Avvisi e calendario domenica 29 Ottobre 2017

LA SANTITA’: ideale desiderabile al cuore
dell’uomo del nostro tempo

Il mese di novembre, sentito perlopiù come un tempo malinconico, inizia in realtà nel modo migliore, con la celebrazione della solennità di tutti i santi. San Bernardo di Chiaravalle dice: “Per parte mia devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri”. I desideri e la santità? Possono stare insieme? Certo! La vita dei santi è una esistenza riuscita, compiuta, spesso passata attraverso prove. Se compresa bene, la santità è un ideale profondamente desiderabile al cuore dell’uomo e della donna anche del nostro tempo. Pensiamo solo a due santi canonizzati un anno fa: Madre Teresa di Calcutta, che ha saputo incarnare la misericordia di Dio attraverso una compassione profonda per tutte le persone emarginate; Ludovico Pavoni, che ha unito attenzione sociale, educativa e professionale. Quante figure stupende ha la nostra Chiesa! Gianna Beretta Molla, Enrichetta Alfieri, Luigi Monti, Carlo Gnocchi, Luigi Monza, Luigi Talamoni e tanti altri. La solennità di tutti i santi ce li fa ricordare “insieme”, cioè come “comunione dei santi”. Infatti, una vita santa è sempre una “vita in relazione”. L’amicizia tra i santi è uno spettacolo di umanità. Questo ci ricorda che anche noi siamo fatti non per la solitudine ma per vivere in comunione gli uni con gli altri. Da questa solennità discende una luce potente anche sulla commemorazione di tutti i defunti (2 novembre). Pensiamo ai nostri cari “passati all’altra riva”, preghiamo per loro, andiamo a far loro visita al cimitero, sostenuti dalla grande speranza che ha animato la vita dei santi: Gesù, crocifisso e risorto, ha vinto il male e la morte. Il filosofo Gabriel Marcel affermava: “dire ad una persona: ti amo, è come dire: tu non morirai”. ti amo, come dire: tu non morirai”. Perché l’amore vince la morte. La speranza cristiana ha l’audacia di credere nella “risurrezione della carne”. E’ l’annuncio che tutto quanto abbiamo vissuto in questa vita non andrà perduto, sarà trasfigurato in Dio; ritroveremo i volti che abbiamo amato. I santi sono stati mossi da questa speranza; per questo hanno vissuto “alla grande” e ci invitano a fare lo stesso.

+ Paolo Martinelli
Vescovo e Vicario episcopale

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Domenica Insieme 3^ Elementare

DOMENICA SPECIALE 
Genitori e figli 3^ elem + CASTAGNATA

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Avvisi e calendario domenica 22 Ottobre 2017

