Avvisi e Calendario 23 dicembre 2018

BUON NATALE!

Il Figlio di Dio Onnipotente ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Il Natale è mani pulite, cuore in ordine, condotta onesta. Natale è un nuovo stile di vita, una condotta più sobria, un maggior rispetto per i poveri. Natale è una grande occasione di grazia che viene riversata su di noi, per cominciare ad essere cristiani sul serio e vivere con “sobrietà e giustizia”.
Natale non cancella gli scandali, ma può convertire i cuori, indicando quelle che sono le vie giuste da percorrere.
Che Natale sarebbe il nostro se dopo aver acceso tante luci, illuminati alberi e presepi, il nostro cuore rimanesse al buio? Se continuassimo a scegliere le opere delle tenebre e non quelle della luce? Perché non creare un appuntamento con noi stessi: uno spazio per riflettere, un tempo per isolarci nel silenzio del nostro intimo?
Il nostro mondo non può vivere e sperare senza la luce di Betlemme. Che la gioia del Natale illumini i vostri cuori.

don Mauro

Gesù nasce in una stalla, perché non c’è posto per Lui nell’albergo (cfr Lc. 2,7): è rifiutato. Chi è povero, invece, accoglie Gesù e subito avverte una luce interiore che gli dona pace e gioia.
L’AMORE si è reso visibile, si è fatto uomo, perché l’uomo, amando si realizzi pienamente come immagine di DIO – AMORE. Auguri a tutti!!!
La “grazia “ del Santo Natale riempia i nostri cuori… vi accompagno con la preghiera.

don Marco

Natale è la Festa dell’incontro fra Dio e noi suo popolo, un movimento che ci spinge ad andare verso gli altri per una condivisione fraterna. Possa il Bambino Gesù aiutarci a costruire una Comunità di vera condivisione. Sereno Natale a tutti.

don Casimiro

Il mio augurio per ciascuno è che sappiamo accogliere e custodire ancora una volta Gesù nella nostra vita e attraverso le nostre parole, gesti e sguardi ognuno si senta contagiato da questo grande dono soprattutto i piccoli e gli esclusi!

Sr Ivana

“Il Bambino Gesù viene in silenzio, senza far rumore, senza imporsi, con la semplicità disarmata dei bambini; viene in mezzo a noi per portarci lo splendore del volto di Dio” (C. M. Martini)
Con affetto grande auguro un Santo Natale ricco di luce, di gioia e di speranza!

Sr Savina

“Il Natale di quest'anno ci farà trovare Gesù e,con Lui, il bandolo della nostra esistenza redenta: la festa di vivere, il gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell'impegno.Lui solo può resistere al nostro cuore e donarci ogni cosa." (don Tonino Bello)

Augurissimi a tutti!

Sr Tina

Vi auguro di avere occhi per vedere Gesù, bambino indifeso, in una mangiatoia Lui, il Salvatore. Vi auguro di vedere in quel Bambino gli occhi di Dio, il Suo sguardo.
Di sentirvi "guardati" da Lui. E non è poca cosa essere guardati.
Questo il mio augurio perché passiate un Natale felice con Lui.

Sr Lucia

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Avvisi e calendario 16 dicembre 2018

LA VISITA NATALIZIA

E’ un atto di obbedienza ad un comando datoci dal Signore: Andate in tutto il mondo e portate la buona notizia”. L’azione pastorale dei preti in gran parte è una “convocazione”: vi convochiamo per le riunioni, per i gesti di culto… e voi fedeli venite. A Natale invece svolgiamo un gesto di “visitazione”: siamo noi, ormai da qualche anno aiutati da coppie di laici, che veniamo a farvi visita e a darvi una bella notizia: “E’ nato un Bambino che riempie tutti i cuori di speranza!”.

Ci spiace di non poter venire nelle ore serali, quando siete tutti a casa. Veniamo nel tardo pomeriggio; in Maggio faremo un’altra “visitazione” nei cortili e caseggiati nelle ore serali e sarà molto bello vivere un momento di fraternità e di preghiera mariana.

