può darsi che il cuore di qualche adulto sia vuoto o marcio, ma il cuore dei ragazzi è sempre pieno di fuoco: lo Spirito Santo, che è un soffio di vita, saprà utilizzare e rinfocolare i carboni ardenti, perché diventino fiamma di vita.

Gesù a 12 anni ha raggiunto la consapevolezza della sua chiamata e della sua missione. Auspico che anche i nostri dodicenni trovino in questa “presenza stabile di Dio nella loro vita”(e chi è lo Spirito Santo se non questo?) il senso genuino di ciò che sono e di ciò che faranno. Da questa presenza riceveranno slancio e audacia per la loro vita.

Ma anche noi adulti trarremo un senso di fiducioso ottimismo sulle future sorti della nostra società.

Sto pensando al dopo-cresima di questi ragazzi/e… E mi permetto di suggerire loro un metodo molto sicuro per sapere come saranno, è quello di guardare un po’ dentro se stessi e un po’ alle cose che vogliono: prima o poi andranno in quella direzione. La cosa migliore è guardare a qualcuno più grande al quale si vorrebbe assomigliare.

Penso e prego per Voi, chiedo all'intera Comunità di accompagnarvi e sostenervi nella preghiera perché possiate essere protagonisti della vostra stessa vita, lanciata dalla Confermazione sulla strada del vostro diventare grandi. Ma grandi davvero: uomini e donne che sanno pensare, amare, lottare e gioire come Gesù.

Prego per Voi, carissimi e carissime, perché, dalla Cresima in avanti, possiate sempre andare lieti e orgogliosi di far capire a chi vi sta vicino che avete un tesoro, che siete ricchi di una forza che nessuno vi toglierà. Gesù cammina con voi, e state pur certi, non smetterà di stupirvi.

Che lo Spirito Santo, scriva in modo indelebile nei vostri cuori gli stessi sentimenti di Gesù. Possiate così diventare, ogni giorno di più, un “Vangelo vivente”, che gli altri potranno leggere con gioia, affascinati dalla bontà dei vostri esempi e conquistati dalla forza del vostro amore.

Conto su di Voi per fare più nuova, più giovane e più bella la Chiesa, cioè il popolo di Dio e per fare più giusto il mondo intero.

don Mauro

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Cammino Giovani 2018-2019

Quest'anno la proposta del cammino Giovani è fatta a livello cittadino.

PRIMO INCONTRO DOMENICA 21 OTTOBRE

Una domenica al mese ritrovo presso ORATORIO DI CASCINETTA, Via Don G. Frippo 11Orario 18.00 - 19.30