PERCHE’ SIATE IN COMUNIONE CON NOI

“Ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo veduto… ciò che abbiamo toccato… noi ve lo annunciamo” (1Gv,1). Ve lo annunciamo. Ma per qualescopo? Qual è l’obiettivo ultimo di questa importante trasmissione? Dove tende questo incoercibile bisogno di partecipare ad altri una verità che si è avuta la sorte di contemplare con i propri occhi, e di annunciare al mondo il Verbo della vita? Ecco l’uscita a sorpresa: “Perché anche voi siate in comunione con noi”. E ci verrebbe da dire: tutto qui? Diciamocelo francamente uno si sarebbe aspettato una conclusione diversa. Ad esempio: perché anche voi otteniate la vita eterna. Oppure: perché siate accolti anche voi dalla tenerezza di Dio. O addirittura: perché pure voi diventiate annunciatori delle meraviglie compiute dal Signore. E invece no! Quel finale ci spiazza. Ci coglie impreparati. Quella battuta imprevedibile ci disorienta. Ci sbilancia su versanti inattesi: “perché anche voi siate in comunione con noi”. Ne deriva che il primo fondamentale obbiettivo che i testimoni di Gesù devono raggiungere è quello di creare comunione tra fratelli, e cioè una , comunità di persone che si vogliono bene e che poi, insieme, tendono verso di Lui. E’ quello che ho sperimentato domenica – era nell’aria, lo si respirava – festeggiando la presenza cinquantennale delle suore Figlie di Maria Ausiliatrice nella nostra Comunità. Mi viene alla mente – e lo ricordo anche a voi – quel celebre n° 9 della Costituzione dogmatica sulla Chiesa che recita. “piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo”. Gli è piaciuto innestarli in un popolo. Per scendere al concreto, la nostra missione di cristiani consiste nell’orientare i passi di chi ci è affidato o anche solo incontriamo, verso la Comunità di cui noi tutti siamo espressione. In fondo, la domanda essenziale che oggi ci viene rivolta, volere o no, è la stessa che Andrea e Giovanni un giorno rivolsero a Gesù, sulle rive del lago, alle quattro del pomeriggio: “Maestro, dove abiti?” (Gv. 1,38). E la nostra risposta di cristiani non può discostarsi da quella di Gesù: “Venite e vedrete” (Gv. 1,39a). E la conclusione di tutta la vicenda non può essere quella descritta dal vangelo: “Andarono dunque, e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv. 1, 39b). Carissimi, se è vero che la domanda primordiale che ci è rivolta è: “Maestro dove abiti?”, vuol dire che anche noi rispondendo come Gesù: “Venite e vedrete”, dobbiamo essere in grado di mostrare la casa la casa comunitaria dove abitiamo. Solo all’interno di ques comunitaria ta casa è possibile conoscere il Signore, e per giunta, sperimentare ciò affascina al punto di sentire il bisogno di andare fuori per annunciare anche ad altri la buona notizia: “Abbiamo trovato il Messia”. “Abbiamo trovato il Messia”. Due sono le conclusioni che possiamo tirare. La prima è questa: la Comunità è un transito obbligato.E’ una tappa che
non si può saltare. E’ un passaggio che possiamo chiamare “propedeutico” perché, se non viene superato, blocca il resto del cammino. Ed ecco la seconda conclusione: se il primo impatto che come cristiani dobbiamo provocare è quella con la Comunità, bisogna fare di tutto perché essa non deluda chi vi entra, pregiudicando, forse anche irreparabilmente, l’ulteriore incontro con il Signore. Dobbiamo impegnarci, perciò con tutta l’anima affinché la nostra Comunità offra al mondo l’immagine della vera accoglienza cristiana. Se le cose stanno veramente così, il nostro mestiere primordiale è quello di essere costruttori di comunità. Il Signore ci conceda la gioia di investire tutto in questa avventura!

don Mauro

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Avvisi e calendario domenica 15 Ottobre 2017

GRATITUDINE CHE SI FA PREGHIERA

La Festa che oggi celebriamo vede riuniti due avvenimenti incisivi e importanti: sono superflue tante parole; bisogna viverli con riconoscenza al Signore, con partecipazione convinta e puntuale e con attenta disponibilità a coglierne il senso.

La Festa dell’Oratorio di Madonna in Campagna: domenica abbiamo festeggiato ad Arnate con il bel momento del mandato a catechisti, educatori, allenatori di entrambi gli oratori. Lo sappiamo gli oratori sono i “polmoni” della nostra Comunità Pastorale, sono la speranza del nostro cammino. So e conosco i problemi, le difficoltà, ma soprattutto la grande volontà che anima gli educatori, tutti gli animatori e soprattutto le suore e Stefano, l’educatore ad Arnate. Il grazie è dovere, la preghiera è un piacere per questa benevola istituzione.

Il 50° della presenza delle suore di Maria Ausiliatrice nella nostra Comunità. Un dono prezioso che è andato via via rinnovandosi in questi anni e che ha certamente segnato la vita e la crescita di tanti parrocchiani. La “gratitudine” e la “preghiera” per questo dono non può certo venire meno. Lo sappiamo, i momenti di crescita della vita cristiana hanno bisogno di metodicità, non solo di scossoni che fanno bene, però non devono essere troppo frequenti. Mi sono chiesto: come si deve connotare il cammino di una persona che vuole realmente seguire il Signore Gesù? L’oratorio, e la presenza educativa delle suore non dovrebbe aiutare in questo?

Mi pare di individuare in alcuni punti questo sforzo:

1. Discernimento della situazione personale: dove mi vuole il Signore? Quale strada mi indica con chiarezza? E’ il riconoscere che la vita è una grazia, una vocazione, una missione. Ogni proposta pastorale deve allora avere come obbiettivo l’aiuto perché ciascuno trovi la sua vocazione e la viva nella forma che lo Spirito suggerisce.

2. Qualificare i gesti della vita cristiana: catechesi, messa, confessione regolare, ascolto quotidiano della Parola di Dio.

3. Cogliere le occasioni di bene che la Provvidenza ci manda senza la presunzione di essere noi a decider, ma lasciandoci guidare dalla volontà del Signore che mi giunge attraverso le più disparate voci e le più impensate vie.