Per la benedizione delle Scuole, i tempi sono cambiati. Non basta che il parroco e il direttore didattico si scambino una telefonata per mettersi d’ accordo… Si devono rispettare le norme di legge: tocca agli studenti grandi e ai genitori degli alunni più piccoli fare richiesta attraverso il Consiglio di Istituto o di Circolo. La Parrocchia è disponibile a portare la benedizione (o a compiere altro gesto religioso equivalente) ma può entrare nella Scuola solo se invitata da Studenti e dai Genitori con tutti i crismi della legalità. Qui si vede se i cristiani sono attivi e convinti oppure sonnolenti e latitanti!

Analogo è il discorso dei luoghi di lavoro: fabbriche, uffici, banche, si è disponibili ad andare se si è chiamati.

Per quanto riguarda i negozi, occorre distinguere due categorie di persone: chi lavora nel negozio (proprietario o dipendente) e chi passa per caso, per un acquisto prenatalizio. Mentre i titolari e i dipendenti che vivono e lavorano abitualmente in quell’ambiente di solito gradiscono la benedizione, gli altri avventori occasionali trovano una benedizione a sorpresa, la prendono in modo distratto, possono sentirsi a disagio. Per questo motivo non organizziamo una benedizione specifica dei negozi, benedicendo un caseggiato, benediciamo le famiglie che vi abitano e i negozianti che vi lavorano previa e discreta domanda.

Per noi sacerdoti (giovani e meno giovani), e da qualche anno anche per i visitatori che ci aiutano, è una fatica non indifferente, ma percorriamo i gradini quotidiani con gioia: nella speranza che si arrivi al Natale tutti un po’ più buoni.

 don Mauro

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Avvisi e calendario 9 dicembre 2018

LA LOTTA TRA FIDUCIA E SFIDUCIA

Che significa “Immacolata Concezione?”.
La grande intuizione di questa solennità è dircelo con un linguaggio semplice, con due racconti che conosciamo bene separatamente (Genesi 3,9-15.20 e Luca 1, 26-38), ma che risultano in tutta la loro forza proprio se messi a confronto tra loro. Sono due storie opposte: quella della sfiducia che condanna alla solitudine, alla rottura dei legami; e quella della fiducia, che costruisce legami e – nel caso di Maria – un ponte così grande da legare insieme Dio e l’uomo.

La prima lettura è un racconto molto attuale: ogni volta che commettiamo il peccato, riviviamo questa storia. E’ un inganno del diavolo. Meglio, è una parola presente da sempre nel nostro cuore, che il diavolo con le sue domande porta in luce e rafforza. E, quando succede, niente è più come prima: ha vinto la sfiducia, non si è più capaci di vivere il legame e ci si deve nascondere.
Il brano inizia con una domanda che esprime la voglia e il desiderio di Dio di incontrare l’uomo: “Dove sei?” Per Adamo, purtroppo, questa domanda è ormai letta in modo minaccioso, e il peccato si trasforma in paura dell’altro. La rottura con Dio diventa rottura con Eva, su cui cade l’accusa di Adamo per il peccato commesso. Non solo: l’accusa di tradimento in fondo è proprio per Dio! “Questa donna, che tu mi hai messo accanto”… Come a dire che la scelta di Dio è stata una trappola per l’uomo. Così Adamo non capisce più Dio e deve andarsene dal giardino.
Pensiamo a quante volte le storie quotidiane di tradimento si consumano in piccole ripicche, dove si rinfacciano all'altro colpe immaginarie. In questo clima, anche le discussioni appaiono spesso confuse e giocate su problemi secondari che non trovano mai una soluzione soddisfacente: si rimane ben lontani dal cuore del problema, che è la lotta tra fiducia e sfiducia.