Copertina

Avvisi e calendario domenica 07 Ottobre 2018

ORATORIO E IMPEGNO EDUCATIVO

In questo mese riprende in pieno tutta l’attività pastorale. Penso con particolare affetto alle centinaia e centinaia di ragazzi che ritornano a scuola e che riprendono la frequenza all’Oratorio. In fondo anche l’Oratorio è una scuola popolare di educazione alla fede cristiana e di esperienza di comunità cristiana. Ecco che cosa deve comportare secondo me, questa ripresa: l’assunzione di precise responsabilità, a breve e a lungo termine, nei confronti dei bambini e dei ragazzi. All’inizio di un anno oratoriano, ricco di paure, incertezze, ma anche di entusiasmi e promesse, mi sono andato a rileggere una lettera scritta dal Card. Carlo Martini allora Arcivescovo di Milano: “Lettera ad un educatore che si sente fallito” di un’attualità straordinaria. Forse dal titolo sembrerebbe un testo da leggere alla sera del tempo delle attività, io la credo invece ideale per il tempo dell’inizio, perché ci dice quale orizzonte dobbiamo abitare noi Educatori, tutti gli educatori: genitori, catechisti, allenatori, aiuto-catechisti, Animatori dei giochi, volontari del doposcuola, preti, suore e anche tutti coloro che credono nell’oratorio, anch’essi sono educatori, a casa, sulla strada, nella piazza, dovunque. Amici educatori, camminiamo insieme al Signore senza stanchezze né delusioni, perché anche noi possiamo partecipare alla Sua azione: “Il Seminatore uscì a seminare…”. “Caro/a… (…) conosco l’amarezza che si prova, dopo aver cercato di donarti con onestà e generosità per la crescita di quelli che Dio ti ha affidato (nonostante e attraverso i tuoi limiti), ti sembra che tutto (o quasi) sia stato inutile, perché essi se ne sono andati per la loro strada, a volte anche compiendo scelte che ti hanno fatto molto soffrire e che ancora – ti sembra – fanno soffrire il cuore del Padre. Arrivi a pensare che hai sbagliato tu e che – avendo agito in buona fede – continuerai probabilmente a sbagliare con altri. Ti viene allora la tentazione di fermarti, di rinunciare, di credere che il compito educativo non è per te. Ho pensato a quello che deve aver provato Gesù davanti al tradimento di Giuda e al rinnegamento di Pietro: non ti nascondo che l’idea del “fallimento educativo” di Dio mi ha come salvato il cuore, riempiendolo di una certa indicibile pace. (…) Mi è venuto in mente il dialogo tra Gesù e Pietro sulle rive del lago di Tiberiade (Gv,21): in quel momento l’itinerario educativo portato avanti dal Signore nei confronti dei suoi era ad una svolta decisiva. Il ricordo la nostalgia e anche la tristezza delle cose passate potevano paralizzare i suoi, o aprirli a un nuovo sorprendente inizio. E’ allora che Gesù mi sembra operare un salto che consente di fatto a Pietro e agli altri di cominciare non soltanto “di nuovo” ma in “modo nuovo”. Rivolgendosi a Simone Gesù gli chiede: “Mi ami tu più di costoro?”
Richiesta esorbitante perché Gesù utilizza il verbo che indica l’amore totale, esclusivo, incondizionato. Pietro no osa rispondere con lo stesso verbo (forse lo avrebbe fatto prima di conoscere l’amara esperienza del fallimento!): risponde semplicemente e poveramente “ti voglio bene”. Nella seconda domanda Gesù insiste con la richiesta dell’amore totale: e Pietro insiste nella seconda risposta con l’offerta del suo povero, umile amore. Alla terza domanda e risposta non è Pietro che cambia il verbo: è
Gesù. “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”; e Pietro – sebbene “addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?” (che fosse cioè Gesù a dover cambiare il verbo dell’amore) – gli risponde: “Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti voglio bene”. Si potrebbe quasi dire che non è Pietro a convertirsi a Gesù, ma è Gesù che si “converte” a Pietro, si adatta al suo linguaggio e alle sue possibilità. E’ questa “conversione di Dio” che mi colpisce profondamente: anche perché è a partire da essa che Gesù pronuncia l’imperativo nel quale sbocca tutto l’itinerario educativo con cui aveva formato il suo apostolo: “Seguimi!”. Il significato che colgo penso possa aiutare molto te e me: Gesù ha integrato il fallimento di Simone e, in fondo, il suo personale “fallimento educativo” perché ha molto amato: e il suo amore è così totale da essere libero da ogni pretesa, da non imporre all’altro un’esigenza avvertita dall’altro come impossibile, da piegarsi sulla debolezza e povertà del suo discepolo per dargli nuovamente la speranza di amare, la fiducia di poter ancora dare tutto, fino alla fine. Così dal fallimento è cominciata la storia nuova della santità di Pietro, spinta fino al martirio, quando egli dirà, non più con le parole, ma con il gesto della vita donata e col silenzio eloquente della morte, la parola dell’amore esclusivo e totale per il suo Signore. Non assolutizzando il fallimento, non drammatizzandolo fino a negare la speranza Gesù ha saputo inglobarlo in un cammino di amore più grande, modificando forse ai nostri occhi un progetto educativo, perché non si fermasse l’itinerario educativo dell’imparare ad amare sino alla fine…” Se sappiamo tenere gli occhi fissi sul Signore e sul suo amore per noi sapremo avvertire nel cuore quella spinta d’amore che, senza paura di fallire, sa condurci ad amare i nostri fratelli più piccoli anche quando il seme posto nel terreno non trova l’accoglienza sperata e precedentemente programmata.