4. Avere nell'economia spirituale della vita una attenzione alla carità in qualunque modo uno la voglia esprimere; ognuno la viva come il Signore suggerisce. Queste quattro connotazioni devono trovare posto ed equilibrio in ogni progettualità pastorale.

Certo la vita quotidiana è complessa, variamente articolata, molto spesso imprevedibile: è davvero difficile trovare il tempo; sul tempo quante volte siamo tentanti di giocare con furbizia; quando ho voglia non ho tempo, quando ho tempo talora non ho voglia! Occorre, questo è importante nella vita, cercare le priorità mantenendosi fedele con ferrea determinazione, non lasciandoci condizionare dalle molteplici “cose” che incombono periodicamente. Confido che queste “osservazioni” siano da voi accolte, verificate, condivise per una migliore partecipazione alla vita della Comunità.

don Mauro

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Avvisi e calendario domenica 08 Ottobre 2017

IL CRISTIANO E LA POLITICA 2

Dopo aver preso in considerazione il primo dei tre atteggiamenti, ora prendiamo in considerazione gli altri due. 2) Il coraggio: quando uno si sente servo, perciò inadeguato, mai arrivato, conosce bene il senso dei suoi limiti e moltiplica l’intraprendenza coraggiosa! Mantiene quello che promette solo quello che sa mantenere, si assume le sue responsabilità davanti alla coscienza e davanti ad avversari e amici. Essendo una persona pubblica si lascerà guidare da una sana coerenza tra valori proclamati e comportamenti adeguati. Infine non ha paura di dialogare con tutte le persone che vogliono realmente costruire il bene comune passando attraverso rischi e impopolarità. 3) La gratuità: questo è uno dei modi più delicati del vivere contemporaneo, la tendenza sotto gli occhi di tutti è quella di esaltare le ragioni dell’individuo e la difesa di interessi corporativi: lasciando sguarnite le persone e i ceti sociali che più faticano a farsi ascoltare. Ebbene anche qui il cristiano impegnato politicamente deve “dare rappresentanza alle esigenze di vera solidarietà e socialità”. Pur difendendo ogni persona in quanto tale, il cristiano avrà un occhio di particolare attenzione a chi dalla vita ha ricevuto meno in salute, soldi, affetto e fortuna. Detto questo rimane il dovere di cercare una risposta politica ed efficace ai grandi problemi della vita presente; ma la prospettiva rimane sempre questa: avere l’occhio per una logica di servizio al bene comune. E non è poco!

don Mauro

 

ACCOGLIERE L’ARCIVESCOVO MARIO:
LA BELLEZZA DI UN CAMMINO DI CONCRETEZZA

Ci ha colpito tutti l’intensità della preghiera liturgica e nello stesso tempo la scioltezza familiare con cui si è presentato e noi abbiamo accolto il nostro nuovo
Arcivescovo Mario Delpini. Mi è sembrato che questo possa essere lo stile per il cammino della nostra Chiesa: siamo Chiesa che nella celebrazione domenicale contempla l’opera di Dio e nello stesso tempo si sente sicura, aperta, e sciolta. Sicura di essere amata dal suo Signore. Sciolta da paure che non la rendono capace di vedere di quante pietre vive e preziose è composta, e di appassionarsi ad essere un segno della Gerusalemme nuova che l’Agnello va costruendo con il
dono del suo sangue. Sciolta dall’inerzia del “si è sempre fatto così” e aperta ad imparare a fare, a tutti i livelli, un “cammino insieme”, che è sempre opera dello
Spirito santo, che è disciplinato nell’agire e coraggioso nelle riforme necessarie nel cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Abbiamo accolto “l’Arcivescovo”. Noi ambrosiani siamo fatti così: accogliamo l’Arcivescovo perché è l’Arcivescovo, così come accogliamo il Parroco perché è il Parroco. Qualche volta anche noi siamo tentati di personalizzare la figura vescovo, creando tifosi e avversari per i più svariati motivi, ma credo che lo stile dell’Arcivescovo Mario ci aiuterà a ritrovare la scioltezza e la bellezza di un cammino che continua, senza perdere nulla dei passi fatti, anzi valorizzandoli per procedere insieme nel cammino. Personalmente ritengo che il nostro non sia il tempo del “ricominciare da capo” o degli “effetti speciali che ci stupiscono”, piuttosto quello della concretezza, del creare insieme condizioni che ci rendano vicini, solidali, contenti di vedere altri, i piccoli e i poveri, a loro volta contenti. Abbiamo accolto l’Arcivescovo “Mario”. Con la sua originalità, il suo stile, la sua storia e il suo cammino. Abbiamo già condiviso con lui molti anni nel servizio alla Chiesa, e moltissimi lo hanno incontrato nelle sue visite alle parrocchie e ai Decanati. “Un editto che vorrei enunciare – ha detto qualche settimana fa scherzando, ma non troppo - è che è proibito lamentarsi su come vanno le cose, ma essere gente che, prendendo visione delle cose, mette mano ad aggiustare questo mondo, senza presunzione di avere ricette già pronte, proprio perché siamo tutti chiamati a mettere a frutto la vocazione che abbiamo ricevuto, ognuno con i propri carismi”. Credo proprio che il nuovo Arcivescovo ci farà lavorare tanto! E ci farà lavorare “insieme”.