A fronte di questa storia, il racconto del Vangelo emerge in tutta la sua novità. Maria è senza peccato originale perché è in grado di esprimere una fiducia per noi impensabile. Chi non avrebbe paura davanti a una persona e a un annuncio sfolgoranti? Chi non chiederebbe assicurazioni concrete? Maria fa esattamente così. Il Vangelo racconta che all'inizio è spaventata, si chiede che senso abbia tutto ciò, come sia possibile… La differenza non sta in queste reazioni, che sono segno di un’umanità sveglia e consapevole della portata dei problemi. La differenza sta nella risposta finale: in Lei vince la fiducia. “Sì, sono molto grata di essere la serva del Signore e desidero si compia questa parola!”.
Una risposta grata e fiduciosa, davanti ad un futuro fatto di incognite. In Maria la storia di Dio con l’uomo riannoda il suo filo; c’è qualcuno che è disponibile a fidarsi del tutto.
Quand'è così, la Parola di Dio può piantare la sua tenda tra noi.

 don Mauro

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Avvisi e calendario 2 dicembre 2018

VIGILIAMO, PREGANDO!

In Avvento, oggi iniziamo la terza settimana di questo tempo propizio, Gesù ci chiede di “stare attenti”, di prendere coscienza di noi stessi, di vigilare: in altre parole di vivere da svegli. L’atteggiamento è quello delle sentinelle, che stanno in piedi scrutando l’orizzonte.
Questo appello del Signore ci pone una domanda:
in questo momento della vita mi sento sveglio o addormentato?
C’è un’attesa che mi tiene attento o sono appesantito, schiacciato sull'oggi?
Vivo il mio tempo lasciandolo passare, senza pensare? Ecco la domanda di fondo dell’Avvento!

Il Vangelo di Luca (cfr. Lc. 21, 25-28.34-36) è ancora più concreto: parla di ciò che appesantisce la nostra vita e di quanto ci aiuta a vivere da svegli. Tre cose si appoggiano come un peso opprimente sul cuore soffocandoci: dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita.

Sono tre modi per dire che noi ci appesantiamo quando non siamo più capaci di lasciare uno spazio vuoto, quando viviamo il bisogno ossessivo di riempire; oppure quando ci stordiamo, come da ubriachi, dove uno pensa di stare meglio perché perde lucidità; infine quando la nostra testa è completamente occupata dalle piccole cose do tutti i giorni e l’orizzonte si restringe sempre più.

L’alternativa è la preghiera: “Vigilate pregando!”. Perché la preghiera?

Qui non si tratta di “dire preghiere”, vi è qualcosa di più profondo. La preghiera è pensare alla direzione della propria vita, lasciare uno spazio in cui ognuno può fare unità con sé, davanti al Signore. La preghiera, se fatta con verità, diviene luogo per la presenza intima di Dio, il quale parla nel nostro cuore e ci chiama.
Questa preghiera dà forza, permette di avere la testa alta per guardare più avanti, di coltivare speranza e senso. E si oppone a tutto ciò che invece ci schiaccia sulle cose di oggi, facendoci addormentare. E’ grazie alla preghiera che noi possiamo vivere gli stravolgimenti della vita e del mondo senza morire di paura.
Chiediamo al Signore di vivere questo tempo propizio da “svegli”, facendogli spazio e non lasciandoci appesantire il cuore.

 don Mauro

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Proposta Caritativa Avvento 2018

Per Natale con il nostro contributo raggiungiamo i bambini che necessitano del nostro aiuto.
Sii Generoso e farai sorridere qualche bambino in più

VENEZUELA

Avvisi e Calendario 25 novembre 2018

"ALZATEVI… VIGILATE”: La responsabilità della vita e della storia

Non molto tempo fa’, un autore dedicava un testo all’attesa ed alla speranza presentandole come strutture portanti della condizione umana; rimandano a quel tempo interiore che non è scandito dall’orologio ma dalle emozioni e dagli stati d’animo e che conosce pure la condizione dolorosa del fallimento, delle illusioni, delle delusioni e delle speranze infrante.
In questa complessa realtà antropologica irrompe il tempo dell’Avvento, cioè l’attesa del futuro che solo Dio può dare.
“Portatori di speranza”, questo futuro non scaturisce dalle nostre forze, ma dall’amore che Dio ha per l’umanità. Ci capita – e non senza ragioni – di pensare al nostro tempo come tempo di violenza, di ingiuste e profonde disuguaglianze sociali, di adattamento della verità e della giustizia agli interessi dei potenti.
In una simile prospettiva non è difficile accettare che la speranza ci venga incontro da fuori; la speranza di cui parla l’Avvento non è a misura delle nostre forze: al contrario, siamo noi a doverci misurare con questa speranza. No è la nostra vita, non è questa storia che ci dà motivi per sperare ma è il dono divino della speranza che ci offre ragioni per vivere.