don Mauro

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Avvisi e calendario domenica 30 settembre 2018

VIA COSI’

Oggi, la Festa di apertura degli Oratori con il lancio della proposta per l’Anno oratoriano 2018-2019 in tutti i mille oratori della Diocesi: “VIA COSI’!” L’Arcivescovo ha scritto il suo messaggio che diventa uno stimolo per il cammino di tutti coloro che saranno coinvolti nell’animazione dell’Oratorio. Ecco perché e importante conoscerlo e farlo proprio! Con questa festa iniziano inoltre i diversi itinerari di accompagnamento di ragazzi, preadolescenti e adolescenti che, nella Comunità cristiana percorrono insieme lo stesso viaggio. VIA COSI’! Esprime la volontà di tradurre per i ragazzi la lettera pastorale dell’Arcivescovo Mario “Cresce lungo il cammino il suo vigore”. E’ un titolo che in se stesso riporta una attenzione educativa perché allude alla crescita. L’Oratorio è servizio alla crescita, non solo per i ragazzi, ma per l’intera Comunità che si coinvolge nella crescita dei più piccoli. E riprendendo l’immagine cara al nostro Arcivescovo, l’Oratorio è la Chiesa dei ragazzi in cammino, l’oratorio è il pellegrinaggio dei ragazzi. Il testo di riferimento è il brano sull’invio dei 72 discepoli (Lc.10,1-16), che ripropone l’idea di un oratorio che vive l’esperienza apostolica dei discepoli che vengono mandati per colorare il mondo. Tra i temi di quest’anno c’è la dimensione missionaria e l’intenzione di portare in oratorio il grande slancio del Sinodo “Chiesa dalle genti”. Poi l’intenzione di ridare significato allo sport in oratorio. Tutto questo partendo dalla convinzione che i primi alleati nell'educazione educativa sono i Genitori. Paolo VI diceva che l’oratorio è quel servizio complementare alla famiglia e alla scuola: in questa complementarietà c’è la necessità di una relazione , di una solidarietà educativa, per cui i genitori sono i prime interlocutori. E’ da leggere e meditare il Messaggio dell’Arcivescovo Mario “Abbiate gratitudine per i doni, le doti, i talenti ricevuti da Dio”. Si apre con una serie di benedizioni e si conclude con un decalogo, sulle orme del suo predecessore Montini. Tre le parole chiave per iniziare anche quest’anno l’avventura dei nostri Oratori: meta, compagnia e fierezza. “La meta da raggiungere, il traguardo desiderabile è la gioia di Dio, il suo Regno, la vita di Dio in noi – scrive mons. Delpini -, possiamo chiamarla anche santità. Si mettono in cammino quelli che credono alla promessa di Dio: sanno che di Dio ci si può fidare. Il cammino però non si fa da soli, ma insieme, in compagnia, fatta di quell'amicizia “sana, limpida, allegra, di coloro che guardano insieme verso la meta e si aiutano e incoraggiano gli uni gli altri”. La terza parola chiave è fierezza, in particolare “la fierezza di non stare fermi che fa crescere la stima di sé, non l’ingenuità di chi si crede capace di tutto… la stima di sé che è la gratitudine per i doni, le doti, i talenti ricevuti che nell’esperienza dei gesti minimi si accorge che è capace di fare il bene, di dare gioia, di farsi amare”. Delpini va oltre e raccomanda anche la perseveranza. “Alcuni sono tentati di ridurre l’oratorio all’oratorio estivo, qualche settimana di impegno, di amicizia, di cose ben fatte. Invece l’oratorio
propone un cammino che si estende per tutto l’anno. Non si tratta di iniziare, per poi mollare al primo ostacolo o alla prima fatica. Da ultimo, l’Arcivescovo raccomanda la verifica, che riguarda soprattutto i grandi: “verifica come esercizio di ascolto del Signore per rendere grazie, riflettere sulle proposte e sulle risposte, riconoscere inadempienze e ripartire, fiduciosi e lieti”.

don Mauro

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