+ Franco Agnesi,Vicario episcopale

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Avvisi e calendario domenica 01 Ottobre 2017

IL CRISTIANO E LA POLITICA

Viviamo oggettivamente in una società complessa: anche se siamo in Europa, e ce ne rallegriamo a certe condizioni, pur tuttavia vediamo come le complessità si facciano notare a diversi livelli: nella comunicazione, nei diversi rapporti umani, nella distribuzione dei ruoli, nell’essere facilmente interpretati e catalogati prima di essere ascoltati e capiti. E noi dobbiamo prendere atto e saper convivere con questa situazione abbastanza difficile da gestire. Un campo spinoso ma necessario è quello della politica con l’invito ad abbandonare la comoda panchina per buttarsi nell’agone politico dove chi ha più filo da tessere, tessa. dove chi ha più filo da tessere, tessa. (A. Moro). Ma qual è lo stile del cristiano impegnato in politica? Mi avvalgo al riguardo di un discorso significativo del Cardinal Martini a
Sant’Ambrogio (1998). Le nostre Comunità parrocchiali dovrebbero forse riprenderlo con maggior coraggio perché i cristiani al di là della loro militanza partitica possano recuperare alcuni slanci nella presenza, nell’impegno. Occorre, e con urgenza, restituire la necessaria tensione ideale e risaldare il fondamento etico e culturale. Il potere dunque lo si ha per far politica; non si fa politica per avere il
potere. Lo stile del cristiano nell’esercitare il potere è quello del servizio, come ha fatto Gesù, “Ecco io sto in mezzo a voi come colui che serve”. E (sempre Gesù), “Quando avrete fatto tutto quello che “Quando avrete fatto tutto quello che dovevate fare come vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili” servi inutili”
(Lc. 17, 7-10).
Penso sia questo l’atteggiamento fondamentale del cristiano che si misura in politica, l’esperienza della propria povertà e quella della potenza di Dio. Proprio da qui derivano tre atteggiamenti caratteristici.
Oggi vediamo il primo e domenica prossima vedremo gli altri due.

1) La libertà:se ci sentiamo davvero servi inutili, allora siamo davvero liberi; non ci sentiamo schiacciati dal peso oggi insopportabile di dover rispondere a tutte le attese; alla fine uno fa quello che può ed è capace! Non c’è spazio, angoscia, affanno come di uno che pensa gli crolli il mondo addosso se non arriva a certi traguardi. “Disponibili a fare quanto sta in noi a riconoscere quanto ci sta ancora davanti” (Cardinal Martini).
Così ragionando terra a terra, ma non molto, si evita di pensare che ogni mezzo sia lecito pur di raggiungere un fine, si darà sempre la precedenza al bene comune e agli interessi generali e non particolari; si saprà coniugare e mediare un sano pragmatismo con una inalterata tensione ideale che ti aiuta a volare alto!

(segue...)

don Mauro

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Incontro del 18 settembre 2017

Di seguito il numero del Periodico parrocchiale INCONTRO n° 4 – settembre 2017

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Avvisi e calendario domenica 24 settembre 2017