In un mondo raccolto sulle realtà materiali come il nostro, molti di noi hanno perso la gioia di vivere e l’hanno sostituita con l’ansia, la preoccupazione e il timore.
L’Avvento ci obbliga a misurarci con un futuro diverso e ci chiede il coraggio di ricominciare la costruzione. Possiamo allora fermare l’attenzione sul Vangelo di Luca (21, 25-28 e 34-36) che raccoglie questo futuro attorno a quel “Figlio dell’uomo che verrà su una nube, con potenza e gloria grande”; questa piena manifestazione del regno di Dio coincide con la gloria del Risorto. Da qui i moniti dell’Evangelista Luca: “alzatevi e levate il capo”; “state bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano”; “vegliate e pregate in ogni momento” (vv. 28.34.36).
L’attesa diventa vigilanza per non essere sorpresi impreparati e la speranza diventa preghiera per ridare continuamente coraggio al cammino personale e della comunità; solo così saremo pronti a levare il capo e ad accogliere il ritorno di Cristo.
Tempo di attesa, il tempo della Chiesa è tempo di testimonianza di quella fede che va oltre i nostri sguardi e i nostri progetti; la fede sposta il baricentro della nostra vita su Cristo e ci insegna a vivere in Lui e con Lui.
La vita cristiana si delinea così come una vita di impegno nella testimonianza di un amore grande del quale noi portiamo la responsabilità. E’ l’invito ad essere pronti ad accogliere Dio, a seguirne i suggerimenti, a vivere come suoi discepoli. “Il regno dei cieli è vicino”, direbbe Gesù; “alzatevi e levate il capo”.

Là dove i rapporti con gli altri sono autentici e costruttivi, là i discepoli diventano profezia di un mondo nuovo e l’attesa diventa inizio, diventa germoglio di futuro.

don Mauro

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Avvisi e calendario 18 novembre 2018

PREPARATE LA VENUTA DEL SIGNORE!

Inizia un nuovo anno liturgico!
E si apre indicando ai credenti un orizzonte di speranza. Essa ha le sue radici nella memoria di quanto il Signore ha già compiuto per l’umanità. Anche oggi, più che mai, l’umanità sperimenta un profondo bisogno di speranza, ma questo stesso anelito ci rende consapevoli che non si può restare chiusi in particolarismi e in intrecci egoistici. In questo Avvento la speranza cristiana trova uno spazio per annunciare che il destino dell’uomo è proprio quello di “essere fraternità”, un tessuto di relazioni pacifiche e buone. I motivi della memoria e della speranza possono così caratterizzare l’orientamento cristiano per il nuovo Anno della Chiesa e diventare un vero antidoto contro la tentazione della disperazione e della ricerca di surrogati al desiderio di senso, surrogati mai appagati. Preparare la venuta del Signore! Sembra un’impresa che va al di là delle nostre forze. Da dove cominciare?

Ancora una volta il Vangelo non ci chiede di diventare degli eroi ma di iniziare a cambiare le piccole cose, partendo dal nostro stile di vita. Come per Giovanni Battista per il quale non era importante affermare se stesso, ma Gesù; così deve esserlo anche pere noi. Prepariamo la venuta di Gesù nella nostra famiglia, nella nostra classe, nel posto di lavoro, nel nostro gruppo di amici. Dio ha “per tutti” una buona notizia e per questo ci regala i Vangeli, che non sono una raccolta di obblighi e divieti, ma una strada” per la nostra libertà e la nostra povertà. Ha però bisogno di persone che parlino agli altri di Lui, della sua bontà e della sua misericordia senza limiti.