IL SORRISO DELLE MAMME

Non c’è nessun documento ufficiale in cui si affermi il diritto alla gioia.
Eppure sembra chiaro che ogni persona che viene al mondo abbia questa fondamentale chiamata ad essere felice.Il Signore Gesù nella Pasqua ha invitato tutti quelli che ha incontrato dopo la sua resurrezione a non rattristarsi, a non avere sentimenti di sgomento o pessimismo.
La prima persona incontrata dopo la resurrezione è stata una donna: Maria Maddalena, e proprio a lei, che piangeva, Gesù ha ridato il sorriso e la speranza.
Capita troppo spesso di trovare persone tristi: specialmente mamme. I motivi più comuni, e quindi facilmente superabili, sono le crisi adolescenziali dei figli, gli insuccessi scolastici, l’attenuarsi della fede, le amicizie non condivise, gli innamoramenti precoci… Talvolta i motivi sono più gravi: il doppio carico di un’attività professionale, pesante come quella di un uomo, e un “ménage” famigliare gravoso, magari senza la collaborazione del marito: oppure un figlio completamente perduto, come idee o come moralità, o finito nei tentacoli della droga. La dignità della donna è un invito a tutti noi affinché ridoniamo soprattutto alle mamme, stressate, preoccupate e quindi non più sorridenti, non solo la loro grande dignità ma anche la possibilità di ritornare a sorridere.
Uno dei primi interventi educativi profondamente incisivi è il sorriso di una madre sulla culla di un bimbo. E l’uomo, che è perennemente un “grande bambino”, ha ancora sempre bisogno di vedere volti materni sorridenti. Alle mamme della nostra Comunità parrocchiale, che talvolta rivivono l’esperienza di Maria Addolorata ai piedi della croce, auguro di rivivere anche l’esperienza della Madonna sorridente, felice.
Per loro trascrivo queste “beatitudini per oggi” che ho trovato su una rivista scout:

“Beati quelli che sanno ridere di se stessi: non finiranno mai di divertirsi.
Beati quelli che sanno riposare e dormire senza trovare scuse: diventeranno saggi.
Beati quelli che sanno ascoltare e tacere: impareranno cose nuove.
Beati quelli che sono abbastanza intelligenti per non prendersi sul serio:
saranno apprezzati dai loro vicini.
Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri, senza sentirsi indispensabili:
saranno dispensatori di gioia.

Beati sarete voi se saprete guardare seriamente le cose piccole e tranquillamente le cose importanti: andrete lontano nella vita.
Beati voi che saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo:
il 
vostro cammino sarà pieno di sole.
Beati voi se saprete interpretare sempre con benevolenza gli atteggiamenti degli altri,
anche contro le apparenze: sarete presi per 
ingenui, ma questo è il prezzo della carità.
Beati quelli che pensano prima di agire, e che pregano prima di pensare:
eviteranno tante stupidaggini.
Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore in tutti coloro che vi incontrano:
avrete trovato la vera gioia e la vera sapienza.”

don Mauro

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Gruppo Giovani e Scuola della Parola

Tra poco ripartirà il Gruppo Giovani, la ricerca di Gesù, quel "fermarsi presso di Lui" per carpirne e capirne la bellezza.
Ha senso ri-partire con l'entusiamo di chi ha quantomeno intuito che vale la pena avere a che fare con Gesù, 
che davanti all'anno che ci attende possiamo davvero dire: "Vedrai che bello".
Gruppo Giovani

Avvisi e calendario domenica 17 settembre 2017

VITA FRATERNA 2

Il fondamento della Chiesa non può essere che l’esperienza viva di Gesù di Nazareth. In essa sono implicati tutti i sensi spirituali: udito, vista, tatto, sguardo contemplativo.

L’incontro con Gesù non è solo questione dell’anima. Possiamo incontrarlo con la totalità del nostro io, della nostra persona e, dunque, della nostra esperienza.

Il testo della prima lettera di Giovanni, poi, riporta il v.2, in una frase tra parentesi, una specie di nota: “La vita si manifestò infatti, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna che era presso il Padre e si manifestò a noi”. Ciò che Giovanni ha descritto in forma ascendente, della storia di Gesù fino alla Parola che dà la vita, poi lo riprende in un modo discendente. Perché nessuno sospetti che la Parola della vita intravista nella carne di Gesù sia una proiezione, una conquista dell’impegno, una produzione dell’ingegno umano. La fraternità ecclesiale deve riconoscere il fondamento del nostro essere insieme, il centro vivo e pulsante dell’esperienza ecclesiale, che è un esperienza ricevuta, di cui non siamo titolari, ma di cui siamo tutti discepoli. Ecco, allora, la caratteristica fondamentale della Chiesa.

La Chiesa c’è per dire e comunicare il Signore, bisogna sperimentare che si è nella Chiesa soprattutto per Lui e perché c’è Lui. Questa è la ragione radicale per cui noi possiamo essere una comunione fraterna, la Chiesa del Signore.