La grandezza di Gesù sta nel non “tagliarci fuori” dalla sua opera di redenzione. Noi gli serviamo e decide di coinvolgerci nella sua missione non tanto per i nostri meriti, quanto per la fiducia che ripone in noi. Quando una persona ha fatto l’esperienza di avere incontrato Dio, si accorge che non può più tenere per sé una gioia così grande e sente il bisogno e la necessità di indicare agli altri la via per raggiungerlo. In questo Avvento dobbiamo cercare di aprire “strade” nei deserti di oggi: magari luoghi affollati da voci e da luci, nei quali sta a noi indicare la parola vera e la luce che illumina gli uomini. Il pessimismo della cronaca nera e la sfiducia che l’uomo ripone nei suoi simili possono, a poco a poco, penetrare nel nostro vissuto quotidiano ed iniziare a farci vedere la realtà con gli occhi pessimisti.

Prepararsi al Natale significa accogliere la buona notizia, il Vangelo, che è lo stesso Gesù! Accogliere il male o accogliere la vita ecco il bivio che più di una volta ci troviamo davanti nella nostra quotidianità. Scegliere il Signore significa non rinunciare a vivere ponendo fiducia e speranza nelle persone che ci stanno accanto. Dio non si stanca di venire al mondo, decide di prendere dimora in un mondo dove regna il peccato, di farsi vicino a ogni uomo perché sia, attraverso il suo amore, capace di cambiare in meglio.

Il Bambino” a cui stiamo andando incontro ci insegna che Dio si fa presente nell’esistenza umana senza fare violenza alla nostra libertà; a ciascuno di noi resta la lieta notizia: accogliendolo faremo felice la nostra vita.

don Mauro

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Programma Rama 2018

70° PALIO

Nuovamente Novembre, Palio, nuovamente memoria, festa e competizione. L’augurio è che il 70° Palio della Rama di Pomm sviluppi occasione di cultura, solidarietà, impegno rinnovato e gratuito, mostrando intelligenza, cuore e passione. L’intelligenza legge dentro gli avvenimenti, li comprende e li rispetta, ma anche li critica e li corregge se necessario. Il cuore e la passione sono grandi cose solo se ben indirizzate e non finiscono in inganni e prepotenze.
Un proverbio dice che il contendere degli sciocchi è come il battere l’aria. Buon gusto, buon senso e buon diritto non accettano scuse. Quante volte la grande idea, nel campo dello sport e del divertimento sociale, ma anche della cultura, è scivolato verso il business interessato e il successo “prezzolato”, dimenticando memorie appassionate, partecipazioni commosse, sacrifici fatti per l’ideale. L’unica paga è la soddisfazione e la gratificazione di concorrere alla formazione di uno spettacolo fuori dal comune. Perché il risultato finale di questo 70° Palio sia più bello per tutti e nessuno venga umiliato. Se non è retorica, facile all'ipocrisia (e non ho motivo di pensarlo), allora nei confronti delle contrade, trionfi il bello e la bravura, sia stimato il prezioso lavoro dei contradaioli, si esprima l’incontro festoso della gente. 

Non vinca lo sciocco o il furbo, magari solo… il più fortunato. Buon Palio a tutti.

don Mauro

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Avvisi e calendario 11 novembre 2018

UN RE ALTERNATIVO

Oggi concludendo l’Anno liturgico celebriamo la festa di Cristo Re, un re al contrario. Infatti in Giovanni 18,33-37 il Vangelo ci presenta Gesù davanti a Pilato mentre è sottoposto a un interrogativo e subisce un processo.
Il Signore è un re prigioniero, ma proprio in questo contesto, decisamente singolare, fa emergere le caratteristiche del suo Regno.
Il Regno di Gesù è un regno alternativo, dove non si combatte, perché non ci sono confini da difendere o persone contro cui fare guerra.
Il Regno di Gesù è un regno senza confini, che non si costruisce con le logiche del mondo.
Il Regno di Gesù è il regno della verità. E la verità non è una realtà astratta; è innanzitutto una “vita”, la vita di un uomo conforme alla volontà di Dio. La vita di un uomo è vera e autentica quando è donata, come ha fatto Gesù.

C’è una strada per vivere la verità ed è quella che ci è indicata nell'ultima frase con cui Gesù conclude il dialogo con Pilato: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. (Gv.18,37b).
La verità è, prima di tutto, capacità di ascoltare, perché noi siamo formati da ciò che ascoltiamo. L’ascolto ci definisce e dice che persone siamo, perché è dall’ascolto che nasce per noi la parola.
La verità è la capacità di ascoltare e, soprattutto, di mettersi in ascolto del Signore, della sua voce, cioè della sua Parola, dei segni attraverso i quali Lui si rende presente, degli altri attraverso i quali il Signore ci parla.