L’immagine di S. Paolo della Chiesa come “corpo” di Cristo esprime bene questo: il corpo è il segno reale della persona, dice e comunica l’io interiore ad altri e gli altri entrano in comunione con l’io personale mediante il corpo.

Così la Chiesa dice e dona Cristo, è Chiesa perché comunica Lui agli uomini e gli uomini vedono e ascoltano Cristo nello specchio e nell’eco della Chiesa.

L’altra immagine del corpo, come insieme di membra organicamente strutturate, dice che la Chiesa è corpo, anche perché forma un organismo articolato. La metafora del corpo, però prima di dire ciò che ci distingue nella Chiesa (le diverse membra dell’unico organismo), dice ciò che unisce (il corpo come segno per gli altri). Questo è il dono per tutti e il compito di ciascuno: essere segno reale di Cristo per gli uomini, per la vita del mondo.

Oggi la Giornata per il Seminario. “Alzati, và e non temere!” un titolo provocatorio che riprende l’invito più volte rivolto da Gesù e che riassume il significato dell’intero cammino della Chiesa. E’ il Signore che invita la nostra Chiesa a non sedersi, a non rimanere frastornata e imbambolata o impaurita in mezzo alle vicende del mondo. La nostra Chiesa sta ricevendo una nuova chiamata a seguire Gesù senza paura; Lui ha un progetto di bene, di amore e di pace per ciascuno di noi. In modo particolare i giovani sono invitati a non essere rassegnati, sconcertati, scoraggiati, ma a percepire che c’è qualcuno che da sempre ha il desiderio di far conoscere il suo progetto d’amore sulla loro vita; c’è il Signore Gesù che ha seminato nel loro cuore una vocazione, quel modo unico e originale di essere uomo e cristiano nella Chiesa e nel mondo.

don Mauro

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Stagione artistica 2017/2018: date e spettacoli

Quest'anno il Teatro Nuovo compie 20 anni e con lo stesso entusiasmo e passione dei primi anni, propone una nuova stagione artistica!
Di seguito trovate tutti gli spettacoli. Per avere maggiori informazioni cliccate sul titolo dell'opera che vi interessa.
Ricordiamo che sarà possibile acquistare gli abbonamenti da giovedì 12 a giovedì 26 ottobre. Per saperne di più, consultate la pagina biglietteria della sezione informazioni.

SABATO 28 OTTOBRE 2017 ore 21
CONCERTO GOSPEL
PRAISE THE LORD CHOIR
Direttore Marco Augusti

SABATO 4 NOVEMBRE 2017 ore 21
ALADIN: il musical
Associazione culturale teatrale DIVERTIRSI PER DIVERTIRE

Regia di Sara Bondioni

SABATO 18 NOVEMBRE 2017 ore 21
NON SPARATE SUL POSTINO
Associazione culturale teatrale ALTA TENSIONE
Regia di Mimma Salvadego

SABATO 2 DICEMBRE 2017  ore 21
NON TI PAGO
Commedia di Eduardo De Filippo
COMPAGNIA FILODRAMMATICA GALLARATESE
Regia di Giovanni Melchiori

SABATO 16 DICEMBRE 2017 ore 21
IL PIPISTRELLO: balletto classico
COMPAGNIA IL RAMO
Musiche di Johann Strauss
Regia di Sabrina Pedrazzini e Adeline Souletie

SABATO 20 GENNAIO 2018 ore 21
UN CRISTIANO: don Giovanni Fornasini a Monte Sole
Opera scritta e interpretata da Alessandro Berti

LO SPETTACOLO SI TERRÀ PRESSO IL CENTRO PARROCCHIALE PAOLO VI
Via Bachelet, 9 - Gallarate (VA)


SABATO 3 FEBBRAIO 2018 ore 21

L'AVARO
Compagnia teatrale LA MARMOTTA
Regia di Francesco Giuffrida

SABATO 24 FEBBRAIO 2018 ore 21
MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI
Con Christian Di Domenico
Regia di Andre Brunello

SABATO 3 MARZO 2018 ore 21
NATALE IN CASA CUPIELLO
Commedia di Eduardo De Filippo
Compagnia teatrale IL SOCCO E LA MASCHERA
Regia di Vincenzo La Camera

SABATO 17 MARZO 2018 ore 21
...ADESS FEMM I CUNT
Commedia brillante in dialetto milanese
COMPAGNIA DEI GIOVANI
Regia di Maria Teresa Menegotti

 

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