Il nostro re è un re “alternativo” che non comanda, ma ascolta; che non impone ma guida; che non spadroneggia, ma serve. E per questo che il Vangelo ce lo presenta non in un contesto di trionfo, ma nella scena di un dialogo nel quale esercita soltanto il potere di ascoltare e di dire una parola che rivela il suo stile di vita: la testimonianza della verità, una testimonianza che si alimenta di ascolto.
E’ il caso di abbandonare le logiche del potere – anche tra di noi – per ritrovarci in ascolto della voce del Signore e così capaci di dire una parola che abbia il gusto della verità e della vita.
Anche nella situazione del mondo di oggi la testimonianza della verità ci chiede un nuovo modo di pensare, che non si rifugi nelle logiche della prestazione e della forza, ma che sappia proporre una strada nuova. Oggi c’è bisogno di ascoltare quello che sta accadendo, di ascoltare non di gridare.

E’ questo il segno diverso che siamo chiamati a porre e dal quale siamo chiamati a ricominciare. Purtroppo, quella volta Gesù rimase solo e venne messo da parte… pochi ascoltarono la sua voce.

 don Mauro

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Avvisi e calendario del 4 Novembre

Al primo incontro con la Chiesa, nel giorno del Battesimo, ci è stato chiesto di rinunciare a Satana, alle sue opere e alle sue seduzioni. Poi abbiamo rinnovato tale rinuncia alla Prima Comunione e alla Cresima.
C’è il rischio di non nominare più il diavolo e di non pensarci assolutamente, come se non esistesse, e di lasciarsi aggredire dal suo morso velenoso.
La Bibbia dice che Lucifero è un orgoglioso. L’orgoglio è il coperchio del vuoto. Satana è una nullità, ma una nullità pericolosa. Egli ha successo
quando riesce a farsi dimenticare. La sua prima apparizione fu – non a caso – sotto forma di serpente: un essere strisciante e nascosto, pericoloso perché non lo vedi: si mimetizza in mezzo all’erba e ti aggredisce a tradimento! Le erbe sataniche di oggi sono tante: la pornografia, la violenza, lo sfruttamento, il qualunquismo.
Sarebbe meglio se Satana non si mimetizzasse e facesse vedere la sua faccia: allora lo allontaneremmo come fece Gesù nel deserto, all’angolo del Tempio e sul monte Gerico. Ma lui preferisce lavorare dietro le quinte... e lasciare il segno.
Don Francesco Fuschini, simpatico prete ferrarese, scrive in un suo libro: “Satana è la scimmia di Dio: a imitazione di Cristo e nello stesso istante ha celebrato la sua
eucarestia. C’è nel Vangelo una ‘comunione nera’ con la presenza reale del diavolo. Era l’ultima cena, Gesù sedeva a mensa con i suoi...“ E dopo aver intinto il boccone, lo
diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota e così Satana entrò in lui. (Giovanni 13,26-27). E cosa poteva fare Giuda posseduto dal demonio? Disperare della misericordia di Dio: il più grave peccato è non credere nelle energie della Resurrezione. E poi togliersi la vita. Il suicidio è desiderio di essere al tempo stesso carnefice e vittima, creatura mortale e Angelo della morte. E’ un gesto che combina il dare e il ricevere. Il suicida è nemico di se stesso. Satana, omicida fin dal principio, ha una
capacità di spingere l’uomo ad accanirsi contro se stesso.
Non dobbiamo temere di parlare qualche volta di Satana: per difenderci e farci difendere da Colui che “non permette che cadiamo in tentazione ma ci libera
dal male”.
Ma anche se il Maligno è riuscito a irretirci e a farci cadere nella trappola, la sua non è una vittoria definitiva. La Grazia dell’Onnipotente
vince sulla nullità satanica. Il Signore si serve anche della miseria. Noi non sappiamo fin dove un peccato ci distacca momentaneamente da Dio e dove pone le gettate
sulla strada del ritorno! E’ la vittoria di Dio sul suo avversario, è il trionfo di Cristo in Croce, come diceva il Cardinal Giovanni Colombo. “Il mio peccato e il suo amore hanno messo Cristo in Croce”. Pensare al diavolo non è pessimismo, anzi è un pungolo all’ottimismo. Anche San Paolo, che per un certo periodo si era lasciato prendere la mano da Satana, era lieto della vittoria del Signore: “Ha amato me e ha dato se stesso per me”.

don Mauro

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Calendario delle celebrazioni per la Solennità di Tutti i Santi e celebrazioni ai Cimiteri

Qui puoi scaricare il programma delle messe: santi_e_defunti2018 (1)

Avvisi e calendario del 28 Ottobre 2018

Ogni anno, si celebra in tutto il mondo la Giornata Missionaria
Mondiale, con lo scopo specifico di pregare per le missioni e
raccogliere offerte che, inviate alla Pontificia Congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli, vengono poi distribuite nei vari continenti
per le opere di evangelizzazione e di promozione umana portate avanti
dalla Chiesa attraverso i missionari e il clero delle giovani Chiese.
Tutti gli anni, per questa occasione il Papa invia al mondo cattolico un
messaggio in cui richiama l’importanza della solidarietà, della
collaborazione e del dovere missionario di ogni cristiano.
Titolo del Messaggio del Santo Padre di quest’anno è: “Insieme ai Giovani,
portiamo il Vangelo a tutti”. (vi invito alla lettura del messaggio che potete
scaricare dal sito della Santa Sede).
Da qualche anno si usa il termine “Ottobre Missionario” che ha il suo
culmine appunto nella Giornata Missionaria Mondiale. Scopo di questa
nuova prospettiva è di allargare a tutto il mese di ottobrel’educazione
e la sensibilizzazione dei fedeli alle opere di evangelizzazione nel
mondo. La stessa Giornata Missionaria non è un momento isolato nel
corso dell’anno, ma è una preziosa occasione di fermarsi a riflettere
se e come rispondiamo alla vocazione missionaria.
Potremmo allora dire che la Giornata Missionaria Mondiale per ciascun
cristiano è l’occasione per fare il punto, una specie di esame di
coscienza, della sua sensibilità missionaria.
In primo luogo c’è la preghiera per le missioni. Già fin dall’inizio, nel
radio messaggio per la Giornata Missionaria del 1931 (questa giornata è
stata istituita nel 1926) dall’allora Congregazione di Propaganda Fidei si
sottolineava l’importanza della preghiera missionaria. Quello della
preghiera è come un ritornello in tutti i messaggi pontifici in occasione
di questa ricorrenza di ottobre.
Alla preghiera viene unito il sacrificio che richiama il valore salvifico
della sofferenza, accettata e offerta a Dio in unione al sacrificio di Cristo
sulla croce. Ma la cooperazione missionaria consiste anche nel
contributo materiale all’opera di evangelizzazione e promozione umana
nel mondo. La Chiesa missionaria dà quello che riceve, distribuisce ai
poveri quello che i suoi figli più dotati le mettono generosamente a
disposizione. Ma la carità e l’offerta da sole non bastano. Richiedono da
tutti i fedeli anche una revisione dello stile di vita, l’evitare lo spreco per
meglio apprezzare i beni che abbiamo ricevuto da Dio.
Ed infine il ringraziamento,la gratitudine a Dio per il dono della Fede
e della Missione. È un aspetto che spesso dimentichiamo, ma che è
importante perché mette Dio al centro della nostra vita.
Occorre allora rinnovare l’entusiasmo di comunicare la fede per
promuovere una evangelizzazione delle comunità e dei Paesi di antica
tradizione cristiana, che stanno perdendo il riferimento a Dio, in modo
da riscoprire la gioia del credere.
La fede è un dono che ci è dato perché sia condiviso, è infatti il dono più
importante che ci è stato fatto nella nostra esistenza e che non possiamo
tenere per noi stessi. Auspico per me e per voi che la celebrazione di
questa giornata sia l’occasione di un rinnovato impegno di
evangelizzazione.

don Mauro

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